Nella «Toscana del Ticino»
L'itinerario
Il percorso circolare parte da Seseglio, piccolo nucleo ai piedi della collina del Penz. In zona Moreggi, la «sosta dei fungiatt» richiama la ricchezza micologica della collina, con quasi 500 diverse specie di funghi. Camminando tra vigneti e boschi di latifoglie si raggiunge il punto più a meridione della Svizzera in località denominata Laghetto (nonostante non esista nessun lago) e poco oltre s’incontra un belvedere con ampia vista sugli abitati e le zone circostanti. Il pittoresco villaggio di Pedrinate e, isolata sul poggio, la chiesa di Santo Stefano (purtroppo solitamente chiusa) arricchiscono il percorso con la loro storia.
Una curiosità: lungo il sentiero si notano molte betulle disposte in fila. Si narra che con il loro tronco bianco di notte servissero da punto di riferimento per i contrabbandieri. A questo proposito consigliamo di leggere in particolare un'opera del noto scrittore ticinese Alberto Nessi: «Terra matta». Nato e cresciuto all'ombra della «ramina», la rete metallica che divide Svizzera e Italia, l'autore ne racconta le vicende rivisitando pagine di storia: l'andirivieni a cavallo del confine – una linea che divide ma qualche volta unisce – per le spese o la visita ai parenti, il contrabbando, le fatiche di contadini e scalpellini.
Lungo il tragitto l’escursionista incontra numerosi pannelli informativi con notizie sugli innesti e i vivai viticoli, sul ciclo vegetativo della vigna e sui metodi di protezione dalle malattie.
La storia del vino in Ticino
L’introduzione del vitigno Merlot in Ticino risale a poco più di un secolo fa. La sua coltivazione, che a poco a poco ha soppiantato quella dei vitigni autoctoni, fu fortemente promossa dallo Stato dopo che i vigneti ticinesi furono distrutti, come quelli di mezza Europa, dalla filossera, una malattia proveniente dall’America.
In Ticino i vini prodotti con uve Merlot hanno impiegato molto tempo ad affermarsi. Alcune cantine sociali e qualche azienda iniziarono a promuovere questa produzione verso la metà del Novecento. A far conoscere il vino Merlot ticinese al nord delle Alpi fu soprattutto la ditta Matasci di Tenero con il suo «Selezione d’Ottobre», ancora oggi molto diffuso.
La grande rivoluzione dell’enologia ticinese risale invece agli anni Ottanta del secolo scorso ed è legata a un nucleo di intellettuali svizzero-tedeschi con formazione accademica che scelsero il Ticino come patria d’adozione, attratti dal clima e dalla cultura latina. Fu questo gruppo, capeggiato da Christian Zündel, Daniel Huber, Werner Stucky e Adrian Kaufmann, a portare un rinnovamento nel mondo enologico cantonale e a proporre vini che si ispiravano alla tradizione dei Bordeaux.
Contemporaneamente però anche alcuni «padri» della moderna enologia ticinese – Fabio Arnaboldi, Luigi Zanini, Cesare Valsangiacomo, Claudio Tamborini e Sergio Monti – avevano imboccato questo stesso orientamento e avevano iniziato a seguire corsi all’università di Bordeaux. Oggi un numero sempre maggiore di giovani, dopo aver studiato enologia, decide di tornare in Ticino per mettere in piedi un’azienda in cui vinificare le proprie uve.