Salute

Arriva in Ticino il sistema di neuroriabilitazione di un ingegnere in carrozzina

Guido Gabbrielli ha sfruttato le sue competenze per reagire a un incidente che gli ha cambiato la vita: «Adesso aiuto chi è costretto ad affrontare le mie stesse sfide»
Mattia Sacchi
17.03.2024 15:32

La nostra vita è fatta di continui cambiamenti. Alcuni di questi però non sono programmati e ci costringono a rivedere ogni aspetto della nostra esistenza. Soprattutto quando sono dovuti a incidenti o malattie che portano a paralisi in una o più parti del corpo. Sono quasi 5 milioni le persone che in Europa (dati EUObserver) soffrono di qualche forma di paralisi: tra di loro anche Guido Gabbrielli che, a causa di un grave incidente motociclistico, ha subito una lesione midollare che lo ha costretto a vivere in carrozzina.

Gabbrielli ha però reagito e, grazie alle sue competenze acquisite durante gli studi in ingegneria meccanica, è riuscito a progettare una tecnologia innovativa, in grado di aiutare nella ripresa delle funzionalità motorie grazie all’elettrostimolazione neuromuscolare. «Tutto è nato grazie all’incontro con Viktor Terekhov, dottore e ricercatore russo residente in Italia da oltre 30 anni esperto di neuroriabilitazione e di neurofisiologia, che ho conosciuto dopo la mia esperienza in alcuni centri di riabilitazione in Italia e all’estero. Con lui abbiamo cominciato ad approfondire i possibili sviluppi di tecnologie che potessero avere un reale impatto sulla neuroriabilitazione. Una delle grandi limitazioni dell’ elettrostimolazione classica è che produce una stimolazione puramente passiva che non attiva le funzioni neuronali: per questo noi abbiamo voluto svilupparne una adattiva kinesiterapica, basata su schemi motori funzionali e fisiologici con la stessa intensità del sistema nervoso, grazie alla quale il cervello riesce a riconoscere gli stimoli e i movimenti e farli propri, attivando il ripristino della connessione con la parte del corpo deficitaria, migliorandone di conseguenza la funzionalità».

Questa ricerca è stata sublimata nel «metodo VIKTOR», che in pochi anni è già diventato un punto di riferimento in Italia e all’estero grazie alla forza dei suoi risultati: «Un recente studio ha analizzato la risposta di 25 pazienti cronici, che attraverso l’utilizzo della nostra tecnologia ha riscontrato notevoli miglioramenti, in alcuni casi addirittura un completo ritorno dell’attivazione di gruppi muscolari paragonabili a quelli di un paziente sano. In generale, sono oltre 500 i pazienti che siamo riusciti ad aiutare con risultati  significativi, a seconda delle patologie da trattare, e oggi collaboriamo con alcuni dei più importanti ospedali italiani». Adesso Viktor srl, la società costituita dall’ingegnere bergamasco, suo zio Mario e il dottor Terekhov, sta per mettere piede anche in Ticino: «Di fatto è come se ci fossimo già: alcuni pazienti ticinesi infatti stanno già utilizzando VIK8, la nostra apparecchiatura di stimolazione elettrica funzionale portatile. Ma siamo in trattativa con alcune importanti realtà del Cantone per portare VIK16, il primo esemplare di workstation AFESKTM (stimolazione elettrica funzionale adattiva kinesiterapica, certificata e brevettata). Un sistema che non è solo una tecnologia, ma un vero e proprio modo di riabilitare, che si può affiancare al lavoro dei medici e fisioterapisti per ottimizzare il loro lavoro con i pazienti affetti da paralisi, i quali diventano parte completamente attiva nel processo di recupero, cosa che raramente avviene con le tecnologie convenzionali».

«Quello che noi proponiamo – prosegue Gabbrielli - sono infatti sessioni di riabilitazione che utilizzano il movimento e quindi la funzione come promotrice per ritorno di funzione stesso: il paziente deve eseguire dei movimenti ciclici, che sono quelli tipici della riabilitazione neuromotoria o classica. Sincronizzandoli con la stimolazione elettrica funzionale adattiva kinesiterapica, si avrà così un forte aumento dell’input riabilitativo, che dal sistema nervoso periferico porta informazioni a quello centrale, andando a stimolare processi di recupero neuroplastici».

Una tecnologia che può essere applicata anche a persone con altre casistiche: «Il range è davvero ampio, in fondo il dottor Terekhov aveva cominciato a lavorarci per gli astronauti, che durante le loro missioni hanno bisogno di preservare il sistema neuromuscolare dalla gravità ridotta. Ma ci sono tanti sportivi professionisti che stanno utilizzando le nostre apparecchiature, sia per il recupero da un infortunio che per aumentare le proprie performance. Il principio è il medesimo e agisce sul sistema nervoso centrale, con la differenza che, se per un infortunato si tratta di un lavoro di compensazione, per uno sportivo in perfetta forma si va a potenziare la propria efficienza. I risultati sono stati così soddisfacenti che stiamo conducendo delle ricerche in collaborazione con un’università di Milano. Lo sviluppo di questa tecnologia ha ancora un enorme potenziale, che noi vogliamo riuscire a sfruttare appieno nella speranza di aiutare più persone ad affrontare le proprie difficoltà».

In questo articolo: