Salute

Food delivery: un'abitudine «poco equilibrata»

I servizi per ordinare cibo online hanno registrato un aumento del 40% della clientela dall'inizio della pandemia – Tuttavia, questi pasti sono spesso più grassi e portano a dei rischi – Ne abbiamo parlato con la dietista Pamela Demenga
Federica Serrao
05.05.2022 21:00

Ora di pranzo. Ora di cena. Lo stomaco brontola, ma anche questa volta non hai preparato la «schiscetta» da casa, o non hai voglia di metterti ai fornelli. Non c'è problema: sai che ti bastano pochi click per ordinare quello che più ti va di mangiare. Pizza. Sushi. Hamburger. Oppure una poké, o degli spaghetti di soia. Ordinare tramite applicazioni e siti di food delivery è ormai una tendenza. Che sia in ufficio con i colleghi, a casa con gli amici, o quando sei da solo con il frigorifero vuoto. La consegna a casa, conosciuta anche come delivery, ormai da anni salva molti pasti. Ma è davvero così? Dall'inizio della pandemia si è assistito a un aumento delle ordinazioni di cibo online. Tuttavia, questo dato non è del tutto positivo. Secondo uno studio dell'OMS riportato dal britannico Telegraph, il Regno Unito nel prossimo decennio potrebbe diventare il Paese più grasso d'Europa, proprio a causa della cosidetta «cultura del Deliveroo». Le previsioni, decisamente allarmanti, stimano che entro i prossimi dieci anni quattro britannici su dieci potrebbero essere obesi. Per capire meglio quali siano i problemi causati da un eccessivo consumo di pasti ordinati via delivery, e per scoprire di più dell'attuale situazione in Svizzera, abbiamo intervistato la dietista Pamela Demenga. 

Porzioni ordinate «alla cieca»

«Il problema principale non è che i piatti ordinati via delivery siano meno sani. Piuttosto, sono piatti già pronti da gustare, senza bisogno di preparare nient'altro», esordisce la dietista. A primo impatto, questa caratteristica sembra sicuramente un vantaggio. Ma così non è. «In questo modo, quando ordino del cibo, lo prendo come un piatto unico. Per esempio: se ordino la pizza, mangerò la pizza. E basta. Non mangerò l'insalata prima e poi magari la pizza, che in quel caso magari avanzerei. È questo che fa la differenza. La stessa cosa vale con i fast food. Se ordino hamburger e patatine non guardo che cos'ho nel frigorifero, per accompagnare il pasto. In questo modo consumo solamente il pasto che ordino, che tendenzialmente è molto denso di energia e altrettanto calorico».

Più le porzioni offerte al consumatore sono grandi e più il consumatore mangia
Pamela Demenga, dietista

Porzioni e costi, poi, sono questioni altrettanto spinose, quando si parla di food delivery. I costi di spedizione sono spesso elevati, e quello che succede, in alcuni casi, è che si ordinino quantità di cibo maggiori, per guadagnare su un'ingente costo aggiuntivo dato dalla consegna a casa. Ma soprattutto, orientarsi nella scelta delle porzioni, è tutto fuorché semplice. «Nei piatti che ordiniamo online non troviamo la composizione. Li prendiamo un po' alla cieca, effettivamente. Esistono alcuni siti che indicano quanto pesa una porzione, ma molti altri non lo fanno. Siamo costretti quindi a guardare le foto e a cercare di intuire quale porzione sia più conveniente. Magari voglio ordinare una poké, ma non sono sicuro delle dimensioni e mi dico "meglio prendere la porzione più grande". Poi arriva a casa ed è gigantesca. Si finisce quindi per mangiare più di quello che si avrebbe realmente bisogno. Il problema è anche questo. Più le porzioni offerte al consumatore sono grandi e più il consumatore mangia». Non è un caso, secondo la dietista, che nei Paesi come gli Stati Uniti, dove le porzioni sono generalmente più abbondanti, si registri anche un numero impressionante di persone ammalate di obesità. 

Tutta colpa della pandemia?

Come già osservato in precedenza, la pandemia ha permesso che il trend del food delivery si diffondesse sempre più. «Sicuramente la pandemia ha cambiato le nostre abitudini alimentari, ma al momento è ancora troppo presto per avere dei dati che confrontino i periodi di lockdown e quello post pandemia. Possiamo però vedere i risultati di alcuni studi condotti all'estero. Globalmente, il servizio ha registrato un aumento del 40% dei clienti. Dopo la pandemia, guarda caso, il servizio non si è esaurito, ma anzi, è aumentato. Sono sempre di più i ristoranti che offrono la possibilità di ordinare online. In Australia sono stati analizzati i pasti food delivery, ed è stato scoperto che si tratta di pietanze molto sbilanciate, fatta eccezione per la poké, che sta prendendo piede ora, dove troviamo un pochino più di verdura. Ma questo è così anche da noi».

Alcuni dati del 2019 dei cantoni di Basilea, Zurigo e Berna indicano che un bambino su tre è malato di obesità
Pamela Demenga, dietista

La situazione in Svizzera, infatti, è tutt'altro che buona. «Siamo messi molto male», ci spiega con tono serio Pamela Demenga. Lo testimoniano già alcuni dati raccolti nel 2019, proprio prima che il coronavirus si diffondesse, cambiando le nostre abitudini. «Alcuni dati del 2019 dei cantoni di Basilea, Zurigo e Berna indicano che un bambino su tre è malato di obesità». Dati incredibili, che lasciano senza parole anche l'esperta. «Il sovrappeso e l'obesità in bambini e adolescenti portano a delle malattie conseguenti, che una volta vedevamo negli adulti». La situazione poi è la stessa anche in Europa. «Anche a livello europeo vale il dato che attesta l'obesità o il sovrappeso in un bambino su tre. Non solo. Il 7,9% dei bimbi nella fascia di età inferiore ai cinque anni soffre di un eccesso di peso». Un quadro che la pandemia avrà - con molta probabilità - peggiorato. «Purtroppo quasi tutti abbiamo preso del peso durante i vari lockdown, ma non possiamo dare colpe a un prodotto o all'altro. Ci sono stati una serie di motivi: non ci si poteva muovere, non si poteva uscire. Le palestre erano chiuse. Il ritiro sociale ha favorito questa situazione. Quindi sì, anche in Svizzera siamo toccati tantissimi dal problema». 

© Shutterstock
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Quando Mc Donald's è il miglior ristorante d'Italia

Ma sui siti di food delivery non c'è davvero spazio per il cibo sano? «C'è da dire che molti ristoranti che puntavano davvero sulla salute e sull'equilibrio alimentare, o sul cibo locale, hanno avuto vita breve. Questo perché i costi sono piuttosto alti e non si riesce a sopravvivere. Io, da dietista, ho curiosato guardando le calorie. Ho confrontato il sushi, l'hamburger, la poké e la pizza. E posso dire che ordinando la porzione corretta di sushi o di poké - che si aggira attorno ai 3 etti - abbiamo un pasto considerato buono.

Nel mondo virtuale hai meno possibilità di essere critico come consumatore
Pamela Demenga, dietista

Ci si mettono, poi, anche gli algoritmi. Quando apriamo i siti per ordinare cibo online, veniamo infatti sommersi da immagini colorate di piatti appetitosi, ma spesso non sani. Pensandoci bene, è infatti più probabile incappare nella fotografia di un hamburger o di una pizza, piuttosto che in quella di un'insalata. Perché succede? «Tante persone si fidano delle recensioni», ci confessa la dietista. «Un caso curioso è quello di uno dei maggiori siti di delivery italiano, sul quale risulta che il ristorante migliore sia Mc Donald's». Questo succede perché la famosa catena fast food ha un numero di recensioni positivo tale per cui risulta essere tra i ristoranti più appezzati per ordinare cibo online, e di conseguenza appare nelle prime proposte. «Nel mondo virtuale hai meno possibilità di essere critico come consumatore», continua Pamela Demenga. Ci si fa catturare dalle immagini, senza andare a cercare a fondo altre pietanze. «È anche per questo che ora stanno spopolando le pokerie. Sono colorate, ben presentate, di tendenza. Si prestano molto anche per essere fotografate e postate su Instagram», ironizza la dietista. «Ma anche a livello di pizzerie si registrano molte nuove aperture, dove puoi scegliere la pizza su misura, ideale per te, con gli ingredienti che più preferisci. Diciamo che questo "non dover uscire dalla caverna" per procurarci il cibo è di base un trend piuttosto rischioso». 

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Una minaccia anche per l'ambiente

Il food delivery non rappresenta solamente un rischio a livello di forma fisica. «Magari ordino una porzione adeguata di sushi, ma poi subentrano altri problemi. Per esempio: quanta plastica viene utilizzata nella consegna del nostro piatto? E il pesce che viene servito può considerarsi ok a livello di impatto ambientale?». In alcuni casi, infatti, è bene anche non esagerare, anche quando il cibo ordinato può essere considerato più sano rispetto ad altre pietanze. «Mangiare troppo spesso salmone o gamberetti, tipici della poké, non è l'ideale a livello di metalli pesanti contenuti all'interno del pesce. Ok le basse calorie, ma a livello di ecologia e salute la faccenda resta complicata». Sarebbe bello, a detta della dietista, poter trovare una soluzione che limiti l'uso di imballaggi di plastica, che nel caso del food delivery, vengono utilizzati in «quantità impressionanti». 

Non esiste sano e malsano, ma con il food delivery spesso viene preclusa la possibilità di crearsi un equilibrio
Pamela Demenga, dietista

Questioni di equilibrio

Qual è, quindi, una soluzione efficace per riuscire a mangiare ordinando online, senza mettere in pericolo il proprio corpo e l'ambiente? «Quello che posso consigliare è di dare un'occhiatina in rete a freddo. Non nel momento in cui ho fame e devo ordinare da mangiare, ma quando non ne ho bisogno e ho tempo per curiosare, valutare l'offerta e fare una selezione che mi consenta di equilibrare la mia dieta. Non esiste sano e malsano, ma con il food delivery spesso viene preclusa la possibilità di crearsi un equilibrio. Posso ordinare il cibo da un fast food, però poi non lo faccio nei giorni successivi. Questa può essere un'idea. Posso anche prendermi un panino, però magari mi porto le carote da casa, da aggiungere al pasto». In presenza di turni e ritmi folli, dove il delivery sembra la soluzione più rapida, vale quindi la pena ricordarsi di mantenere un equilibrio, senza dover per forza rinunciare totalmente a quello che ci va di mangiare. Cosa ordiniamo stasera?