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Quando fare vino è un'impresa eroica

In Ticino i vigneti tradizionali sono a rischio scomparsa: proposto un fondo cantonale per salvarli
Red. Online
25.11.2022 04:00

Anche il Ticino ha i suoi supereroi. Non indossano una maschera - forse la calzamaglia d’inverno - e non salvano vite, ma viti. Parliamo dei viticoltori dei cosiddetti vigneti eroici, chiamati così perché implicano un grande sforzo da parte dei coltivatori e della stessa vitis vinifera, a causa delle condizioni ambientali in cui si trovano.

Un patrimonio di biodiversità, dall’alto valore paesaggistico e culturale, che, insieme ai terreni caratterizzati da viticoltura difficoltosa e impegnativa, rappresentano circa 1/3 della superficie vitata del nostro territorio. Questi vigneti tradizionali sono però a rischio scomparsa, soprattutto se si confermerà la tendenza degli ultimi tre decenni: dal 1990 al 2020, infatti, il Ticino ha perso circa il 40% dei suoi vigneti, con quella eroica (-74%) e impegnativa (-60%) che hanno sofferto di più.

Lo ha accertato uno studio promosso da Federviti e dall’Interprofessione e realizzato dall’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL di Cadenazzo, che dopo aver concentrato la sua attenzione sul Locarnese e il Bellinzonese, ha esteso l’analisi a tutto il Ticino. Ne abbiamo parlato con Marco Conedera, il ricercatore a capo di questo progetto di studio.

Ingegner Conedera, come nasce questo studio? E che finalità si prefiggeva?
La fase pilota del progetto è nata su iniziativa delle sezioni di Bellinzona-Mesolcina e Locarno e valli della Federviti, con lo scopo specifico di sviluppare una metodologia che permettesse di mappare e classificare la viticoltura ticinese per grado di difficoltà di lavorazione e manutenzione. Lo studio è stato successivamente ampliato e diventato parte integrante della mozione del deputato in Gran Consiglio Aron Piezzi, che ha proposto di creare un fondo cantonale per incentivare la salvaguardia e la valorizzazione dei vigneti tradizionali.

Quali criteri avete utilizzato per classificare le singole aree vignate?
Abbiamo individuato 3 fattori: l’accessibilità alla vigna, la possibilità di meccanizzazione - strettamente correlata alla pendenza del terreno - e il lavoro supplementare richiesto. Da qui la classificazione in 5 categorie: agevolata, facilitata, difficoltosa, impegnativa ed eroica. Più è alta la difficoltà gestionale del vigneto, più è alta la probabilità del suo abbandono. Lo vediamo anche nell’evoluzione della superficie vitata degli ultimi 30 anni: l’erosione colpisce di più i vigneti a difficile gestione, soprattutto quelli della zona di Bellinzona e Locarno, mentre quelli di pianura sono in taluni casi aumentati, andando in parte a bilanciare la scomparsa di quelli di collina.

Perché sono così importanti i vigneti tradizionali?
Innanzitutto, perché la presenza di un vigneto segna fortemente un paesaggio e svol¬ge quindi un’azione, diretta e indiretta, a sostegno del turismo e dell’economia. Quando un turista attraversa le nostre regioni in treno o in auto, identifica il paesaggio viticolo soprattutto con i vigneti di collina. Oltre alla microeconomia legata ai prodotti locali, la viticoltura di collina ha anche una forte impronta culturale, sociale ed ecologica. Non da ultimo, la presenza di vigneti gestiti è una risposta contro l’avanzamento dei boschi e il dissesto idrogeologico.

Proprio il valore ecologico-paesaggistico e di biodiversità del vigneto rappresenta il secondo livello di analisi del vostro studio.
Per una misurazione oggettiva di questo aspetto abbiamo individuato una serie di elementi chiave, quali per esempio i terrazzamenti con muri a secco, le scarpate, i sostegni in sasso delle pergole, i muretti di recinzione a secco, come pure edifici rurali, alberi e piante da frutta, che conferiscono al vigneto un alto valore paesaggistico e fungono nel contempo da habitat per molte specie animali. Grazie al nostro studio è possibile calcolare per ogni vigneto sia il grado di difficoltà gestionale, sia il potenziale valore ecologico e paesaggistico. Tocca ora all’amministrazione cantonale e alla politica implementare questi criteri, per esempio nel certificato viticolo, per poter sostenere concretamente i viticoltori che operano nelle condizioni più difficili.

C’è anche l’idea di proporre un’etichetta ”vino di collina”.

Ci sono state tante discussioni in questo senso. Sulla base di un approccio simile a quanto sviluppato finora, si potrebbero individuare le aree di collina da inserire in una sorta di “denominazione protetta”. Una possibile operazione di mercato che avrebbe come scopo ultimo quello di coinvolgere anche il consumatore nel sostegno concreto di tutta la filiera della viticoltura tradizionale, accettando un leggero sovrapprezzo sul prodotto.