Un oro che ha toccato i cuori, «è stato davvero speciale»

La Svizzera ha scritto una storia bellissima nell’album dei ricordi dell’unihockey e dello sport a tinte rossocrociate. Dopo 20 anni di attesa, le donne elvetiche si sono nuovamente regalate l’oro mondiale. Sì, non c’è nessuno più forte della nostra nazionale femminile. Tetto del globo conquistato dopo un percorso bellissimo, quello inscenato in Repubblica Ceca. Le emozioni erano già salite a livelli siderali dopo l’insperata vittoria contro le pluricampionesse del mondo della Svezia. Poi è arrivata anche la ciliegina sulla torta, la felicità più grande. Sconfiggere pure le padrone di casa e tornare in patria con il metallo più prezioso al collo. Le rossocrociate sono atterrate all’aeroporto di Zurigo Kloten ieri pomeriggio, venendo accolte da una discreta folla. Sì, hanno fatto battere il cuore a tanta gente, con la loro impresa coronatasi a Ostrava. «Devo essere sincero - racconta l’allenatore di Ticino Unihockey nonché assistente allenatore della Svizzera U19 maschile Luca Tomatis -: pur avendo vissuto tante emozioni nel mondo dell’unihockey, la semifinale e la finale di questa Coppa del mondo sono state davvero speciali, giocate con un’energia e un’attitudine eccezionali. Molti sport avrebbero da imparare da ciò che si è visto, uno spettacolo a tutto tondo. Consiglio a tutti di guardare gli ultimi minuti della finale e ciò che è successo dopo. La portiera svizzera prende in braccio la giocatrice ceca per accompagnarla sul palco per la premiazione. Poi le rossocrociate cantano l’inno a squarciagola. Scene che ormai si vedono raramente in altri sport. L’unihockey è uno sport sano, e questo Mondiale è stato qualcosa di davvero speciale».
Come una favola
Le elvetiche sono tornate in patria qualche ora dopo aver giocato la loro finale. Chissà se qualche giocatrice avrà già avuto modo di capacitarsi di quanto ha realizzato la squadra svizzera. Dopo il match contro la Cechia, era la più assoluta incredibilità a farla da padrone. Chiara Gredig aveva riassunto così lo stato d’animo del gruppo, subito dopo aver conquistato il titolo di campionesse del mondo: «Mi sento solo male. Non riesco a crederci. Probabilmente ci vorranno settimane prima di realizzare ciò che abbiamo appena raggiunto. Sono semplicemente grata di poter vivere tutto questo. È una favola».
E in effetti di favola si è trattato. Solo due anni fa, all’ultimo Mondiale a Singapore, le svizzere avevano dovuto accontentarsi di un amarissimo quarto posto, sconfitte proprio dalle ceche nella finale per il bronzo.
Un movimento che sta bene
Un oro conquistato anche grazie a tanta sofferenza e spirito di sacrificio. «Soffrire è fantastico!» c’è d’altronde scritto sulla lavagna nello spogliatoio rossocrociato. È il motto della squadra. E la finale mondiale ne è appunto stato l’esempio perfetto. Sono stati tantissimi i tiri delle ceche che la Svizzera ha bloccato, passando moltissimi minuti schiacciata nella sua metacampo. E quando le padrone di casa sono riuscite a fare breccia nella difesa elvetica, ci ha pensato una super Lara Heini a salvare il risultato.
«Sono senza parole», aveva detto una commossa Isabelle Gerig a Ostrava. «Questo titolo è una soddisfazione enorme. Investiamo tantissimo, cose che dall’esterno non sempre si percepiscono. Abbiamo sempre detto che volevamo diventare campionesse del mondo. Ma in pochi credevano che una piccola Svizzera potesse riuscirci. E ora è successo davvero. Spero che ci sia un rilancio dell’unihockey svizzero - e che tantissime bambine inizino a giocare a unihockey». Andrà così? «Se guardo alla risonanza dell’evento, qualcosa si è già mosso. Il fatto che lei mi abbia chiamato ne è la prova - prosegue Tomatis -. L’unihockey svizzero non è in difficoltà, ma altre nazioni stanno spingendo molto, lavorando con grande intensità. Il rischio, ieri come oggi, è di perdere contatto con le squadre più forti».
E in Ticino?
Pure la nazionale maschile svizzera vince e convince. «Nel settore maschile c’è stata una grandissima evoluzione sul piano fisico. A livello giovanile stiamo facendo di tutto per mantenere il distacco dalle altre nazioni e i risultati ci danno ragione: bronzo all’ultimo mondiale, argento a quello precedente. A livello di attivi abbiamo perso un po’ il passo, ma sono convinto che lo recupereremo con la prossima generazione». In Ticino invece, che aria si respira? «Nei prossimi anni, dovremo puntare a lavorare tutti insieme per mantenere il livello attuale. Ci sono realtà che lavorano molto bene, ma mancano un po’ i numeri, un problema soprattutto riconducibile alla carenza di spazi. Non so se questo exploit darà un vero slancio, ma lo spero davvero», chiosa Tomatis.
