Tempo libero

Andar per parchi

Dopo la quarantena torna la voglia di muoversi all’aperto a contatto con la natura - E allora perché non approfittare delle molte aree verdi del nostro cantone? Ecco qualche consiglio
© CdT/Archivio
Luca GuarnerieRed. AgendaSette
15.05.2020 11:25

Il lento ritorno alla normalità dopo la quarantena pandemica significa anche riappropriarsi di quegli spazi urbani o quasi che l’emergenza sanitaria ci ha precluso per parecchie settimane. Parliamo di parchi e giardini pubblici, che in questi giorni stanno riaprendo i battenti offrendo a tutti l’opportunità di effettuare, a pochi passi dalle proprie abitazioni, un tuffo tra le meraviglie della natura in uno dei suoi momenti migliori, la primavera, stagione che segna il ritorno alla vita dopo un inverno che se non è stato inclemente dal profilo meteorologico lo è stato, almeno nella sua parte conclusiva, per le ragioni a tutti note. In queste pagine dunque l’invito a riscoprire, ovviamente nel rispetto delle regole che ci vengono suggerite, alcuni angoli del Ticino che il mondo ci invidia (molti altri li potete trovare consultando il portale internet www.ticino.ch) e che, forse perché sono sotto i nostri occhi ogni giorno, spesso non siamo in grado di apprezzare.

Parco botanico del Canton Ticino
Isole di Brissago

© CdT/Archivio
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Da più di mezzo secolo le Isole di Brissago costituiscono il Parco botanico del Cantone Ticino che fa parte della rete dei Gardens of Switzerland, che riunisce i più bei giardini della Confederazione. L’Isola Piccola (o di Sant’Apollinare) è ricoperta da vegetazione spontanea, prevalentemente della regione insubrica, mantenuta allo stato naturale. Sull’Isola Grande (o di San Pancrazio), aperta al pubblico dal 1950, sono coltivate soprattutto piante di origine subtropicale degli emisferi Nord e Sud. Grazie alla sua posizione sulle acque del Verbano, che accumulano calore durante l’estate e lo restituiscono in inverno, protette dalla catena alpina e ricche di sole, il parco gode di un clima particolarmente mite, prettamente subtropicale che permette la coltivazione di circa 2.000 specie di piante provenienti sia dalle principali aree a clima mediterraneo (bacino mediterraneo, Cile, Sud Africa, Australia e California) sia dalle aree a clima subtropicale umido (in particolare dall’Asia, ma anche Nord e Sud America e Oceania) che trasportano in un battibaleno il visitatore da un continente all’altro.

Parco Ciani
Lugano

© CdT/Gabriele Putzu
© CdT/Gabriele Putzu

Il gioiello verde di Lugano e maggior parco urbano ticinese (con ben 63.000 metri quadrati di superficie) è situato a poca distanza dal centro cittadino lungo le rive del Ceresio. Il parco è solcato da vialetti ombreggiati da alberi secolari che si snodano tra aiuole fiorite, verdissimi prati, piccole piazze. Statue e fontane abbelliscono la passeggiata, che si snoda tra una ricchissima vegetazione subtropicale. L’area è suddivisa in due zone ben distinte. La prima, adiacente alla storica Villa Ciani (dal 1845 proprietà dei fratelli Ciani, nobili commercianti di Milano e dal 1912 della Città di Lugano), presenta caratteristiche sia del giardino all’italiana che del giardino all’inglese, con ampie aiuole fiorite impreziosite da arbusti e alberi provenienti da tutto il mondo. La seconda parte del parco si estende dalla darsena fino al fiume Cassarate e ha un carattere più naturalistico della precedente. Le specie arboree che la caratterizzano sono autoctone, tipiche dei boschi ticinesi: querce, tigli, platani e aceri. All’interno di quest’area boschiva è situata la zona per i bambini, ricca di attrezzature da gioco. Nel parco si ergono diversi edifici: oltre alla già citata Villa Ciani ci sono infatti il Palazzo dei Congressi, la darsena, il Museo cantonale di storia naturale e la Biblioteca cantonale.

Parco botanico del Gambarogno
Vairano/San Nazzaro

© CdT/Chiara Zocchetti
© CdT/Chiara Zocchetti

Tra Piazzogna e Vairano nella Riviera del Gambarogno, salendo da San Nazzaro il vivaista Otto Eisenhut ha creato, su una superficie di oltre 20.000 metri quadrati, un parco con una miriade di piante: circa 950 qualità diverse di camelie e quasi 450 di magnolie, per non contare le azalee, le peonie e i rododendri, attorniate da pini, ginepri, edere e abeti esotici o rari in Europa. Dal 2000 il parco è gestito dalla fondazione Parco botanico del Gambarogno che vuole assicurare la continuità di questa preziosa offerta paesaggistica, botanica e culturale.

Parco delle camelie
Locarno

Inaugurato nel marzo 2005 in occasione del Congresso mondiale dell’International Camellia Society (ICS), svoltosi a Locarno, il parco è diventato in breve tempo un’attrazione internazionale, sia per il suo alto valore paesaggistico, sia per i suoi preziosi contenuti botanici. Le numerose specie presenti garantiscono di principio un periodo di fioritura sull’arco di nove mesi l’anno. Ad oggi il parco accoglie 850 varietà di camelie nomenclate, tra cui una quarantina di specie e una decina di ibridi profumate. Da aggiungere 70 camelie ancora da identificare e, piantate sul margine sud del bagno pubblico, 130 camelie doppie per formare una siepe divisoria ma soprattutto per fornire fiori recisi all’annuale esposizione che si svolge in primavera. Il parco, strutturato scenograficamente in una serie di aiuole formanti una sorta di percorso a labirinto, ha recentemente ricevuto il premio Garden of Excellence della Società internazionale della Camelia.

Parco delle Gole della Breggia
Morbio Inferiore/Balerna

© CdT/Archivio
© CdT/Archivio

È un autentico viaggio nel tempo quello che regala il parco situato nella parte inferiore della Valle di Muggio, tra Castel San Pietro, Balerna, Morbio Inferiore e Morbio Superiore con una superficie di 65 ettari attorno al solco scavato dal fiume Breggia. Vi si può infatti osservare un profilo geologico eccezionale: grazie all’azione di scavo dell’acqua è affiorata una sezione rocciosa che copre il periodo tra Giurassico e Terziario, risalente a 80 milioni di anni fa. Nelle rocce sono presenti testimonianze degli antichi mari: fossili, resti di frane subacquee e segni dei cambiamenti climatici avvenuti in epoche precedenti alla comparsa dell’uomo sulla Terra. Per visitare il parco (il primo GeoParco della Confederazione) sono consigliati due itinerari: storico e geologico. Nel primo s’incontrano interessanti testimonianze storiche, quali la vecchia cementeria, la birreria e la cementeria Saceba e i resti di un mulino. L’altro consente di ammirare un’ampia varietà di rocce che vanno da calcari selciferi di 190 milioni di anni fa, ricchi di argille e di fossili a radiolariti rossastre a rocce sedimentarie clastiche (flysch) di origine sin-orogenetica costituita tipicamente da alternanze cicliche di livelli di arenaria, e di argilla o marna.

Parco San Grato
Carona

© Parco San Grato
© Parco San Grato

Con i suoi 200.000 metri quadrati, il Parco San Grato di Carona raccoglie la collezione di azalee, rododendri e conifere più ampia per varietà e per quantità dell’intera Regione Insubrica. Adagiato fra il San Salvatore e il Monte Arbòstora, a circa dieci chilometri da Lugano, si estende a 690 m s/m con un panorama eccezionale sugli immediati dintorni, sul Ceresio e sulle vette della catena alpina. Per accedervi si può percorrere quello che viene comunemente chiamato il «sentiero dei fiori», che inizia dalla vetta del Monte San Salvatore e prosegue in direzione del parco attraversando il nucleo di Carona. Visitandolo ci si immerge in un ambiente dalle caratteristiche naturali e decorative uniche: le grandi macchie di azalee e rododendri sono attraversate per oltre 5,5 km di sentieri così suddivisi: botanico, relax, panoramico, artistico e fiaba, e infine il percorso sensoriale creato per il 60. anniversario del Parco nel 2017 ognuno dei quali fa scoprire il parco sotto diversi aspetti che si rinnovano con i ritmi stagionali.

Bolle di Magadino
Gambarogno

© Ticino Turismo
© Ticino Turismo

Le Bolle di Magadino sono una zona deltizia, affacciata sul Verbano, alle foci dei fiumi Ticino e Verzasca, che rappresenta uno dei nove paesaggi golenali svizzeri definiti di importanza internazionale dall’Accademia svizzera delle scienze. Ospitano infatti una vegetazione e una fauna particolari, tipiche delle zone di transizione fra l’acqua e la terraferma. In particolare sono l’unica foce di fiume in un lago rimasta allo stato naturale al sud delle Alpi (e una delle poche in Europa); sono ricche di biotopi acquatici e terrestri in varie fasi di evoluzione e accolgono un ricchissimo patrimonio floro-faunistico in cui spiccano 90 specie algali; 20 Briofite (muschi ed epatiche); 16 Pteridofite (felci ed equiseti); 430 Spermatofite (tra monocotiledoni e dicotiledoni); 387 specie di funghi e 250 specie di uccelli. Grazie alla realizzazione dei sentieri didattici è possibile visitare la zona protetta senza arrecare troppo danno o disturbo ai suoi ospiti naturali.

Parco Scherrer
Morcote

© CdT/Archivio
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Il parco è stato creato a partire dal 1930 da un appassionato giardiniere di origine sangallese, Arthur Scherrer, su un appezzamento ai piedi del monte Arbòstora che inizialmente comprendeva una vecchia casetta con una stalla a monte della quale si estendevano ronchi a vigna e il bosco castanile. Passo dopo passo Scherrer lo trasformò in un «Giardino delle meraviglie» con piante esotiche ammirate nei suoi viaggi e riproduzioni di celebri costruzioni legate ai luoghi d’origine delle varie specie, in un curioso abbinamento tra passato e presente, storia e natura.

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