Una favola, ma senza lieto fine: Djokovic e Murray si separano

Bisogna essere ben chiari sin da subito: quando al termine dello scorso anno - più precisamente a fine novembre - era arrivato l’annuncio di una collaborazione tra Novak Djokovic e Andy Murray, le aspettative erano alte, altissime. Il binomio appena formatosi, d’altra parte, era a dir poco intrigante. Soltanto sei mesi dopo, tuttavia, la coppia è già scoppiata. La suggestività ha lasciato spazio alla realtà dei fatti e - risultati, deludenti, alla mano - l’avventura dello scozzese al fianco del suo ex rivale si è rivelata un flop a tutti gli effetti.
Soltanto uno Slam insieme
È stato un percorso a tappe, quello intrapreso tra i due. E rinnovato man mano, senza ricorrere a un tipico contratto a tempo determinato. La data di scadenza, però, pare essere giunta prima del previsto. In principio, lo «swing» australiano aveva segnato l’inizio, comunque positivo, della loro avventura assieme. In seguito alla prematura uscita di scena a Brisbane, nel primo Slam stagionale Djokovic si era spinto - sconfiggendo peraltro Alcaraz ai quarti di finale - sino al penultimo atto, prima di dare forfait nel bel mezzo dell’incontro con Zverev.
Successivamente, la partnership era stata confermata in vista del «Sunshine Double» e per «alcuni tornei sulla terra battuta». Poco più di due settimane or sono - appena prima del debutto nel Masters 1000 di Madrid - il tennista serbo aveva affermato che il lavoro svolto insieme al suo coach era orientato verso l’ottenimento di una forma ideale in vista del Roland Garros e di Wimbledon. Né a Parigi, né a Londra, però, ci sarà Murray nel suo box.
Troppi passi falsi
A fronte del nudo e crudo verdetto fornito del campo, non vi è, come accennato, da stupirsi troppo dinnanzi a questa notizia. Già, perché in seguito allo Slam «Down Under», soltanto a Miami - dove si era arreso solamente in finale - si è vista una versione di Djokovic competitiva. In tutti gli altri quattro tornei recentemente disputati - nell’ordine Doha, Indian Wells, Monte-Carlo e Madrid - l’attuale numero sei del mondo è sempre stato sconfitto nel suo match di esordio. A causa delle rapide uscite di scena per mano di Berrettini, van de Zandschulp, Tabilo e Arnaldi - non di certo degli ostacoli insormontabili - il bilancio del 2025 di Nole recita: 12 vittorie e 7 sconfitte. E zero tornei conquistati.
Eppure, sempre nella capitale spagnola, il tennista di Belgrado aveva una volta di più rivolto parole di stima nei confronti di Murray. Quest’ultimo, infatti, era stato identificato come una figura chiave in termini motivazionali. «La priorità - aveva riconosciuto il serbo - è quella di approcciare le sedute di allenamento con la giusta mentalità e non sempre risulta facile. Alcuni giorni mi sento meno motivato di altri e lui, da allenatore, deve gestire questo aspetto complicato». Evidentemente - e la separazione, che parrebbe consensuale, sta lì a dimostrarlo - Murray non è riuscito a far breccia nella mente di Nole.
Ritorna un volto noto?
Oltre a un inevitabile calo fisico, è la testa - la vera forza di tutta la sua carriera - a limitare Djokovic. Dopo l’oro olimpico - aggiunto la scorsa estate alla collezione di 24 titoli Slam e una sfilza di Masters 1000 - non c’è più nulla da aggiungere al suo palmarès. I rivali storici, inoltre, non fanno più parte del circuito. L’ultimo successo nell’ATP Tour risale addirittura al mese di novembre del 2023, quando a Torino vinse per la settima volta le ATP Finals. È passata un’era, per uno come lui. Resta da capire, allora, se c’è ancora margine per un ultimo acuto.
Esiste qualcuno in grado di strizzare ulteriormente un panno che sembra essersi del tutto prosciugato, per cavarne ancora qualche preziosa goccia? Una risposta secca, allo stato attuale, pare azzardata. Innanzitutto, bisogna capire le intenzioni del serbo: potrebbe decidere di proseguire il suo percorso in solitaria, oppure affiancarsi a una nuova - o perché no, pure vecchia - figura. L’impressione, è che - dopo il fallimento dell’esperimento condotto con Murray - Nole possa concludere la propria carriera al fianco di persone che conosce molto bene. E di cui si fida totalmente. Potrebbe essere il caso dei connazionali Nenad Zimonjic o Viktor Troicki, con i quali ha già collaborato. Oppure, a proposito di vecchie conoscenze, chissà che non ci possa essere l’ennesimo ritorno di Marian Vajda, il suo allenatore più storico.
L’ossessione per la cifra tonda
Pure speculazioni. Come quelle che si susseguono a proposito di una sua rinuncia al Roland Garros. Se la mancata partecipazione agli Internazionali d’Italia - attualmente in corso - pareva essere una conferma in questo senso; la recente wild card assegnatagli dal torneo di Ginevra, invece, suggerisce altrimenti. L’ex numero uno del mondo prenderà parte all’imminente ATP 250 che si disputa su terra battuta, verosimilmente proprio nell’ottica di prepararsi - dopo una stagione sul rosso fin qui fallimentare - allo Slam parigino.
A meno che la sua intenzione non sia quella di recarsi in riva al Lemano - anziché al contemporaneo ATP 500 di Amburgo - per porre fine alla caccia, ormai quasi ossessiva, del 100. titolo in carriera. Anche nella città di Calvino - dove dodici mesi or sono venne estromesso da Tomas Machac - però non mancano i nomi di spicco. Oltre allo stesso ceco, si dovrebbe ripresentare anche Casper Ruud e assieme a loro figurano iscritti in tabellone altri 13 giocatori top-50.