Sci alpino

«Vent’anni fa un successo condiviso, Sölden regala spesso forti emozioni»

Mauro Pini, allenatore della slovacca Petra Vlhova, ricorda le sue esperienze al fianco dei protagonisti nei giganti che aprono la stagione di Coppa del mondo sul ghiacciaio di Sölden
Nella scorsa stagione la slovacca Petra Vlhova era salita sul podio nel gigante inaugurale di Sölden. ©Reuters/Maxim Thore
Raffaele Soldati
20.10.2022 06:00

Nel weekend i giganti di Sölden daranno il via alla Coppa del mondo. Una tradizione che si ripete. Gare appassionanti, che nel corso degli anni hanno regalato più di una soddisfazione al tecnico ticinese Mauro Pini. Proprio ieri l’airolese ha raggiunto la pista sul ghiacciaio del Rettenbach con la sua pupilla Petra Vlhova.

Torniamo al passato. A Sölden hai vissuto momenti bellissimi. Sia alla guida delle donne, sia in campo maschile. Ci puoi raccontare qualche aneddoto?

«La memoria gioca brutti scherzi, ma provo a riportare la mente al passato. Maria Rienda Contreras, una mia protetta, centrò il suo primo podio in Coppa del mondo il 25 ottobre 2003. Per la spagnola fu un ottimo debutto, tanto che a fine stagione risultò terza nella classifica del gigante».

Tra le tue pupille c’erano state anche Lara Gut e Tina Maze. Entrambe hanno lasciato un segno sul ghiacciaio austriaco.

«È vero, ma non quando ero io il loro allenatore. Lara aveva debuttato a Sölden sotto la mia guida nella stagione successiva ai suoi primi grandi exploit. Tutti ricorderanno la famosa caduta a St. Moritz nel febbraio 2008. Finì terza. In quell’occasione conquistò il suo primo podio e nel contempo i suoi primi punti in Coppa del mondo. Certo, a Sölden Lara si impose, ma molto più tardi. Dapprima nel 2013 e poi ancora nel 2016».

E Tina? Di lei svetta una tripletta: 2002, 2005 e 2012.

«Il primo successo della slovena a Sölden costituì qualcosa di eccezionale nella storia dello sci alpino. Ricordo bene quella gara. Fu fantastico vedere tre ragazze con lo stesso tempo in una giornata caratterizzata dal forte vento. La norvegese Andrine Flemmen, l’austriaca Nicole Hosp e Tina Maze salirono tutte e tre sul gradino più alto del podio. Quella che approfittò maggiormente delle folate era stata la Hosp che, non a caso, dal quel giorno venne denominata ‘figlia del vento’».

Altre tre ragazze salirono insieme sul gradino più alto del podio in Coppa del mondo?

«Sì, capitò in un’altra occasione, nel superG di Hafjell, in Norvegia, nella stagione 2005-2006. Lo ricordo perché insieme all’austriaca Michaela Dorfmeister e alla statunitense Lindsey Vonn, si impose anche la nostra Nadia Styger».

Più numerosi sono stati i casi di due vincitori ex aequo.

«Sì, una dozzina in campo maschile e sedici tra le donne. Gli elvetici gratificati di questo onore erano stati diversi: Pirmin Zurbriggen con Steven Lee (Furano 1984/85 in superG), Beat Feuz con l’austriaco Klauss Kröll (Kvitfjell 2011-2012 in superG) e ancora Niels Hintermann con il canadese Cameron Alexander (Lillehammer/Kvitfjell 2021-2022 in discesa). Tra le donne spicca lo storico gigante di Sarajevo (1986-87) con Vreni Schneider e Maria Walliser, ma anche la discesa di Cortina d’Ampezzo 1996-1997 con Heidi Zurbriggen e Isolde Kostner, lo slalom di Berchtensgaben 2001-2002 con Marlies Oester e  l'americana Kristina Koznick, il superG al Sestrière 2007-2008 con Fabienne Suter e l’austriaca Andrea Fischbacher e infine la discesa di Altenmarkt-Zauchensee 2008-2009 con Dominique Gisin e Anja Pärson".

E qui dobbiamo però ricordare un altro podio condiviso che ti riguarda da vicino.

«Beh, chi può dimenticare l’impresa realizzata in discesa alle Olimpiadi di Sochi nel 2014 da Tina Maze e Dominique Gisin? Io ero particolarmente commosso per due ragioni: da poco ero diventato il coach della slovena e vedere Dominique accanto a lei fu davvero commovente. Faticai a trattenere le lacrime».

Torniamo a Sölden. Cosa ricordi dei successi elvetici maschili?

«Beh, alcuni mi riguardavano perché ero il responsabile del gruppo Kombi, che raggruppava Didier Cuche, Didier Défago, Daniel Albrecht e Silvan Zurbriggen. Dopo la doppietta degli anni Novanta (1996) con Steve Locher e Michael von Grünigen davanti a Amodt mi emozionarono molto le gare del 2008 e 2009: una firmata da Albrecht davanti a Cuche e Ted Ligety, l’altra vinta da Cuche davanti a Ligety e Janka».

Sei pronto per altre emozioni a Sölden con la tua pupilla, la slovacca, Petra Vlhova?

«Petra, 5. dopo la prima manche lo scorso anno, aveva chiuso al 3. posto. Se riuscisse a ripetersi sarebbe fantastico. Ma non sarà facile. Dopo la scorsa stagione, caratterizzata dalla medaglia olimpica, da 13 podi in CdM e dalla coppa di slalom in pratica vinta già dopo 5 gare delle 8 in totale, Petra si è preparata con impegno, anche se si presenta al via un po’ indebolita per avere contratto il coronavirus. La preparazione è comunque andata bene. In giugno siamo stati sui ghiacciai, meglio su quel poco che resta dei nostri ghiacciai alpini. Tutto il mese di settembre lo abbiamo trascorso in Argentina ed è proprio lì che ha dovuto fare i conti con la nuova forma di COVID. Dal Sudamerica siamo tornati il 5 ottobre".

Come sono le prospettive per la gara di sabato?

«Siamo appena arrivati sul ghiacciaio del Rettenbach e le condizioni atmosferiche, almeno per il momento, sono buone. Purtroppo le previsioni annunciano un peggioramento per il fine settimana. Mi auguro che i giganti inaugurali di questa Coppa del mondo possano svolgersi regolarmente. Gli organizzatori hanno lavorato molto. Non si meriterebbero sgradite sorprese».