TREKKING & PANORAMI / Escursioni

I Fortini della fame di Camorino

La facile passeggiata che proponiamo presenta una suggestiva pagina di storia ticinese, inserita in una romantica cornice di paesaggi vignati. Permette di scoprire la linea difensiva costruita nell’Ottocento – e fortunatamente mai messa alla prova – per proteggere i valichi alpini da eventuali attacchi da sud. Lungo il percorso si possono ammirare i vigneti di alcune interessanti cantine ticinesi. L’itinerario è praticabile in ogni stagione, è alla portata di tutti e lo si percorre in meno di 2 ore. Ma prima di iniziarlo è d’obbligo un breve excursus storico sui cosiddetti «Fortini della fame».
Giò Rezzonico
Carla Rezzonico
Giò RezzonicoeCarla Rezzonico
01.01.2022 12:00

 

 

La storia

Le torri che s'incontrano lungo la passeggiata facevano parte di un ampio progetto – la linea di fortificazione Dufour – realizzato negli anni 1853-55 tra Sementina, Monte Carasso, Giubiasco e Camorino per difendere i valichi alpini da eventuali attacchi da sud.

La denominazione di «fortini della fame» viene dalla situazione storica in cui nacquero le costruzioni. In effetti, fu anche per sfamare gli oltre 6000 ticinesi espulsi dal Lombardo-Veneto dalle autorità austriache che furono intrapresi questi lavori. Chiudendo le frontiere alle migliaia di emigranti ticinesi (vetrai, marronai, spazzacamini, fornaciai) che si recavano ogni anno nella pianura lombarda, il governo austriaco, cui quel territorio apparteneva, rispondeva con la forza alle simpatie e agli appoggi che governo cantonale e popolazione riservavano ai moti risorgimentali: in Ticino trovavano infatti ospitalità numerosi esuli politici e i torchi delle tipografie di Lugano e Capolago stampavano e diffondevano scritti antiaustriaci.

L’espulsione dei ticinesi arrivò in un momento di grande crisi, quando i miseri raccolti – dovuti a sfavorevoli condizioni meteorologiche e a malattie delle coltivazioni – e il conseguente aumento dei prezzi dei generi alimentari avevano messo in ginocchio la popolazione. La realizzazione della linea di fortificazione consentì di far lavorare circa 500 uomini per parecchi mesi, alleviando un poco la penosa situazione in cui molti si erano venuti a trovare.

Nel gennaio 2001, si costituì l'Associazione Fortini di Camorino con lo scopo di valorizzare le torri edificate nel lontano 1853.

 

L’itinerario

Il percorso inizia nei pressi della Banca Raiffeisen a Camorino (via in Muntagna 4), è segnalato da cartelli di colore marrone e provvisto di ampi pannelli che inquadrano storicamente i manufatti che si incontrano. 

Si sale verso la collina vignata e subito si scorge la prima delle cinque torri, detta «Ai Scarsitt» (dal cognome di una famiglia patrizia) che si staglia contro il cielo contornata da vigneti. Restaurata dall'Associazione Fortini di Camorino fra il 2001 e il 2007, presenta il caratteristico tetto circolare e numerose feritoie.

Poco oltre, la seconda torre «Ai Munt», simile a quella già vista. La terza torre «Ala Pélera», l'unica a un piano, fu danneggiata da un incendio negli anni Trenta del secolo scorso e si presenta senza tetto. Da quassù, si ha un bel colpo d’occhio sulla pianura sottostante. 

Continuando il percorso segnalato, su un poggio panoramico si raggiunge la quarta torre «Al Sass del Camósc», di cui rimane solo il muro perimetrale. L’ultima torre «Al Pian di Bur», forse perché fu usata come deposito, si mantiene in uno stato discreto. 

Il sentiero scende poi tra i boschi e, passando a poca distanza dall’antica chiesa di San Bartolomeo (inaccessibile), termina vicino al ponte sopra la Morobbia che separa gli abitati di Camorino e Giubiasco. Lì sorge il Grotto Ponte Vecchio, dove si può sostare per uno spuntino nostrano o per una partita a bocce all’ombra di alberi secolari

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