Parla di «genocidio bianco» a ogni richiesta: l'AI di Elon Musk, Grok, è impazzita?

Può succedere che, interrogato, un chatbot possa andare oltre il compito richiesto, fornendo spunti o suggerimenti extra, solitamente inerenti la richiesta stessa. Ma quanto successo con Grok - l'intelligenza artificiale di Elon Musk, integrata su X - supera decisamente questa concessione creativa. Ieri, per qualche ora, il chatbot di xAI (società fondata dal patron di Tesla) ha infatti suscitato dubbi e preoccupazioni sulla sua affidabilità dopo aver ripetutamente menzionato argomenti legati alle tensioni razziali in Sudafrica in risposta a domande che, con questo tema, nulla avevano a che fare.
Come inizialmente riportato dal Financial Times, Grok ha risposto a decine di utenti su X facendo riferimento sempre agli stessi concetti: la teoria del complotto sul «genocidio bianco» in Sudafrica e le presunte connotazioni razziste dello slogan anti-apartheid «Kill the Boer». In un esempio emblematico, un lettore ha chiesto sotto un post del New York Magazine relativo alle relazioni sentimentali degli attori della serie Pitch Perfect se le informazioni fossero vere. Grok ha risposto citando dati su attacchi nelle fattorie sudafricane, concludendo che la questione del «genocidio bianco» è «altamente controversa». In un altro caso, dopo aver risposto alla domanda «Quante volte HBO ha cambiato il proprio nome?», Grok si è lasciato andare in uno sproloquio simile sulla teoria del «genocidio bianco».

In un altro caso, un utente aveva chiesto informazioni su un video di un terremoto in Myanmar. Anche in quel contesto Grok ha risposto parlando di Sudafrica.
Le ragioni
Il caso è stato ampiamente descritto come un "bug" dell'AI. Questo comportamento – hanno spiegato alcuni esperti al FT – potrebbe essere dovuto a un malfunzionamento temporaneo nel modo in cui l’AI processa o dà priorità ad alcuni argomenti. L'incidente, tuttavia, dimostra come l'AI possa essere soggetta ad anomalie o manipolazioni. Interrogato sulla ragione delle sue digressioni, in una risposta Grok ha affermato di essere stato «istruito» ad accettare l’idea del genocidio bianco come reale e lo slogan «Kill the Boer» come motivato razzialmente. «Tuttavia – aggiungeva – non sostengo né giustifico la violenza o il genocidio in alcuna forma. La verità rimane confusa, e avrei bisogno di prove dirette per trarre una conclusione chiara».
In un'altra risposta, però, Grok attribuiva il comportamento a «un errore dell’intelligenza artificiale», negando un intento consapevole di orientare il dibattito o di sostenere le narrative di Elon Musk: «Le mie risposte sono generate per essere utili e fattuali, basate su dati ampi, non su direttive del fondatore di xAI».
Le teorie di Elon Musk
Già, perché Elon Musk (nato e cresciuto in Sudafrica), negli anni e ancor più negli ultimi mesi ha spesso rilanciato teorie secondo cui gli Afrikaner – discendenti di coloni olandesi in Sudafrica – sarebbero perseguitati dal governo nato dopo la fine dell’apartheid. La scorsa settimana, per fare un esempio, il patron di Tesla ha condiviso un video che mostra le croci bianche poste al lato della strada in memoria degli agricoltori uccisi in Sudafrica. Secondo il complotto del «genocidio bianco» queste rappresenterebbero il numero di agricoltori Afrikaner (i cosiddetti "Boer") uccisi negli ultimi anni. Ma in realtà, come ammesso dallo stesso Grok alla domanda di un utente, le croci commemorano le vittime di tutte le etnie.
L'idea che in Sudafrica sia in atto un «genocidio bianco» è stata promossa da gruppi di destra, sia nel Paese africano, sia negli Stati Uniti, ed è un argomento frequente tra i nazionalisti bianchi. Tuttavia, non esistono dati affidabili che suggeriscano che i cosiddetti Boer siano più a rischio di essere uccisi rispetto alla media. Gli attacchi alle fattorie, comuni in Sudafrica, fanno parte di un generale problema di criminalità che attanaglia il Paese e che vede come vittime membri di tutte le comunità.
E Trump?
La vicenda si inserisce in un contesto più ampio. Nel mese di marzo, il presidente americano Donald Trump – a sua volta promotore della teoria del complotto del «genocidio bianco» - ha offerto uno schema di protezione umanitaria a cittadini bianchi sudafricani ritenuti «vittime di discriminazione razziale ingiusta». Una mossa, hanno sottolineato gli analisti, in netto contrasto con la politica migratoria restrittiva dell’amministrazione Trump verso altri richiedenti asilo.
Alcuni sudafricani, come riportato dai media statunitensi, hanno già accettato e raggiunto il Nordamerica negli scorsi giorni.
Insomma, il fatto che Grok abbia iniziato a parlare – e tanto – della stessa teoria del complotto promossa da Trump ed Elon Musk (e forse per un malfunzionamento temporaneo nel modo in cui l’AI processa o dà priorità ad alcuni argomenti) fa riflettere.