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Azioni di valore per battere l’incertezza

Può un’azione essere un bene rifugio in tempo d’incertezza? Parrebbe una domanda retorica se non una contraddizione in termini, ma se invece di un singolo titolo consideriamo un portafoglio ben diversificato e accuratamente selezionato, il quesito si fa meno contradditorio e la risposta più sfumata.
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23.05.2025 05:04

Contenuto pubblicato su mandato del partner inserzionista, che ne assume la responsabilità redazionale.

Dal 2 aprile, con il cosiddetto “Liberation Day” celebrato a Washington D.C., i fattori d’incertezza, peraltro già ampiamente presenti sullo scenario, sono cresciuti con gli annunci delle tariffe USA, le mosse ardite della Casa Bianca seguite tuttavia da inversioni di rotta ed avvii di trattative in chiave più pragmatica. Oggi non sappiamo quale esito avrà la diatriba su dazi e relative contromisure, mentre è certo che mentre Washington stringe le maglie della politica fiscale, l’Europa le allenta. L’invito è a guardare di più al Vecchio continente, in particolare alla Germania. Quanto alla Svizzera, essa mantiene immutato, se non accresciuto, il suo interesse.

Le fonti di incertezza sono molte, a partire dai rischi geopolitici, con i conseguenti problemi per forniture e logistica, per i riflessi sui costi delle materie prime, per l’inflazione che può rialzare la testa negli USA a seguito delle politiche commerciali della Casa Bianca, a fronte di una tendenza inversa, di segno deflattivo, in Europa.

Da ciò le diverse politiche monetarie delle rispettive banche centrali ed i diversi andamenti dei tassi d’interesse, con gli inevitabili riflessi anche sulle valute. E su tutto pesano i dubbi legati alla maggiore o minore crescita economica ed all’andamento dei debiti pubblici.

Sono molte le ragioni, quindi, per far tornare i titoli difensivi sotto la luce dei riflettori, tanto più che le prime fasi degli annunci del Presidente Trump hanno indotto sell-off tali da rendere molte quotazioni eccezionalmente attraenti, al di qua ed al di là dell’Atlantico.

In linea generale sono due le principali strategie dell’investitore azionario: la strategia Value, che privilegia titoli di valore, e quella Growth, con società maggiormente orientate alle aspettative di crescita futura. Queste ultime tendono ad avere P/E elevati (cioè prezzi alti rispetto ai loro utili), non distribuiscono dividendi in quanto reinvestono gli utili per favorire la crescita e mostrano una maggiore volatilità.

Al contrario le azioni Value sono spesso considerate sottovalutate rispetto ai loro dati finanziari, quali vendite, utili…, tendono a distribuire buoni dividendi nel tempo, hanno P/E, cioè rapporti prezzo-utile più bassi e, in periodi di incertezza, si dimostrano più interessanti e vantaggiosi.

Le azioni Value riguardano società che spesso gli operatori di mercato considerano sottovalutate, perché i loro dati di bilancio, come utili e ricavi, sono computati in maniera più prudente. In realtà la loro situazione finanziaria è solida e stabile, come i loro flussi di cassa, che li rendono meno soggetti a fluttuazioni e turbolenze.

Vi è poi l’aspetto commerciale: queste azioni rappresentano società spesso “mature” ed in posizione dominante nei rispettivi mercati, e si caratterizzano per un notevole pricing power, caratteristica che oggi assume una particolare importanza: si tratta della capacità di assorbire eventuali aumenti dei costi, determinati da fattori geopolitici, logistici, economici o finanziari, grazie alla loro solidità finanziaria, e di scaricarli sui prezzi di vendita dei loro prodotti. Ciò è possibile ovviamente a condizione che detengano una leadership di mercato, legata alla qualità dei loro prodotti o servizi ed alla fidelizzazione della loro clientela.

In tempi incerti, vincono i titoli qualità

Bloomberg Finance L.P., Julius Baer
Bloomberg Finance L.P., Julius Baer

In periodi di incertezza, l’approccio Value si rivela più vantaggioso per preservare il capitale e generare rendimenti, soprattutto in caso di distribuzione di dividendi interessanti.

In termini settoriali, in questa categoria possono essere ricomprese varie categorie: dai colossi della tecnologia e della comunicazione a quelli della farmaceutica, della finanza, delle infrastrutture, dell’alimentare e dei beni di largo consumo globale in genere. Si tratta di quei prodotti ormai indispensabili nei Paesi avanzati ed in rapida avanzata anche nei Paesi in via di sviluppo.

Quanto ai mercati di quotazione, si va da quello USA, che rimane comunque il riflesso dell’area con le migliori prospettive congiunturali, che gli incentivi, il reshoring ed i nuovi investimenti potrebbero favorire, all’Europa, in particolare la Germania con il suo piano di stimolo, e la Svizzera, che si caratterizza per la qualità finanziaria e commerciale delle sue società quotate, per la sua stabilità, per la tradizione di elevati dividendi, oltre che, non da ultimo, per il ruolo del franco quale moneta rifugio in tempi d’incertezza.

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