L’intervista

Teresa Moor a caccia di emozioni: «Voglio adrenalina»

La ticinese parteciperà agli Europei juniores di concorso completo in programma fra pochi giorni in Olanda
Teresa Moor assieme al suo cavallo. (Foto Zocchetti)
Raffaele Soldati
04.07.2019 06:00

La passione per l’equitazione è una questione genetica? Possibile. Anzi, sicuro, almeno se pensiamo alla famiglia Moor. C’è nonno Silvio, appassionato degli attacchi. C’è papà Michele, colonnello nell’esercito. E adesso c’è anche la giovanissima Teresa, che ha ottenuto la qualificazione per gli Europei juniores di concorso completo. Non ancora 18.enne, l’amazzone di Cureglia difenderà i colori rossocrociati che si terranno a Maarsberg, in Olanda, dall’11 al 14 luglio. «Per me è un grande onore poter rappresentare la Svizzera a questo appuntamento» dice entusiasta. «È stata una lunga rincorsa. Il premio è arrivato nel concorso di Rocca di Papa, vicino a Roma».

Perché hai deciso di dedicarti con tanto impegno al concorso completo?

«Dirò innanzitutto che l’amore per i cavalli è il punto di partenza, il primo tassello in assoluto. Penso di avere ereditato la passione da mio padre e, prima ancora, da mio nonno. Ho anche una sorella (Caterina, 20 anni) e un fratello (Francesco, 13 anni) che pure condividono questo hobby, anche se con altri obiettivi. La mamma, Caroline, mi segue con molto interesse. Ma a volte, soprattutto nelle gare di cross, non può nascondere che ha un po’ paura».

Quando sei salita in sella per la prima volta?

«Ero ancora una bambina. Tra l’altro, il pony con cui ho iniziato c’è ancora (e intanto ci mostra il suo box vicino a quello dei cavalli, ndr). Ha vent’anni ed è in piena salute. Crescendo, la mia passione si è rafforzata e con essa anche la volontà di impegnarmi a livello agonistico, però con i cavalli. Adesso ne ho due, quello con il quale mi sono qualificata per gli Europei di Maarsberg è un castrone olandese di 15 anni e si chiama, ironia del destino, The Dutch Horse. Ho inoltre una femmina, più giovane (9 anni), Altalena de Coco, che dovrebbe essere il cavallo del mio futuro».

Ci spieghi perché la scelta del concorso completo?

«Mi piace variare le discipline. Poi ho un po’ l’allergia per la monotonia. Dressage, salto ostacoli e cross mi offrono una bella gamma di emozioni diverse. Non posso dire di avere delle preferenze, anche se il cross è senza dubbio il valore aggiunto. È la specialità che più delle altre mi fa salire l’adrenalina».

Dove svolgi gli allenamenti e quali sono le località nelle quali svolgi le competizioni?

«Il mio punto di riferimento è Casorate Sempione, vicino a Malpensa. Per le gare, soprattutto in primavera e in autunno, devo affrontare trasferte non sempre agevoli. Ma, per mia fortuna, ho il sostegno incondizionato di mio padre, che mi segue anche nelle trasferte più lunghe, ad esempio in Germania».

Immaginavamo che il tuo punto di riferimento fosse proprio papà Michele.

«Certo, senza di lui per me sarebbe impossibile affrontare il completo. Non parlo solo dei costi per il mantenimento dei cavalli, ma di tutto quello che ruota attorno a una scelta come quella che ho fatto sul piano agonistico. Poi abbiamo la grande fortuna di avere una scuderia familiare a Cureglia, in pratica a due passi da casa.».

Ci sono altre persone alle quali devi la tua maturazione sportiva?

«Elencarle tutte è difficile, però ve ne sono alcune che hanno sicuramente avuto un ruolo importante per la mia crescita. Penso all’istruttore Derek Frank, di Losone, dove ho svolto dei corsi estivi. Oppure a Carlo Pfyffer, con il suo centro a Taverne. Oltre a mio padre e allo staff della nostra scuderia, un grosso ringraziamento lo devo anche a Tiziana Realini, che da diversi anni è a Berna e che disputa ancora competizioni di alto livello. Parlo naturalmente di concorsi a quattro stelle».

Come riesci a conciliare studio e competizioni a cavallo?

«Finora mi sono organizzata piuttosto bene, nel senso che sono arrivata all’ultimo anno del liceo scientifico all’Istituto Elvetico. L’anno prossimo ci sarà la maturità. Mi auguro di proseguire gli studi senza intoppi e nel contempo di potermi dedicare con la stessa intensità all’attività agonistica».

I tuoi progetti per il futuro?

«Conclusa la maturità, mi presenterò al reclutamento. Innanzitutto, vorrei svolgere il militare, come fanno gran parte dei ragazzi dopo i 18 anni. Quanto al futuro ho da diverso tempo un pallino in testa, quello di iscrivermi alla scuola di polizia».

Torniamo agli Europei, che inizieranno tra pochi giorni. Come ti senti ad essere l’unica ticinese della squadra juniores?

«Nessun problema. Faccio parte di un team di sei elementi e siamo tutti affiatati. Oltre a noi la Svizzera presenta anche due young riders».