Infoazienda

Nel labirinto delle banche centrali

Geopolitica, tariffe, congiuntura ed inflazione: incertezze su politica monetaria e fiscale, ma anche opportunità da cogliere in un futuro già presente
Contenuto sponsorizzato
24.06.2025 05:30

Contenuto pubblicato su mandato del partner inserzionista, che ne assume la responsabilità redazionale.

Alle crisi geopolitiche già “mature”, alle ondivaghe mosse della Casa Bianca in materia di dazi e tariffe, ed ai vari motivi di incertezza con cui i mercati si confrontano, si è aggiunto l’attacco di Israele all’Iran con tutte le implicazioni relative ad una possibile escalation del conflitto, soprattutto in caso di un intervento diretto degli USA.

I mercati hanno dato prova, almeno per il momento, di pragmatismo e di una certa resilienza, ad eccezione del petrolio, il cui premio di rischio sulla quotazione è salito, in considerazione delle aree di estrazione interessate e dei chockepoints di transito, quali il fatidico Stretto di Hormuz, fra Golfo Persico e Golfo di Oman, e l’altrettanto cruciale Bab el-Mandeb, porta meridionale del Mar Rosso, sulla rotta verso Suez.

Va notato tuttavia che queste vie d’acqua non sono importanti solo per petrolio, suoi derivati e gas, ma anche per il traffico di container ed ogni genere di merce. Eventuali attacchi a porti e terminali, chiusure, azioni contro navi in transito, unitamente a fenomeni che già si manifestano, con forti aumenti dei noli e delle assicurazioni, ritardi e dirottamenti, intasamenti, appaiono a destinati ad accrescere i costi della logistica. Ciò si può determinare quello che molti, fra cui il noto economista Mohamed El-Erian, hanno indicato come un potenziale effetto stagflattivo, cioè di rallentamento congiunturale combinato con un’impennata inflazionistica.

Date queste condizioni le banche centrali adottano strategie improntate alla cautela, seppur di tono e misura diversi. La Federal Reserve (FED) ha lasciato i tassi di riferimento immutati ed il suo Presidente Jerome Powell, ormai in aperto contrasto con Donald Trump, ha delineato un orizzonte in cui gli operatori di mercato hanno visto la “quasi promessa” di due tagli nella seconda metà del 2025. Ma la fluidità dello scenario, anche a livello di politica fiscale USA, di definizione della politica commerciale in “stile Trump”, di andamento macroeconomico, di impatto delle tariffe e delle crisi geopolitiche sull’inflazione (che rimane in termini “core” al 2,8%) alimentano l’incertezza.

Al di qua dell’Atlantico, la Banca Centrale Europea (BCE), considerato il quadro economico meno favorevole e l’inflazione per il momento benevola, è orientata verso una strategia decisamente più espansiva, al pari della Banca Nazionale Svizzera (BNS), che, dal livello zero raggiunto, potrebbe scendere addirittura in territorio negativo, nonostante i fattori nefasti che una tale politica recherebbe alle istituzioni finanziarie ed agli investitori. L’obiettivo prioritario è tuttavia quello di frenare un apprezzamento del franco svizzero, tradizionale valuta rifugio nelle fasi di turbolenza.

In effetti ancora una volta il franco svizzero, unitamente all’oro, da tempo acquistato da privati e banche centrali e solo moderatamente reattivo ai nuovi sviluppi geopolitici, ha messo in ombra il ruolo di bene rifugio del dollaro USA, condizionato dal deficit e dal debito di Washington, mentre l’euro ritrova sì interesse fra gli investitori ma non riesce ancora ad imporsi quale valuta di standing globale accanto al biglietto verde.

Uno scenario del genere, pur alimentando ovvi e giustificati motivi di incertezza, rappresenta anche l’occasione per eventuali riequilibri dei portafogli ed ampliamento di quella che possiamo definire “difesa attiva”, puntando su due fattori essenziali: diversificazione e qualità. Va tenuto conto del fatto che la tradizionale correlazione inversa fra andamento azionario ed obbligazionario ha perso nel tempo una parte della sua validità, laddove i mercati principali si muovono spesso tutti nella stessa direzione.

Diversificazione geografica (uno sguardo ad esempio all’India accanto alla Cina) e settoriale sono più importanti, ed ancor più lo sono i “fondamentali” degli strumenti detenuti. Pensiamo ad esempio ad una situazione in cui i costi aumentino e siano premiate quelle società che, per situazione finanziaria, capacità di generare cash flow, scarso indebitamento, li possano assorbire meglio e, in virtù di una posizione di leadership sul mercato, detengano “pricing power”, cioè riescano a trasferirli sui prezzi dei loro prodotti o servizi.

Sul fronte obbligazionario l’incertezza premia le scadenze più brevi rispetto a quelle più lunghe, particolarmente sensibili, nel bene e nel male, alle variazioni dei tassi e dei rendimenti.

In una fase di transizione come l’attuale può rappresentare un’ottima occasione investire in prodotti a forte connotazione difensiva e l’indice SMI (Swiss Market Index) è sicuramente considerato un porto sicuro per eccellenza.

la Svizzera viene vista come un mercato stabile e difensivo, grazie alle sue principali aziende, tra cui Roche, Nestlé, Novartis, Richemont e ABB, che insieme rappresentano una quota significativa dell’indice SMI. La loro dimensione globale, redditività stabile e orientamento alla qualità le rende particolarmente adatte a strategie di investimento difensive con esposizione internazionale, ma basate su fondamentali estremamente solidi.

Inflazione e aspettative: verso una lenta convergenza

Macrobond, US Federal Reserve, Julius Baer
Macrobond, US Federal Reserve, Julius Baer

L'angolo dell'investitore

Callable Barrier Reverse Convertible sui top 5 safe haven stocks svizzeri (Roche, Nestle, Novartis, Richemont, ABB) offre una cedola garantita annua del 10.00 % indipendentemente dalla performance dello strumento sottostante, con protezione fino ad un ribasso del 50 %.

Le ampie barriere con osservazione continua, collocate al 50 % dei prezzi di osservazione iniziale, permettono all’investitore di incassare le cedole e di beneficiare di una protezione del capitale anche nel caso di moderati ribassi dei titoli sottostanti.

Le cedole vengono versate mensilmente e corrispondono allo 0.84 % al mese del valore nominale.

La scadenza è calendarizzata per il 30 Dicembre 2026. Inoltre, è presente l’opzione del richiamo anticipato che potrebbe abbreviare la vita del prodotto, garantendo il pagamento delle cedole pro rata oltre al rimborso del valore nominale investito.