Tennis

Yannick Noah, l'ultimo francese a conquistare il Roland Garros

Il transalpino si impose a Parigi nel 1983 e quest’anno si festeggiano i quarant’anni della sua impresa – Claudio Mezzadri: «Un giocatore d’altri tempi, poi cantante e capitano di Davis. Un uomo vero e sincero, più che mai attuale»
© REUTERS/SERGE PHILIPPOT
Raffaele Soldati
25.05.2023 06:00

Quarant’anni fa - correva l’anno 1983 - Yannick Noah vinse il Roland Garros. Fu l’ultimo francese a conquistare una vittoria nelle prove del Grande Slam. Un’impresa che alla Porte d’Auteuil amano ricordare. Un exploit realizzato da un «Enfant du Pays» molto particolare, noto per la sua onestà sportiva e intellettuale. «Un giocatore d’altri tempi, eppure più che mai attuale» dice Claudio Mezzadri. E poi aggiunge: «Un tennista mai banale. Nella vita come nel tennis. Un personaggio vero e sincero, come raramente capita di incontrare».

Claudio ha ricordi vivissimi di Yannick, classe 1960, che salì fino al terzo posto della classifica mondiale. «Vinse a Roma, ma il suo capolavoro lo realizzò al Roland Garros. Ricordo che lo affrontai a Basilea nel 1988 in un primo turno del gruppo mondiale di Coppa Davis. Un’ultima ed ininfluente partita nella quale gli strappai un set. Loro vinsero 4-1. Ma questo è un dettaglio».

Mezzadri ci tiene a sottolineare quanto fosse istrione Yannick Noah, che aveva scelto il tennis, allora sport di bianchi, e che spesso giocava sul filo dell’ironia sul colore della sua pelle. Un padre di origini camerunesi - Zacharie è stato un ottimo giocatore nel campionato francese di calcio - e un figlio, Joakim, che aveva scelto la via del basket per approdare con successo al campionato NBA. «Ripeto - dice Mezzadri - Yannick è ancora oggi uno dei personaggi più veri e sinceri che mi è capitato di incontrare. Mi commuovo ogni volta che mi abbraccia quando ci incontriamo in qualche torneo del Grande Slam. Ripenso a quegli anni e, inevitabilmente, al tempo che passa. Dire che Yannick fosse un’icona non è esagerato. Lo era davvero. Aveva impressionanti doti acrobatiche e nessun pelo sulla lingua. Diceva quello che pensava, con schiettezza e sensibilità. Era, per certi aspetti, l’erede dello statunitense Arthur Ashe. Quando era il caso di esprimersi su tematiche razziali non si tirava mai indietro. Serio e ironico nello stesso tempo. Dopo colpi straordinari, soprattutto nelle esibizioni, disse ad alta voce ‘Dieu est noir’ (Dio è nero). E tutti noi ad applaudirlo».

Dal campo al canto

Dopo averlo apprezzato nel tennis, un mondo che alla fine cominciava a stargli stretto, molti lo hanno ammirato come cantante. Anche in questo contesto ha raggiunto alti livelli e scalato classifiche. Non solo quelle del gradimento. Finita la carriera di giocatore aveva offerto il suo contributo come capitano di Davis e sotto la sua guida la Francia conquistò tre dei suoi dieci titoli. Nella finale di Lilla del 2014, quella vinta da Federer, Wawrinka e compagni, Yannick era ormai diventato un semplice spettatore, che però continuava ad esprimere il suo pensiero. Della nuova Davis, quella ripensata e ristrutturata, Noah ha detto peste e corna. E con molte ragioni».

L’ultimo transalpino andato vicino a un grande titolo è stato Jo-Wilfried Tsonga, che per molte ragioni sembrava essere l’erede naturale, il più vicino alle caratteristiche di Noah
Claudio Mezzadri

Da Yannick a Tsonga

Dopo Noah, pochi francesi erano andati vicini al successo nelle prove del Grande Slam. «È vero - prosegue il commentatore RSI, ex giocatore e capitano elvetico di Coppa Davis - . Nel 1988 Henri Leconte raggiunse la finale al Roland Garros, ma si arrese a Wilander. Cédric Pioline ci provò due volte: perse all’ultimo atto dello US Open nel 1993 e nella finale di Wimbledon nel 1997. Nel 2001 fu il turno di Arnaud Clément, che si inchinò ad Agassi all’Australian Open di Melbourne. L’ultimo transalpino andato vicino a un grande titolo è stato Jo-Wilfried Tsonga, che per molte ragioni sembrava essere l’erede naturale, il più vicino alle caratteristiche di Noah. Il transalpino fu battuto da Djokovic a Melbourne nel 2008».

Buone scuole, tanti giocatori

Alla Francia bisogna dare atto che in tempi recenti ha prodotto pochi fenomeni, ma diversi buoni giocatori del circuito. «I transalpini hanno sempre avuto ottime scuole tennistiche e gli ex giocatori si sono spesso impegnati a supportare la federazione».

Chi sarà il prossimo francese a firmare una prova maggiore. O, meglio ancora, a vincere al Roland Garros? «Temo che ci vorrà un po’ di tempo. Mi auguro però che non passino altri quarant’’anni. Questo non è certo uno dei periodi più brillanti per la Francia nel tennis». I meglio piazzati nel ranking mondiale sono attualmente Ugo Humbert (ATP 39), Adrian Mannarino (ATP 45) e il veterano Richard Gasquet (ATP 50).