Thorpe: "Ho vinto tutto, ma ho sofferto"

Il campione australiano si racconta tra trionfi, depressione e la vita in Ticino
Flavio Viglezio
21.06.2013 07:57

LUGANO - In Australia è un idolo. Di più, una vera e propria leggenda vivente che travalica i confini dello sport. Merito ovviamente delle cinque medaglie d?oro olimpiche (tra Sydney 2000 e Atene 2004) e degli undici titoli mondiali – tanto per citare i titoli più importanti – conquistati da Ian Thorpe nella sua straordinaria carriera. La «Torpedine» – questo il suo soprannome – è stato uno degli atleti più osannati della sua generazione. Dietro ai lustrini e alle paillettes del successo si nasconde però un uomo estremamente sensibile, educato e alla mano. Una persona che ha dovuto combattere per anni contro una grave forma di depressione tanto da pensare più volte al suicidio, che ha rischiato la vita nell?attentato alle Torri gemelle dell?11 settembre e che si impegna con la sua fondazione in favore dell?integrazione dei bambini aborigeni nel suo paese. Thorpe oggi vive e si allena in Ticino: lo abbiamo incontrato ieri a Lugano, al termine di un evento commerciale.Ian Thorpe ormai è diventato mezzo ticinese...«Non esageriamo (ride...). Ho deciso di trascorre qui qualche anno della mia vita e ne sono molto felice. È una bella esperienza vivere in un altro paese, oltretutto non anglofono. Ho l?opportunità di imparare una nuova lingua: per ora me la cavo nelle situazioni di tutti i giorni. Le condizioni di allenamento sono ottimali e poi il Ticino mi piace perché è un posto tranquillo: vivo in un piccolo villaggio, la gente ti saluta ma al tempo stesso è molto rispettosa della privacy. Mi piace comunque fermarmi a scambiare due parole con chi incontro per strada».Facciamo un tuffo... nel passato. È vero che da ragazzino Ian Thorpe era allergico al cloro delle piscine?«È verissimo! Strano, vero? Io ho iniziato a nuotare un po? per caso: andavo a seguire gli allenamenti di mia sorella, ma mi annoiavo, così a sette o otto anni ho preso le mie prime lezioni. Dopo qualche tempo cominciai ad ammalarmi un po? troppo spesso: feci dei test e i medici scoprirono che in effetti avevo un?allergia al cloro. In più mi beccavo sovente dei raffreddamenti. Il dottore disse a mia madre che, se volevo diventare un campione di nuoto, una piccola operazione alle adenoidi mi avrebbe aiutato. La mamma non mi disse mai nulla: non credeva che avessi le qualità per emergere... Io, invece, ho subito iniziato a sognare l?oro olimpico: quando ho vinto il mio primo titolo ai Giochi, l?emozione è stata indescrivibile».

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