Atletica

Tutte le cifre del maratoneta: «Il mio amore per la corsa»

Luca Foglia ha definitivamente detto basta alle competizioni, adesso sgambetta per hobby - Lo sprinter Pietro Mennea un giorno gli disse: «Se non dovessi ricordare qualche tempo, ora so a chi rivolgermi»
Nella sua vita, tra gare e allenamenti, Luca Foglia ha percorso oltre 300.000 chilometri. © CdT/Chiara Zocchetti
Raffaele Soldati
02.01.2023 06:00

Luca Foglia non ha ancora smesso di correre. Ma alle gare stavolta ha detto basta. Aveva provato a fermarsi già nel 2017, salvo poi ricredersi. Decise di proseguire ancora un po’. Altri cinque anni. Il maratoneta pensava che non fosse ancora giunto il momento di lasciare. La passione era troppo grande.

I numeri o le cifre sono un pallino di Luca Foglia. Tutto è schedato nella sua mente. «Però la memoria - dice - si aiuta anche con fogli e taccuini. «I miei sessant’anni - prosegue il maratoneta locarnese - possono essere riassunti così, con due sole parole: tre carriere. Meglio, tre fasi della mia vita: dai 13 ai 19 anni, dai 20 ai 39 e infine dai 40 ad oggi». Tutto era iniziato grazie a suo padre. «Lui è stato il mio primo mito. Era stato sei volte campione ticinese nel lancio del martello. Parlo degli anni Cinquanta dello scorso secolo. Ancora oggi gli appassionati di atletica lo ricordano come il primo nel cantone a superare i 40 metri».

Le lunghe distanze

Però Luca Foglia aveva scelto la corsa. «È vero - sottolinea -. Avevo iniziato con gli 800 metri per arrivare in un secondo tempo ai 25 km. Ed è su questa distanza che a 19 anni, ad Aarau, conquistai la mia prima medaglia ai campionati nazionali. Era un argento».

Luca aveva capito molto presto che il suo destino si sarebbe legato alle lunghe distanze: «Nel 1984, a 22 anni, mi imposi nella mezzamaratona a Tenero (21,097 km). Terminai in 1.10’ netti. Per la prima volta ricevetti il materiale dalla Nike. Scarpe con l’aria, ideali per l’ammortizzazione. Mi sembrava di volare. Correre diventava quasi facile, almeno in apparenza».

Il legame con il GAB

Nel 1982 era entrato nel GAB. E, proprio a Bellinzona, migliorò il primato ticinese in pista sui 20 km: 1.05’21’’. Però l’anno d’oro di Luca Foglia era stato il 1985: «Ai campionati nazionali disputati a Ginevra conclusi la gara in 30’52’’39. Per soli 11 centesimi non riuscii a superare il record ticinese sui 10.000 m in pista. Un primato che apparteneva a Bruno Lanini. Nel mese di ottobre, in una sola gara, realizzai tre record: quello dell’ora in pista (18.796 metri, primato ancora attuale), quello dei 20 km (1.04’07’’) e quello dei 25 km in pista (1.21’05’’). Riuscii a superare Daniele Delcò».

Sempre in quel per lui fortunato 1985, Luca affrontò a Tenero la sua prima maratona, valida per il campionato svizzero: «Mi classificai al nono posto assoluto in 2.24’38’’. E una volta ancora cadde il primato di Delcò».

Selezionato in Nazionale

Nel 1986, a 24 anni, Foglia fu selezionato per la prima volta con la Nazionale: «A Ginevra arrivai sesto con il tempo di 2.23’’58. Ricordo che si impose un sovietico. Per me si era trattato di un nuovo primato. Quelli erano gli anni in cui avevo iniziato a conoscere grossi personaggi della corsa. Mi impressionò in particolare il rigore degli atleti di spicco di quella che allora si chiamava Deutsche Demokratische Republik (DDR). Un regime durissimo. La vita privata degli atleti era praticamente inesistente».

Nel 1987, in Olanda, terminò i 25 km in 1.19’14’’. Un nuovo record rossoblù. Dalla prima maratona, corsa a Tenero nel 1985, ad oggi, Foglia ne ha portate a termine 48. «È vero - precisa immediatamente -, 47 delle quali sotto le tre ore. E di questo sono orgoglioso».

Tre maratone a New York

Per certi aspetti le corse di Luca Foglia ci ricordano un po’ quelle di Forrest Gump, simpatico protagonista di un film drammatico che ha percorso trent’anni di vita negli Stati Uniti d’America. Tra allenamenti (in pianura o in altura) e competizioni, il locarnese dice di aver percorso oltre 300.000 km. La passione, si può dire, lo ha portato lontano. E lui si è tolto la soddisfazione di partecipare anche a tre edizioni della maratona di New York: «Sì - sottolinea -, affrontai la prima nel 1987. Ci tornai nel 1992 e poi ancora nel 2000. Sono fiero di poter affermare che in ognuna di queste occasioni ero stato il migliore dei concorrenti elvetici».

Gli azzurri nel cuore

Ma chi ha contribuito alla realizzazione dei grandi progressi di Luca Foglia? «Devo un grande tributo alla Federazione italiana - risponde -, in particolare a due personaggi notevoli come i professori Gigliotti e Canova. Dal 1992 al 1995 collaborai con lo staff degli azzurri. Ebbi anche modo di apprezzare come si lavorava al centro CONI di Tirrenia, tra Livorno e Pisa. Di quei tempi mi è rimasta impressa nella mente una frase con la quale mi avevano ben definito: “Hai il motore di una 500 spinto come quello di una Porsche”. Penso che in questa affermazione ci fosse qualcosa di vero. Io ho costruito tutto soltanto con la forza di volontà». E così arrivò anche il primato ticinese della maratona (2.18’13’’), che resiste tuttora».

E veniamo allora all’ultima fase della carriera di Foglia, quella caratterizzata dalle competizioni nella categoria Master dal 2002 ad oggi: «Proprio nel 2002 decisi di smettere di correre dopo la Media Blenio. Era l’epoca di keniani ed etiopi di alto rango, come Tergat e Grebreselassie. Dentro di me avvertii però che non era ancora arrivato il momento di smettere completamente. Nella categoria Master mi si aprì un nuovo universo».

I diari dell’atleta

Nei diari che Foglia ha conservato e che potrebbero presto confluire in un libro, figurano tanti nomi eccellenti. Quali i personaggi che più hanno colpito il maratoneta locarnese? «È difficile operare una selezione. Dico tre nomi, Gianni Poli, Robert De Castella e Stefan Freigang. Il primo vinse la Maratona di New York nel 1986. Il secondo, australiano di origini svizzere, mi impressionò ai Mondiali di Roma del 1987. Freigang, dell’ex Germania Orientale, arrivò terzo alle Olimpiadi di Barcellona nel 1992. Ma vorrei dire grazie anche a Silva, la compagna della mia vita. Poi ci sono i miei allenatori: Paolo Ianche, Mario Foletti e Luigi Nonella. E non posso certo dimenticare Carlo Vittori, con cui ho lavorato nel 1994. E, infine, ci sono tre amici che mi hanno aiutato moltissimo: Omar Marzorati (terapista e kiniesiologo), Stefano Canicattì (terapista sportivo) e Orlando Bernasconi (sostenitore)».

Alla fine Foglia ha però anche un ricordo affettuoso nei confronti di Pietro Mennea, che con la maratona ha avuto poco a che fare. «Con Mennea - conclude - ero stato a cena quando era venuto a Locarno per presentare la sua vita da sprinter. Tra noi ci fu subito un grande feeling. Ricordo che mi salutò dicendomi: “Luca, se un giorno per caso non dovessi ricordare qualche tempo, ora so a chi rivolgermi. Ti chiamerò per telefono”»