Calcio

Tra dubbi e certezze

Questo pomeriggio Marocco e Spagna si affrontano per un posto nei quarti - Marcos Senna: «Si prospetta una partita dura» - Mustapha El Haddaoui: «Ci sono le condizioni per entrare nella storia»
La gioia del Marocco, e del suo allenatore Walid Regragui, dopo la qualificazione agli ottavi di finale. © AP/NATACHA PISARENKO
Maddalena Buila
06.12.2022 06:00

Marocco contro Spagna. Penultima sfida degli ottavi del Mondiale. Un confronto che mette in palio un posto nei quarti e che ha già fatto alzare parecchio le antenne della polizia spagnola, in allerta considerato il rischio di scontri e vandalismo. Qualora fosse la compagine di Walid Regragui ad imporsi, la selezione nordafricana entrerebbe di fatto nella storia. Gli uomini di Luis Enrique, invece, scenderanno in campo per provare a ripetere l’impresa del 2010. Quattro anni prima, nel 2006 in Germania, le Furie Rosse uscirono invece proprio agli ottavi. Da lì in poi, però, dominarono la scena calcistica. Campioni europei nel 2008, mondiali nel 2010 e di nuovo sul tetto del Vecchio continente nel 2012. Uno dei protagonisti del successo iberico nel 2008, inserito in una rosa da capogiro - Puyol, Ramos, Xavi, Iniesta, Villa, giusto per citarne alcuni -, fu Marcos Senna. «Già, con questa formazione ci siamo presentati all’Europeo austro-svizzero, da cui siamo usciti vincitori - ricorda il 46.enne -. Per me è stata un’emozione incredibile. Sicuramente il momento più bello della mia carriera». Nell’anno del successo mondiale, invece, Senna non era tra i convocati di del Bosque. Era però presente nel 2006, in Germania. «E tanti dei miei ricordi più belli con la maglia della Nazionale sono proprio legati a quest’esperienza. Poter partecipare a una Coppa del Mondo è qualcosa di semplicemente unico. Non lo dimenticherò mai».

Un cuore diviso a metà

Senna è nato e cresciuto in Brasile, nella periferia di Sao Paolo, insieme alla famiglia, molto povera. Non visse un’infanzia particolarmente felice e si trasferirì in Spagna poco dopo i vent’anni. Nel calcio - quello brasiliano prima e soprattutto quello spagnolo poi - ha però trovato il suo spazio. Riuscendo a salire su su, fino a raggiungere la nazionale spagnola. Dal 2002 al 2013 ha vestito la maglia del Villarreal. Undici lunghi anni che il club iberico gli ha riconosciuto intitolandogli una delle porte d’ingresso dello Stadio Madrigal. «Puerta Marcos Senna», la scritta in suo onore. E oggi, il 46.enne di Sao Paolo, fa ancora parte della realtà di questo club, in qualità di direttore delle relazioni istituzionali. Un’esistenza, quella di Senna, vissuta appunto tra due Paesi. «Ma con entrambi ho un ottimo rapporto», tiene subito a specificare l’ex centrocampista. Il quale ha però deciso, anni fa, di difendere i colori iberici. «Una scelta in realtà molto semplice - spiega -. La Spagna mi ha offerto delle opportunità che il Brasile non mi ha dato. Nonostante questo, ripeto, sono però equamente legato ad ambedue le Nazioni». Un cuore, dunque, diviso a metà. Che in questi giorni batte sia per i verdeoro sia per le Furie Rosse. «Sto seguendo tutti i match che posso. Sulla Spagna che dire… beh, è partita alla grande, poi, purtroppo, è andata in decrescendo. Spero torni sui suoi migliori livelli già a partire da questo pomeriggio, per una partita che si prospetta molto dura». Anche considerato che Spagna e Marocco, al di fuori del campo di gioco, le relazioni non sono particolarmente rosee. «È vero - conferma Senna -, d’altronde la politica troverà sempre il modo di far parte del mondo del pallone. Il compito dei giocatori è quello di dimostrarsi capaci di estraniarsi da ciò che accade al di là del rettangolo verde».

36 anni dopo

Dopotutto è sul campo che si decreterà chi strapperà il biglietto per i quarti. Se la compagine di Regragui centrasse l’obiettivo, dicevamo, entrerebbe nella storia. Il Marocco, una mezza impresa, l’ha comunque già realizzata. L’ultima, e unica, volta che i Leoni dell’Atlante centrarono la fase a eliminazione diretta risale infatti a 36 anni fa. A Messico 1986. Quando i loro sogni vennero infranti agli ottavi da una tremenda punizione che Lothar Matthäus tirò fuori dal cilindro al minuto 88. «Ciononostante, i momenti più belli della mia carriera risalgono proprio a quel Mondiale - racconta sorridendo Mustapha El Haddaoui, ex centrocampista del Marocco -. Si è trattato di un exploit, per una Nazionale come la nostra. Sarei però disposto a sacrificare la fama del nostro storico ottavo se in palio ci fosse un’impresa marocchina questo pomeriggio (ride, ndr). Il gruppo che partecipò all’edizione del 1986 era particolarmente bello e coeso, i giocatori erano tutti al top della loro maturità. Il Marocco che è volato in Qatar è invece composto da tanti giovani, convocati per la prima volta. Parecchi di loro militano in club europei prestigiosi e hanno un potenziale enorme. 36 anni fa eravamo inseriti in un girone con Polonia, Portogallo e Inghilterra. Siamo riusciti nell’exploit perché nessuno si aspettava niente da noi. Quest’anno invece il Marocco si è presentato con una forte squadra, non totalmente una sorpresa. C’è grande complicità tra i giocatori, credo sia questa la loro forza. Hanno tutti i mezzi per entrare nella storia». El Haddaoui al momento si trova proprio in Qatar. Ha dunque avuto modo di osservare attentamente le varie selezioni. Di conseguenza si è fatto un’idea precisa dell’avversario del Marocco. «Trovo che la Spagna di oggi sia l’immagine del Barcellona. Ha sorpreso tutti con il 7-0 rifilato al Costa Rica, poi però ha mostrato dei limiti. Le Furie Rosse hanno sicuramente grandissimi giocatori, ma puntano troppo sui singoli. Il Marocco invece è un gruppo ben organizzato e coeso. Sarà dura per entrambi, ma forse lo sarà maggiormente per gli spagnoli».

Soltanto l’Education City Stadium darà risposte definitive. Per ora il resto rimane nel limbo delle ipotesi e delle supposizioni. Ciò che invece è certo, e non potevamo esimerci dal ricordarglielo, è che Mustapha El Haddaoui ha vestito per due anni la maglia del Losanna. «E serbo dei bellissimi ricordi di quel periodo. La Svizzera mi è piaciuta molto. Il gruppo era buono e stimavo particolarmente l’allenatore. Coi vodesi ho inoltre realizzato tanti gol, cosa che mi ha permesso di entrare nel campionato francese».

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