Il ricordo

Uli Stielike: «Imitare Beckenbauer avrebbe significato fallire»

L'ex giocatore e allenatore tedesco traccia un ritratto del Kaiser per il Corriere del Ticino - «Con Franz ho giocato il mio primo match in nazionale e quello del suo addio: il calcio ha perso il suo artista»
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Massimo Solari
08.01.2024 20:30

«È una bruttissima notizia. Uno choc». Uli Stielike fatica a trovare le parole giuste. Ci vuole qualche minuto e un paio di frasi di circostanza. Poi l’ex calciatore e allenatore tedesco, vicecampione del mondo nel 1982 e selezionatore della Nazionale svizzera tra il 1989 e il 1991, dipinge il suo ritratto di Franz Beckenbauer per il Corriere del Ticino. «Da qualche anno, oramai, si sapeva delle sue condizioni di salute precarie. A 78 anni, però, ci ha lasciati troppo presto. Tutto è andato veloce. Troppo veloce. Per questo il suo decesso è scioccante».

In campo, la generazione di Stielike ha seguito quella del Kaiser. «Ma le nostre strade hanno comunque trovato il modo d’intrecciarsi. E anche significativamente» sottolinea Stielike, nato nove anni dopo Beckenbauer. «Il primo ricordo che ci lega risale proprio al mio esordio con la Germania Ovest. Correva il 1975 ed entrambi disputammo un’amichevole contro l'Austria. Beckenbauer giocava da libero. Io venni schierato davanti a lui, a centrocampo. A metà tempo, però, Franz si fece male. E il ct dell'epoca - Helmut Schön - mi spostò nella sua posizione. Potete capire la pressione e il peso della responsabilità. Non avevo nemmeno 21 anni. Per fortuna vincemmo 2-0».

Beckenbauer - campione del mondo con la fascia da capitano al braccio nel 1974 - vestì per l’ultima volta la maglia della nazionale nel 1977. «Un’altra amichevole, al Parc des Princes di Parigi, contro la Francia. E di nuovo con Franz piazzato alle mie spalle» rammenta Stielike. Che per i 22 mesi successivi non venne più convocato a causa del trasferimento al Real Madrid. Poco male, perché poi arrivarono l’Europeo vinto nel 1980 e il Mundial del 1982, con la finalissima persa contro l’Italia.

«Il destino - indica Stielike - volle però che ritrovassi Beckenbauer in un'altra occasione speciale. Il mio ultimo match in Nazionale, un'amichevole contro l'Argentina andata in scena a Düsseldorf il 12 settembre del 1984, fu anche la prima di Franz da commissario tecnico». 

Beckenbauer aveva uno stile e un'eleganza unici al mondo. La sua facilità nel gestire la sfera, così come nel passaggio, erano eccezionali
Uli Stielike, 42 presenze con la maglia della Germania Ovest

Uli Stielike, insomma, conobbe la leggenda del calcio tedesco in due delle sue migliori vesti. «E, in entrambi i ruoli, ho il ricordo di un personaggio rispettatissimo. D’altronde, a fronte di tutti i successi ottenuti in carriera. Parliamo del miglior giocatore, del capitano, di una stella del Bayern Monaco. Una figura amata e riconosciuta sia dai tifosi, sia dalla popolazione tedesca». E da calciatore, considerati le posizioni in campo simili, cosa ha imparato Stielike da Franz Beckenbauer? «La domanda è sbagliata nel principio. Perché Beckenbauer aveva uno stile e un’eleganza uniche al mondo. La sua facilità nel gestire la sfera, così come nel passaggio, erano eccezionali. E tentare anche solo d’imitarle avrebbe significato fallire miseramente».

Già, il mondo del calcio ha perso tutto questo. Tutta questa bellezza. «Il calcio mondiale - conclude Uli Stielike - ha perso il suo artista. Ed è curioso, perché in campo Franz Beckenbauer ha rappresentato l’immagine opposta del duro lavoratore e, di riflesso, dell’idea che si poteva avere della Germania».

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