Che cosa ha detto Elon Musk ai dipendenti di Twitter?
Sembrava vicino, anzi vicinissimo a mollare l’affare. E invece, Elon Musk ha parlato ai dipendenti di Twitter per la prima volta da quando ha (quasi) messo le mani sulla piattaforma social. Lo ha fatto organizzando una videoconferenza, allo scopo di rispondere a una domanda cruciale che circola fra il personale. L’unica davvero importante. Ovvero, «signor Musk ma lei che intenzioni ha?».
Lo spettro di TikTok
Di risposte vere e proprie, invero, il miliardario patron di Tesla e Space X non ne ha date. Stando ai resoconti forniti dai media americani, tuttavia, il primissimo obiettivo di Musk è legato agli utenti. Sì, Twitter deve crescere e arrivare al miliardo di cinguettatori (l’aumento, se la strategia funzionasse, sarebbe di 700 milioni di persone).
Il tutto, leggiamo, diversificando le proprie fonti di reddito. Musk, a tal proposito, aveva ventilato l’ipotesi di sviluppare abbonamenti. Un modo, agli occhi dell’imprenditore, per eliminare gli account fasulli e nello specifico i bot, vero e proprio nodo gordiano dell’intera procedura di acquisto. Una polemica, questa, che l’uomo avrebbe comunque risparmiato ai dipendenti.
Musk, fra le altre cose, ha ribadito di essere insoddisfatto dei risultati finanziari dell’azienda e definito noiosa l’esperienza media di un utente. Di qui i riferimenti a TikTok e WeChat, social cui il miliardario avrebbe strizzato l’occhio nella speranza che Twitter, un domani, vi somigli almeno un po’. Gli analisti, al riguardo, si aspettano una decisa svolta verso i video da parte della piattaforma. Ma siccome Musk è stato vago e, soprattutto, è capace di cambiare idea nello spazio di un nanosecondo, nessuno ha provato a disegnare davvero il Twitter che verrà.
La politica
Durante la videoconferenza c’è stato spazio altresì per parlare di politica o, meglio, della visione politica di Musk. Libertario per alcuni, anarchico se non insurrezionalista per altri, il patron di Tesla e SpaceX punta alla totale libertà di espressione tant’è che criticò la decisione di cacciare Donald Trump da Twitter.
Il fatto, tuttavia, è che Musk si dimentica – o preferisce non citarla – della cosiddetta amplificazione algoritmica. Ovvero, del fatto che fake news e fenomeni di cyberbullismo arrivano a un pubblico enorme proprio grazie alla spinta dell’algoritmo. Il dibattito pubblico e democratico, così facendo, è minacciato. Non a caso, i governi di tutto il mondo chiedono una maggiore (e migliore) regolamentazione. L’UE, in questo senso, è in prima linea da tempo. La visione di Musk, dunque, agli occhi dei dipendenti non sarebbe neutra ma vicina alle sfere del Partito repubblicano. E infatti, proprio Musk ha dichiarato che potrebbe sostenere l’ultraconservatore Ron DeSantis alle presidenziali del 2024. La domanda, anche qui, è importante: può il proprietario di Twitter permettersi un simile endorsement?
Musk, detto ciò, anche davanti ai dipendenti di Twitter si è professato moderato. Cionondimeno, ha ribadito l’importanza di moderare meno, o comunque in modo meno rigido, i contenuti. Il tutto entro i limiti consentiti dalla legge. Peccato, però, che Twitter sia criticato – ovunque nel mondo – per il suo lassismo di fronte ai discorsi d’odio e la disinformazione. Più che uno strumento democratico, a detta di alcuni, la piattaforma è uno strumento per indebolirle, le democrazie.
È interessante notare, fra l’altro, come anche i dipendenti di SpaceX siano irritati dai continui commenti politici (e politicizzati) di Musk.
E il telelavoro?
Altro punto: le condizioni di lavoro e la cosiddetta cultura aziendale. Di che preoccuparsi, considerando le voci e le illazioni riguardanti tanto Tesla quanto SpaceX. Ai dipendenti di Space X che chiedevano, tramite una lettera, di migliorare e rendere più inclusivo il clima lavorativo e di «definire e rispondere in modo uniforme a tutte le forme di comportamento inaccettabile», è notizia di questi giorni, Musk ha risposto con una serie di licenziamenti (almeno cinque). Recentemente, invece, avevamo parlato di Musk contro il telelavoro. Un contrasto, netto, con le attuali disposizioni di Twitter: qualora lo desiderassero, i 7.500 dipendenti dell’azienda possono infatti lavorare da remoto. Musk, stando al New York Times, sull’argomento è rimasto sul vago. Avrebbe detto che lavorare per un social non è come assemblare automobili, ma ha chiarito che lui, beh, è sempre e comunque per il faccia a faccia. Il tutto, va da sé, senza specificare se intende effettuare tagli al personale all’interno di Twitter.
Dulcis in fundo, pur parlando ai dipendenti e, quindi, confermando di voler tenere fede alla promessa di acquisto, Musk non ha detto molto in merito all’affare. Pensando alla Borsa, il prezzo di Twitter è del 30% (circa) più basso rispetto ai 44 miliardi di dollari proposti a metà aprile. Segno, evidentemente, che attorno all’acquisizione c’è ancora parecchia sfiducia sebbene molto abbia fatto la crisi del mercato azionario legato ai titoli tech.
