Tecnologia

Perché Elon Musk vuole «aprire» l'algoritmo di Twitter?

Proviamo a dare una risposta assieme ad Antonio Carzaniga, professore e membro fondatore della Facoltà di scienze informatiche dell'USI
Marcello Pelizzari
30.04.2022 16:56

I social network sono diventati una parte integrante delle nostre vite e, soprattutto, della nostra dieta mediatica. Parliamo di notizie, sì. E del modo in cui vengono selezionate dai famosi, e famigerati, algoritmi. Affinché si adattino alle nostre abitudini. Sviluppati in gran segreto, spendendo miliardi e miliardi di dollari, gli algoritmi hanno fatto le fortune di colossi come Meta suscitando, sul fronte politico, non poche preoccupazioni. Poiché hanno, o avrebbero, un impatto su disinformazione e discorsi di odio, fra le altre cose. Elon Musk, dopo aver messo sul piatto 44 miliardi per accaparrarsi Twitter, ha giurato di voler rendere gli algoritmi della piattaforma «open source». Il motivo? A suo dire, per promuovere la trasparenza e la libertà di parola. Difficile capire che cosa si cieli dietro a una mossa del genere. O, ancora, quali potrebbero essere le conseguenze. A noi, per ora, preme capire esattamente di che cosa stiamo parlando. Ad esempio: che cos'è un algoritmo, concretamente? Abbiamo girato questa e molte altre domande ad Antonio Carzaniga, professore ordinario e membro fondatore della Facoltà di scienze informatiche dell'USI.

1. Che cos'è un algoritmo?
«Un algoritmo – spiega Carzaniga – è una specie di ricetta. I computer, nei telefoni, nelle auto, negli aerei, nei sistemi come Twitter, ovunque, elaborano informazioni, risolvono problemi e interagiscono con il resto del mondo». E ancora: «Gli algoritmi determinano il 'come' lo fanno. Per esempio, uno smartphone può elaborare e modificare una foto per mettere in risalto certi colori e certe forme. L'essenza dell'elaborazione dell'immagine, ossia il modo in cui l'elaborazione viene svolta, è un algoritmo».

2. Perché gli algoritmi sono importanti per i social network?
«Sistemi come Twitter e Facebook – prosegue il nostro interlocutore – classificano informazioni (messaggi, immagini, video) per decidere se, come e quanto diffonderle tra i propri utenti. E allo stesso modo classificano gli utenti stessi. Gli algoritmi che decidono come classificare informazioni e utenti hanno quindi un ruolo fondamentale nella circolazione di informazioni che questi sistemi inducono».

3. D'accordo, ma come funzionano concretamente?
La parola ancora a Carzaniga: «Mi riferisco a un esempio specifico e semplifico enormemente: consideriamo la classificazione di un messaggio Twitter come veritiero o meno. Si comincia di solito estraendo dati salienti dal messaggio, come parole chiave che possono indicare fatti o soggetti di discussioni o anche sentimenti. Poi si confrontano questi elementi essenziali del messaggio con parametri prescelti e con modelli statistici derivati da altri messaggi e altri utenti. In sostanza, si dà un 'punteggio' al messaggio sulla base di valutazioni prestabilite, sui suoi elementi chiave e sulla base della similitudine con altri messaggi pre-classificati».

Bisognerebbe riflettere se sia opportuno che sistemi come Twitter possano avere questo ruolo cruciale, ma se un tale ruolo c'è, renderlo trasparente mi sembra un bene
Antonio Carzaniga, professore USI

4. Perché Elon Musk vuole rendere «open source» l’algoritmo di Twitter?
«Come dicevo, Twitter è un mezzo di comunicazione di massa e non è neutrale» chiarisce il professore. «Controlla chi e cosa promuovere o censurare, per ragioni economiche o pressioni politiche o altro. Credo che l'idea a cui allude Musk sia di rendere più trasparenti i meccanismi di questo controllo. Bisognerebbe riflettere se sia opportuno che sistemi come Twitter possano avere questo ruolo cruciale, ma se un tale ruolo c'è, renderlo trasparente mi sembra un bene. Detto questo, non so giudicare le intenzioni di Musk. Magari vuole contrastare la tendenza recente delle piattaforme come Twitter di sopprimere voci eterodosse o comunque considerate fuorvianti o false. O magari Musk vuole 'monetizzare' Twitter in modo nuovo. Comunque mi sembra che Musk sia molto bravo a parlare e a far parlare di sé, e anche in questo caso ci è riuscito bene».

5. Si tratta di un’operazione rischiosa o, peggio, che pone seri problemi per il buon funzionamento di Twitter?
«Non vedo alcun problema tecnico» chiosa Carzaniga. «Per il resto dipende da cosa s'intende per buon funzionamento di Twitter. Supponendo che effettivamente si voglia ridurre il controllo o perlomeno renderlo trasparente, il giudizio di merito dipende dall'interlocutore. Per alcuni Twitter è già troppo permissivo e dà 'diritto di parola a legioni di imbecilli', come pare abbia detto Umberto Eco parlando dei social media. Per altri quello è un errore tattico ed è quindi meglio aprire (o riaprire) Twitter. Per altri, ancora, la questione è proprio quella fondamentale del diritto di parola che si va a perdere sull'onda della presunta salvaguardia della verità sempre più autoritaria e sempre meno autorevole».

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