Genitori,sostegni e... Pet per allievi con difficoltà di apprendimento
Mai come in questi ultimi anni la famiglia ha assunto un ruolo vieppiù centrale nella realtà scolastica. Il più delle volte si dimostra una preziosa interlocutrice tra il ragazzo e i docenti. Può dare una mano a comprendere e motivare eventuali comportamenti e difficoltà dell’allievo che, sovente, si amplificano all’interno del sistema scolastico. Purtroppo non sempre c’è. A volte un muro di incomprensioni o situazioni genitoriali conflittuali impediscono di far fronte comune per il bene del ragazzo. E se questi presenta delle oggettive difficoltà di apprendimento tutto diventa molto più complicato.
La Conferenza dei Genitori
Complicazioni e difficoltà che conosce bene Pierfranco Longo, presidente della Conferenza cantonale dei genitori (CCG): «Alcuni studi indicano che l’8-10 per cento della popolazione presenta caratteristiche di neuro atipicità (DSA, APC, ADHD, o una combinazione di questi tipi), e che i maschi hanno incidenza doppia rispetto alle femmine. Diagnosi precoci da parte degli specialisti, direttive scolastiche e formazioni specifiche per docenti, per la presa a carico di allievi (peraltro spesso con quoziente intellettivo elevato), sono indispensabili per evitare situazioni di sofferenze e frustrazioni, che con il tempo possono portare il ragazzo a disinvestirsi dallo studio. È importante che la scuola riesca ad offrire alle famiglie uno sguardo attento a questi casi.Genitori e docenti di questi allievi hanno più bisogno di stabilire delle collaborazioni, vere e proprie alleanze educative, sempre nel rispetto dei reciproci compiti». Una realtà che ha toccato con mano Giuseppina Cerami Craparotta, mamma di due ragazzi, che si racconta alle pagine 39 e 40. Come lei altri genitori hanno vissuto, o stanno vivendo, esperienze simili. Poi, certo, la maggior parte delle volte tutto fila liscio, il ragazzo riesce ad avere in tempi brevi il supporto di un docente e affrontare il percorso di studi abbastanza serenamente.
Lo studio
In un recente progetto di ricerca - Parere dei genitori sulla collaborazione tra scuola e famiglia - realizzato dall’Alta Scuola pedagogica di Zurigo, Centro Inclusione e Salute nelle Scuole, i risultati complessivi sono tutto sommato positivi. La maggior parte dei genitori interpellati, infatti, esprime fiducia negli insegnanti, si sente sufficientemente informata ed è sicura che i propri figli si svilupperanno positivamente e completeranno la scuola con successo. Questi genitori si sentono presi sul serio e vivono la scuola come sostegno. Gli insegnanti, e soprattutto i docenti titolari di classe, sono citati come importanti sostenitori. Anche se va detto che tre genitori su quattro ritengono di non poter influenzare in modo significativo procedure e decisioni scolastiche e una parte di loro, soprattutto ticinesi, percepisce la scuola anche come fattore di stress. Le principali cause di questo stress sono ansia da prestazione, molti compiti a casa e mancanza di comprensione per situazioni familiari difficili. Anche l’assenza di coinvolgimento nelle decisioni scolastiche è stata menzionata più volte. Emerge chiaro come la soddisfazione dei genitori sia influenzata dall’avere o meno un bambino con Bisogni Educativi Speciali (BES). Se ce l’hanno, sono meno soddisfatte della situazione scolastica. Dai dati risulta, inoltre, che l’atteggiamento dei genitori nei confronti dell’inclusione copre un ampio spettro. Mentre per alcuni è un arricchimento, altri la rifiutano e la vedono come un peso per la scuola. I genitori della Svizzera italiana e francese sembrano avere un atteggiamento più favorevole verso l’integrazione rispetto ai genitori della Svizzera tedesca.
L'aiuto dei pet
Che gli animali avessero un effetto benefico su adulti e ragazzini già l’aveva osservato Sigmund Freud. Il padre della psicanalisi, infatti, negli ultimi anni della sua vita accoglieva i pazienti in compagnia della sua chow chow Jofi. E il tempo gli ha dato ragione. Oggi la pet therapy è entrata a pieno diritto nelle case per anzani, negli istituti per disabili e nelle aule scolastiche. La presenza di un animale, si sa, può ridurre il dolore, l’ansia, la depressione e favorire l’apprendimento. Tra persona e animale si instaura una relazione non verbale, sostenuta da emozioni, sensazioni e gesti. Lo conferma Petra Santini, veterinario comportamentalista, che di tanto in tanto con il suo cane femmina entra nelle aule scolastiche. «La sola presenza dell’animale è benefica», dice Santini che, ogni volta, prima di presentare il cane a una classe prepara i ragazzini, magari con l’ausilio di peluche che ne simulino il comportamento. «Devo garantire il benessere dell’animale, deve sentirsi al sicuro, sereno». Una serenità che poi trasmette ai ragazzini. E Santini ricorda un episodio emblematico. «Stavo organizzando l’esame scritto di una classe di assistenti veterinari e non sapevo a chi lasciare il mio cane. Allora l’ho portato con me. Ed è capitata una cosa impressionante. La sola presenza del cane è riuscita ad abbassare il livello di stress. Vedevo le facce agitate e paonazze di alcuni allievi che si rilassavano appena la mia cagnolona si avvicinava a loro, li annusava e loro allungavano la mano per darle qualche buffetto sul muso».