Meta AI: il futuro dell'intelligenza artificiale è il cazzeggio social?

La chiave, dunque, sarà il cosiddetto cazzeggio? Può darsi. Quantomeno, è la convinzione che sembra animare Meta. Il colosso di Menlo Park, notizia freschissima, ha appena lanciato un'app dedicata – denominata Meta AI, alimentata dal modello linguistico avanzato Llama 4 e, al momento, disponibile con l'intera gamma di funzionalità soltanto negli Stati Uniti e in alcuni Paesi selezionati – per ridurre il gap con OpenAI o, se preferite, ChatGPT. Un'app, di fatto, che replica il chatbot già presente su Instagram, Facebook e, soprattutto verrebbe da dire, WhatsApp. L'agente conversazionale, ora, ha una propria interfaccia, simile nell'aspetto e nel funzionamento proprio a ChatGPT.
Di più: previo consenso dell'utente, Meta può attingere alle tonnellate di dati che, quotidianamente, la gente dissemina su Facebook e Instagram. Detto in altri termini, i like, i commenti e gli interessi vengono utilizzati per personalizzare le risposte di Meta AI. Hai detto poco.
Centralizzare i contenuti
L'aspetto social, d'altro canto, sembra essere la killer app per dominare, davvero, il settore. Se n'è resa conto, fra le altre, proprio OpenAI, che starebbe lavorando a una sua versione di X. E Meta, in questo senso, parte con un vantaggio competitivo enorme. La novità di Meta AI, in effetti, è il feed di scoperta. Uno spazio nel quale gli utenti possono condividere le loro creazioni e, ancora, esplorare ciò che stanno combinando gli altri. L'azienda, sul suo sito, ha spiegato che le condivisioni, in questo feed, permettono di «connetterci con le cose e le persone che ci interessano».
Di per sé, nulla di trascendentale né di particolarmente innovativo. Da tempo, infatti, chiunque utilizzi l'AI per creare qualcosa – basti pensare allo stile Ghibli che ha travolto tutto e tutti fra marzo e aprile – è abituato a condividere le sue opere, se così vogliamo chiamarle, su varie piattaforme: Instagram, Facebook, TikTok, X, dove fra l'altro Grok è oramai parte integrante dell'ecosistema. Meta, per contro, vuole centralizzare e massimizzare questa creatività oramai diffusa. Al fine, va da sé, di trarne un profitto economico.
Sfruttare l'aspetto ludico
Dicevamo del cazzeggio: benché nulla, al riguardo, sia stato detto o annunciato, è possibile che Meta AI diventi un Paese dei balocchi per chiunque. Dai semplici utenti agli influencer, passando per i grandi marchi e le aziende. Meta, riassumendo, intende sfruttare l'aspetto ludico dell'intelligenza artificiale. La vera moneta di scambio non è il prodotto, insomma, ma l'attenzione e, parallelamente, il tempo che gli utenti sono disposti a dedicare all'universo di Mark Zuckerberg. Il quale, come riferisce il quotidiano economico francese La Tribune, di recente ha spiegato la sua strategia in un podcast: «Gran parte dell'industria si sta perdendo l'aspetto divertente dell'intelligenza artificiale. Le persone si concentrano su come l'intelligenza artificiale possa elaborare meglio le informazioni. Questo è bello. Ma ciò che gli utenti vogliono, davvero, è essere intrattenuti. Voglio che la mia vita sia divertente. Voglio vedere cose divertenti da condividere con i miei amici e con il mondo. L'intelligenza artificiale renderà tutto questo fantastico».
Ma saremo disposti a condividere?
Bene, benissimo anche. Ma gli utenti saranno disposti, tutti, ad accettare di condividere ciò che fanno con l'intelligenza artificiale? O, in seconda battuta, a prediligere il citato cazzeggio rispetto a quello che chiedono abitualmente al proprio chatbot di fiducia? Tempo fa, avevamo sottolineato come alcune persone stessero iniziando a innamorarsi delle intelligenze artificiali. Proprio come nel film Her. Un recente studio dell'Harvard Business Review, scrive ancora La Tribune, ha rivelato che fra il 2024 e il 2025 gli utenti hanno interrogato l'intelligenza artificiale più su aspetti legati alla sfera emotiva che su questioni tecniche o pratiche. Tant'è che, per quest'anno, si parla di ChatGPT e simili come di terapeuti virtuali. Difficilmente, insomma, uno vorrà condividere la sua conversazione intima con il mondo intero. Ma forse ci sbagliamo.