«Così Google educa sul clima»: successo mondiale per un'iniziativa svizzera
Alcuni se ne saranno accorti subito. Altri magari non ci hanno ancora fatto caso. Da un paio d'anni, cercare su Google l'offerta migliore per farsi un bel viaggio all'estero non porta più, solamente, informazioni su costo dei biglietti e orari. Dal 2021, con il progetto Google Travel Sustainability, il motore di ricerca è in grado di fornire ai propri utenti anche un dato che, volenti o nolenti, sarà destinato a entrare sempre più spesso nell'equazione: le emissioni di CO2 per passeggero. Mentre compagnie e governi si pongono obiettivi per tagliare l'inquinamento e cercare una soluzione alla sempre più pressante emergenza climatica, Google ha fornito alla popolazione uno strumento per prendere decisioni più consapevoli sui propri spostamenti. «Questo volo emette l'8% di emissioni in meno», suggerisce garbatamente la nuova colonna, posizionata, in modo strategico, vicino alla voce "costi". Colpisce che l'iniziativa non sia venuta da Mountain View, sede centrale dell'azienda, ma dalla filiale svizzera di Zurigo. E che a promuovere e guidare il team che ha portato all'implementazione mondiale di questo strumento sia proprio un ticinese, Patrik Reali. Nato e cresciuto a Lugano, dopo aver studiato informatica al Politecnico di Zurigo è stato assunto da Google Svizzera agli inizi del 2005, quando i collaboratori erano una ventina (oggi sono 5 mila). Reali, responsabile tecnico del progetto "viaggi sostenibili" di Google, è a Lugano oggi per una conferenza sul tema Google Travel Sustainability organizzata dalla Fondazione Möbius (vedi box a fine articolo). Lo abbiamo intervistato.
Questione di dati
Google Travel Sustainability, dicevamo, è stato lanciato ufficialmente nel 2021. Ma l'ideazione risale a un paio di anni prima. «La ricerca dei voli su Google (Google Flights, ndr) esiste già da 11 anni. Ma a Zurigo volevamo fare di più, mostrare l'impatto ambientale per ogni collegamento», ci spiega Reali. Per questo è stato lanciato Google Travel Sustainability, un progetto tutto svizzero che il gigante di Mountain View ha implementato a livello globale. «L’idea che abbiamo avuto è portare trasparenza nel settore e rendere i nostri utilizzatori coscienti dell'inquinamento prodotto da ogni volo». D'accordo, ma come? «La metrica standard per misurare l'impatto climatico, in questi casi, è l’emissione di CO2. Per questo abbiamo deciso di mostrare quanti chili di anidride carbonica viene prodotta per passeggero per ogni collegamento». Ecco, quindi, l'esempio. Programmiamo, per il prossimo mese, un weekend lungo a Parigi (27-30 luglio) con partenza da Milano, per due persone. Interrogare Google sui voli migliori porta immediatamente a una tabella che, fra i risultati, mostra le emissioni, sommate, dei due passeggeri: simili i numeri per Ryanair ed Airfrance (rispettivamente, 129 e 122 kg di CO2). Meglio easyJet (114) e Vueling (95). Filtri, poi, possono essere applicati per ordinare i risultati in base al meno inquinante. La scelta, quindi, sta all'utente. Attenzione, però: «Si parla di impatto ambientale da lungo tempo, ma è un’area in cui bisogna ancora educare molto. I dati vanno interpretati: anche il volo con minor emissioni ha un impatto ambientale enorme. Vogliamo evitare dunque di definirlo, semplicemente, il volo "migliore" dal punto di vista climatico: sarebbe greenwashing».
Lo si può immaginare: raccogliere questa mole di informazioni, stilare una simile lista, e tenere il tutto in costante aggiornamento, non è un'impresa facile. «Quando abbiamo fatto partire il progetto, pensavamo che esistesse già uno standard, che i dati sul consumo per ogni volo (e per ogni compagnia aerea) fossero già disponibili al pubblico. Per le automobili, del resto, funziona così: il cliente sa quanto consumerà l'auto che sta comprando. Ma per l'aviazione, prima di Google Travel Sustainability, la situazione era molto frammentata e caotica. I dati erano confidenziali oppure forniti secondo specifiche agende delle compagnie, che tendevano a mettere in evidenza solo i numeri a proprio favore».
L'azione internazionale, del resto, si concentra su alcune scadenze. Il particolare, il 2030 e il 2050 segneranno due momenti importanti per il rispetto degli impegni presi sulla riduzione prima — e azzeramento poi — delle emissioni di gas a effetto serra. «Abbiamo 30 anni per risolvere questo problema. Per noi, Google Travel rappresenta un'opportunità di velocizzare il processo e aiutare il mercato ad affrontare la tematica. Abbiamo bisogno di parlare la stessa lingua, usare gli stessi dati», spiega il responsabile tecnico del progetto di Google. Un'idea abbracciata anche dalla concorrenza: «Ora non siamo più gli unici a lavorare con questi numeri, altri motori di ricerca stanno adottando il nostro modello. La diffusione di questo progetto ne aumenta la serietà».
Feedback positivi
Grazie a questo strumento, insomma, fare una scelta un po' più oculata, dal punto di vista ambientale, è meno complicato. Ma quanti hanno cambiato abitudini? «È difficile fornire dati precisi: noi non vendiamo i biglietti aerei e la scelta finale, dunque, avviene sul sito della compagnia. Fra i turisti, che normalmente guardano al prezzo (e non sempre le offerte più ecologiche sono anche quelle più economiche, ndr), la scelta rappresenta una forma di volontariato: i numeri sono a disposizione, poi sta al privato decidere se investire nel biglietto più ecologico». Ma c’è anche un altro importante gruppo, fatto di utenti professionali. «Questi guardano più attentamente i dati delle emissioni, a volte spinti da policy delle proprie ditte. I dati da noi raccolti aiutano le aziende a far rispettare le proprie politiche ambientali, con i dipendenti incoraggiati a prendere voli dal minor impatto».
Il feedback è stato positivo: «Le persone apprezzano la trasparenza, la possibilità di capire come funzionano, realmente, le cose. Ma ciò che ci ha sorpreso maggiormente è l’interesse mostrato dall’industria aeronautica. L'apertura a creare nuove collaborazioni e a pubblicare i propri dati ci ha permesso di andare avanti, migliorare il nostro modello e introdurre nuovi fattori. La tecnologia dietro i voli evolve rapidamente, perciò dobbiamo adattarci anche noi. Saremo occupati per i prossimi 20 anni, fino al giorno in cui – si spera – il problema sarà risolto e tutti i voli saranno sostenibili».
Non solo aerei
Ma Google non si è fermato agli aerei. «Recentemente abbiamo lanciato gli attributi di sostenibilità sulla ricerca degli alberghi», ci spiega Reali. «Ciò permette, a chi consulta Google per cercare un alloggio, di verificare se il determinato hotel è in possesso di certificazioni di ecosostenibilità o attestati simili». Tornando al nostro esempio parigino, basta passare dalla sezione "Voli" a quella "Hotel" per trovare alloggi per due persone non lontani dalla Tour Eiffel. E con un click sulla voce "Sostenibilità", ecco gli alberghi "Eco-certificati".
Intanto, un terzo aspetto di Google Travel Sustainability è in via di implementazione, «ed è già parzialmente utilizzabile: permetterà di vedere se un volo è sostituibile in modo conveniente con un treno meno inquinante. Da fine 2022 abbiamo cominciato a proporre una ricerca per i treni a lunga distanza in Europa. Non si tratta di un vero e proprio lancio, ma di un avvio progressivo di questo strumento. Fra un paio di mesi dovrebbe coprire la maggior parte delle tratte a lunga distanza in Europa. Anche qui, l’obiettivo è permettere una scelta». Il lavoro necessario a mettere online questi dati si sta dimostrando ancora più difficile: «Paradossalmente, per i treni la questione è più complessa che per gli aerei. Bisogna scoprire da dove proviene la corrente elettrica. Se, come in Svizzera, proviene spesso da una centrale idroelettrica, allora possiamo parlare di un treno quasi neutrale a livello di emissioni». Ma se l’energia utilizzata per alimentare il treno proviene da una centrale a carbone, il discorso cambia. «In un caso simile le emissioni sarebbero più vicine a quelle di un aereo. Indubbiamente oggi il treno rimane l'opzione migliore ma, a dipendenza dalla sorgente di energia utilizzata per alimentare i convogli e, soprattutto, dall'evoluzione dei carburanti sintetici usati per l'aviazione, a lungo termine ciò potrebbe cambiare».
Ma che cosa significa lanciare un progetto incentrato sui viaggi in piena pandemia? Le limitazioni alla mobilità hanno tarpato le ali di Google Travel? «No, in realtà la pandemia ha aiutato molto», risponde Reali. «Quando si lancia un nuovo progetto, è normale avere qualche preoccupazione: che impatto avrà su utenti e aziende interessate? E se questo strumento facesse perdere voli ad alcune compagnie aeree? I problemi sarebbero potuti essere diversi. Lanciare Google Travel Sustainability durante la pandemia, quando non volava nessuno, ha permesso di introdurre il cambiamento senza generare caos».
Ottimismo
Ma parliamo di politiche interne. Google, come altre aziende del Big Tech, consuma. E parecchio. Insieme ad Amazon, Apple, Meta e Microsoft, è responsabile di emissioni superiori a quelle di interi Paesi. Cosa fa l'azienda di Mountain View per limitare il proprio impatto climatico? «Fra centri di calcolo e uffici, far scendere il consumo energetico, per Google, è una priorità. Essere sostenibili, dunque, porta anche dei vantaggi economici». L'azienda, precisa Reali, è formalmente "carbon neutral" dal 2007. Ciò significa che ogni tonnellata di CO2 emessa viene compensata con crediti spesi per progetti e ricerche a favore dell'ambiente. «Non solo: recentemente, per alimentare i propri data center, Google ha siglato una serie di contratti per l'acquisto di energia da fonti rinnovabili, che porterà all'azienda ben 6 gigawatt. Entro il 2030 contiamo non solo di essere neutrali, ma di essere completamente carbon free (non emettere più CO2, ndr)».
Lanciare progetti per migliorare la ricerca online e fornire nuovi strumenti di sensibilità climatica è diventata una sorta di sfida: «C’è una competizione interna per vedere chi riesce a esporre più dati e a rendere il mondo più partecipe dell’argomento climatico. Vogliamo far capire che la crisi si può risolvere. Non è qualcosa fatto dall'oggi al domani, ci vuole un impegno costante di tutta l’industria e del pubblico, ma si può fare. Il ruolo di Google in questo campo è essere trasparenti, fornire informazioni ed educare la gente sul problema».