Francia

A Bordeaux, nella regione dei grandi vini

Dopo alcune interessanti scoperte lungo il tragitto tra il Ticino e Bordeaux (Le Puy-en-Velay, Conques e Rocamadour) visitiamo le città (amore a prima vista) e le regioni dove si producono i prestigiosi Grands Crus. Raggiungiamo il mare, dove ci inerpichiamo sulla duna più elevata d’Europa (105 metri). Sulla via del ritorno scopriamo il Périgord Noir, risalendo il fiume Dordogne lungo un’opulenta valle dominata da una schiera di roccaforti.
Giò Rezzonico
01.04.2013 12:00

Itinerario

(aprile 2013)

  • 1° giorno Ticino – Le Puy-en-Velay (610 km)
  • 2° giorno Le Puy-en-Velay – Conques – Rocamadour – Sauternes (590 km)
  • 3° giorno Sauternes – La Brède – Bordeaux (110 km)
  • 4° giorno Bordeaux
  • 5° giorno Bordeaux – Arcachon – Pyla-sur-Mer (80 km)
  • 6° giorno Bordeaux – Haut-Médoc – Libourne (140 km)
  • 7° giorno Libourne – Château La Fleur-Pétrus – Saint-Émilion (70 km)
  • 8° giorno Saint-Émilion – Périgord Noir – Sarlat-la-Canéda (150 km)
  • 9° giorno Sarlat-la-Canéda – Ticino (930 km)

 

Durata del viaggio: 9 giorni

Operatore turistico: Organizzato in proprio

  

  

 

 

La Francia, come anche l’Italia e la Spagna, rappresenta una meta vicina, ricca di spunti e di scoperte. Rimango sempre più affascinato dall’atmosfera che si percepisce nelle cittadine francesi e dalla pace che ispirano i vasti panorami di campagna. L’itinerario che sto per descrivere non presenta nessuna punta eclatante o particolarmente spettacolare, ma si compone di una serie di perle che infilate una dopo l’altra in un filo conduttore coerente permettono di assemblare una collana davvero piacevole, costituita da natura, cultura ed enogastronomia. La meta del viaggio è la regione di Bordeaux con la sua straordinaria tradizione enologica. Il nostro intento non era però quello di girare per cantine, bensì la scoperta di un territorio che dà origine ai migliori vini al mondo. Anche lungo la strada di andata e ritorno dal Ticino, grazie alla guida della Michelin Verde, ci siamo imbattuti in alcune piacevoli sorprese.

 

Borghi medievali lungo il tragitto

E iniziamo allora da una di queste scoperte: Le Puy-en-Velay, a circa sei ore d’auto dal Ticino. Situata nel fertile bacino bagnato dalla Loira, la città è famosa per i suoi picchi di origine vulcanica (les puys) che spuntano dalla pianura e dai quali si godono splendidi panorami. Il sobrio centro storico, caratterizzato da austeri edifici in granito e lava, è dominato dalla splendida cattedrale romanica (XI e XII secolo) di influenza araba. Costituiva una tappa, come altri edifici religiosi che incontreremo successivamente, sul cammino dei fedeli in pellegrinaggio verso Santiago di Compostela. Sin dal XVII secolo Le Puy-en-Velay è nota anche per i suoi pizzi al tombolo. In campo gastronomico sono rinomate le sue lenticchie, che si possono gustare nei ristoranti. 

Prima di raggiungere il Bordolese zigzaghiamo tra l’Auvergne e il Périgord alla scoperta di altri due borghi medievali: Conques e Rocamadour. Oltre tre ore di automobile su strade secondarie ci separano dalla prima meta, situata in una valle sperduta. Tanto che ci chiediamo se valesse davvero la pena di allungare il percorso. Un dubbio che scompare immediatamente quando ci troviamo davanti uno splendido borgo con i suoi edifici dorati dai raggi del sole. A Conques il tempo sembra essersi fermato e si può immaginare lo stupore dei pellegrini in cammino per Santiago di fronte a questa piccola perla costruita a forma di conchiglia (da qui il nome). Forse per la sua posizione discosta il villaggio è poco compromesso dal turismo, sebbene la sua chiesa dell’XI secolo offra uno splendido portale romanico e un tesoro di oreficeria religiosa tra i più importanti di Francia.

In posizione spettacolare, situato sulle falesie della gola scavata dal piccolo fiume Alzou, sorge il borgo di Rocamadour, dominato dal suo castello, che si erge a 125 metri dal fondovalle e con il quale è collegato da un ascensore. A metà montagna, tra l’abitato e il castello, si trova la città religiosa del XII secolo, importante meta di pellegrinaggio nel passato. Lungo il fiume si allinea invece una pittoresca confusione di vecchie case, vie a gradini, torri, piccole piazze a terrazza, chiese e cappelle. Data la sua posizione vicina all’autostrada che collega Parigi a Toulouse e avendo fatto molte concessioni al turismo Rocamadour non ha il fascino magico di Conques. Non si lasci il villaggio prima di aver assaggiato il torrone locale (nougat): una vera leccornia!

 

Da Sauternes verso Bordeaux

In serata – siamo al secondo giorno di viaggio – giungiamo a Sauternes. Poche case, strette attorno a una chiesetta, sorgono all’interno di un’enorme estensione di vigneti. Il villaggio che dà il suo nome al vino bianco più famoso al mondo: Chateau d'Yquem Sauternes. Solo le cantine di una zona molto ristretta hanno però diritto a stampare sull’etichetta la prestigiosa denominazione.

In autunno in questa vallata, attraversata dal fiume Ciron (affluente della Garonne), quando la temperatura cala si formano le prime nebbie e l’umidità si posa sui grappoli. Nel corso della giornata, quando l’aria si riscalda, dalle bucce umide dell’uva spunta un fungo chiamato «Botrytis cinerea», che ha la proprietà di togliere l’acqua dagli acini e di incrementarne così il contenuto di fruttosio e di glicerina, facendo raggrinzire e marcire i grappoli. È a questo punto che si vinifica. Secondo una leggenda, il marchese Romain Bertrand de Lur-Saluces scoprì questo fenomeno quando, a causa di un contrattempo, fu costretto a prolungare un viaggio in Russia. Rientrato nella sua tenuta Chateau d'Yquem, provò ugualmente a vinificare e … nacque il Sauternes.

Non più di 50 chilometri di territorio completamente vignato lungo il fiume Garonne ci separano da Bordeaux. Ma in queste zone (Premières-Côtes-de-Bordeaux e Entre-Deux-Mers) non si producono i grandi vini della regione. Le percorriamo zigzagando per la campagna alla scoperta di testimonianze del passato: pittoreschi villaggi, sontuosi castelli, chiesette romaniche e monasteri immersi nei vigneti. La prima tappa è il borgo medievale di Saint-Macaire, un villaggio da cartolina ma molto vissuto e non ancora trasformato in museo all’aperto. A Verdelais, lungo la Garonne, visitiamo la tomba del celebre pittore Toulouse-Lautrec e saliamo su una collina con una vista sterminata sui vigneti. Non molto distante sorge l’idilliaco Château de La Brède, residenza del barone di Montesquieu (1689-1755), uno dei padri della democrazia moderna. Fa parte di un’immensa tenuta, gestita dal filosofo francese che, oltre a essere stato presidente del parlamento di Bordeaux, produceva vino e lo vendeva agli Inglesi. Nella regione dell’Entre-Deux-Mers visitiamo tre graziose chiesette romaniche tra i vigneti (Sainte-Croix-du-Mont, Saint-Martin de Haux e Notre-Dame-de-Tout-Espoir a Saint-Genès-de-Lombaud), con le campane incorporate nella facciata, e le affascinanti rovine dell’abbazia benedettina La Sauve-Majeure, che fu fondata nel 1079 da San Gerardo e vanta un passato di grande prestigio. 

In serata raggiungiamo Bordeaux.

 

Bordeaux, tra passato e futuro

È amore a prima vista. Bordeaux appare austera, ma anche vivace e dinamica. Il suo centro storico, che si può piacevolmente visitare a piedi, è caratterizzato soprattutto da un’architettura settecentesca, di cui conserva oltre 5000 palazzi in pietra di un caldo color ocra. L’unità stilistica la si nota soprattutto lungo la bella passeggiata che costeggia la Rive gauche della Garonne, il fiume che pochi chilometri più avanti si getta in un’insenatura del mare. Ed è proprio il collegamento con l’Oceano Atlantico uno dei fattori del successo economico di Bordeaux, oltre naturalmente il privilegio di essere la capitale della regione vinicola più prestigiosa al mondo. Ma la città vecchia, animata da numerose piazzette su cui si affacciano i tipici «café» alla francese, è ricca anche di testimonianze architettoniche medievali. Tra gli edifici religiosi il più imponente è certamente la cattedrale, caratteristica per il suo campanile (flèche) separato dal corpo principale, ciò che la accomuna alla vicina basilica Saint-Michel.

Tra i palazzi pubblici spiccano il Grand Théâtre, orgoglio cittadino, che domina Place de la Comédie, e la Borsa, che caratterizza l’omonima piazza in riva al fiume e si specchia sdoppiandosi in un’originale fontana concepita da Michel Corajoud. Quest’opera sembra voler evidenziare quanto Bordeaux intenda valorizzare il proprio passato, ma anche volgere lo sguardo verso il futuro. Lo dimostra pure la presenza di altri interessanti interventi architettonici moderni come il Tribunal de Grande Instance, costruito nel 1998 dall’architetto Richard Rogers (autore del Centre Pompidou a Parigi), e il Quartier Mériadeck, che ospita gli edifici dell’amministrazione regionale progettati negli anni Settanta con interessanti proposte architettoniche. Molti di questi palazzi avrebbero ormai bisogno di qualche intervento di manutenzione. Per chi ama lo shopping consigliamo di percorrere le piacevoli vie pedonali Rue Sainte-Catherine e il Cours de l'Intendance che sfociano entrambe in Place de la Comédie. Chi invece ama il vino si stupirà di trovare a Bordeaux meno wine bar con i grandi vini francesi di quanti non ne troverebbe in qualsiasi altra capitale europea.

 

Cité du Vin

Purtroppo, in occasione del nostro soggiorno a Bordeaux, non era ancora aperta la Cité du Vin, di cui si intravvedeva però la splendida architettura. La mostra permanente, certamente da non perdere, si estende su 3 mila metri quadrati e propone un’immersione sensoriale alla scoperta della cultura e della civiltà del vino. Il centro propone però anche esposizioni temporali e molto altro.

 

Onde, pinete e dune di sabbia

Il mattino del quinto giorno di viaggio lasciamo a malincuore – perché l’abbiamo molto amata – Bordeaux per dirigerci verso il Bassin d'Arcachon e verso l’Oceano Atlantico. Il bacino è un’insenatura lungo l’oceanica Costa d'Argento che si estende verso la Spagna, una laguna pescosa con l’acqua dolce del fiume Eyre e il sale delle maree. Simbolo di questo bacino è la cosiddetta «pinasse», un’imbarcazione dai colori vivaci a chiglia piatta costruita in legno di pino (da qui il nome). Pittoresche anche le variopinte capanne dei pescatori che si affacciano sullo specchio d’acqua.

Ma il Bassin, sin dal tempo dei Romani, è famoso per le sue ostriche. Fino a metà Ottocento erano selvatiche, in seguito iniziarono a scarseggiare e si dovettero allora escogitare metodi di allevamento. Si depositano così nell’acqua mattoni rivestiti di calce, sui quali si insediano le larve delle ostriche. Attraverso numerosi interventi manuali i molluschi vengono trattati per tre anni prima di finire sui tavoli dei più rinomati ristoranti di Francia. Il procedimento è bene illustrato alla Maison de l'Huître nel villaggio di Gujan-Mestras, la capitale del mercato delle ostriche. 

La regione del Bassin d'Arcachon offre innumerevoli possibilità di svago a contatto con la natura: passeggiate, gite in canoa, un centro ornitologico. Ma per chi non ha troppo tempo a disposizione l’attrazione più spettacolare è certamente rappresentata dalla Dune du Pilat. Lunga 2,7 chilometri, larga 500 metri e alta 105 è la più elevata d’Europa. È situata tra l’oceano (a ovest) e una fitta pineta (a est). Una passeggiata lungo la cresta della duna, accompagnati dal rumore del vento e delle onde che si infrangono sulla spiaggia, offre un’indimenticabile vista sull’Atlantico, sul mare di sabbia e sulla foresta, in un tripudio di colori. 

 

Arcachon, città modello

Prima di lasciare questa splendida regione vale la pena di visitare Arcachon, una località balneare di fine Ottocento. Voluta da due astuti banchieri (i fratelli Pereire) fu concepita ex novo, grazie al prolungamento della ferrovia da La Teste-de-Buch, ex luogo di villeggiatura dei bordolesi, fino alla nuova Arcachon, dove vennero create moderne infrastrutture e costruite villette ai bordi del bosco e non lontano dal mare. Qui si veniva non tanto per la tintarella e i bagni di mare quanto per l’aria salubre. Da quando Napoleone III vi fece visita diventò una località alla moda frequentata da nobili, uomini d’affari, letterati, artisti e musicisti di grido come Toulouse-Lautrec, Sartre, Debussy, Alexandre Dumas, Cocteau e molti altri. Sulla collina, una sorta di Beverly Hills alla francese, rimangono molte di quelle case di fine Ottocento-inizio Novecento. Parecchie sono state restaurate, altre sono chiuse, ma passeggiando per le «allées» (così si chiamano le strade) sembra di tornare indietro negli anni e di rivivere il tempo della Belle Époque.

 

Sotto il segno di Re Sole

Il nostro viaggio volge al termine, ma rimangono due giorni, il sesto e il settimo, dedicati alla scoperta delle regioni da cui provengono i vini rossi più prestigiosi del mondo: Haut-Médoc, Pomerol e Saint-Émilion. Iniziamo dall’Haut-Médoc, una regione che si estende sulla sponda destra della Gironde, un’insenatura del mare, dove i fiumi Dordogne e Garonne si incontrano prima di sfociare nell’oceano. Poco oltre la confluenza dei due fiumi, in direzione del mare, alla fine del Seicento fu costruito Fort Médoc (si può visitare), che faceva parte di un sistema di difesa per impedire alla flotta inglese di raggiungere Bordeaux.

La tradizione viticola della regione risale ai tempi del re Sole. È questa la patria per eccellenza dei Grands Crus Classés, voluti da Napoleone III nel 1855 in occasione dell’esposizione universale di Parigi per mettere il più possibile in luce i prodotti francesi di qualità. Si distinsero così diversi livelli: dal premier fino al cinquième grand cru. Questa classificazione, che fu decisa dai commercianti e non da un giudice super partes, detta legge ancora oggi. Percorrendo la strada statale D2 si attraversano immense e armoniose distese di vigneti suddivisi in sei giurisdizioni comunali: Margaux-Cantenac, Moulis-en-Médoc, Listrac-Médoc, Saint-Julien-Beychevelle, Pauillac e Saint-Estèphe.

I vigneti più pregiati sorgono lungo pendii rivolti verso la Gironde e hanno la caratteristica di immagazzinare il calore durante il giorno per poi restituirlo durante le ore notturne. 

Nella regione, che fornisce solo l’8 per cento dei vini del bordolese, si coltivano i vitigni Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Petit Verdot e Malbec. Da un’assemblaggio di queste uve nascono bottiglie prestigiose vendute a prezzi vertiginosi. Per visitare i Châteaux più rinomati, quasi tutti ottocenteschi e frutto della cosiddetta «aristocratie du bouchon», è necessario prenotare con molto anticipo. Ma ci si può fare un’idea del loro valore economico e del business che si nasconde dietro edifici tanto sontuosi anche vedendoli dall’esterno. Vale pertanto la pena di soffermarsi, viaggiando da sud a nord, davanti a Château Siran appartenuto agli avi del pittore Toulouse-Lautrec, all’armonioso Château Margaux, a Château Beychevelle, al maestoso Château Lafite Rothschild e al curioso Château Cos d'Estournel dalla silhouette orientale. Lasciamo l’Haut-Médoc attraversando la Gironde in traghetto da Lamarque verso Blaye per dirigerci, sempre tra paesaggi vignati, ma di prestigio minore, verso altre mecche del vino: Pomerol e Saint-Émilion.

 

La patria del Pétrus

Qui il clima meno marittimo e più continentale rispetto al Médoc, quindi più fresco andando verso l’autunno, fa sì che il Cabernet Sauvignon incontri sovente difficoltà a maturare completamente: ecco quindi che il taglio viene maggiormente caratterizzato dal Merlot, integrato dal Cabernet Franc: è questo che fa la differenza rispetto al Médoc. A nord-est della graziosa cittadina di Libourne, con la sua bella piazza centrale, si trova la piccolissima regione del Pomerol, dove viene prodotto forse il più grande vino rosso al mondo, il Pétrus (100% Merlot). La sua cantina è anonima e non segnalata, ma costituisce una mecca per gli amanti del vino.

A sud-est di Libourne si estende invece la regione del Saint-Émilion, dove è piacevole perdersi per le stradine tra i vigneti alla ricerca di graziose chiesette romaniche (a Montagne, Saint-Georges, Saint-Christophe-des-Bardes, Saint-Hippolyte) e di castelli più antichi di quelli dell’Haut-Médoc, come per esempio Château de Pressac, dove venne firmato il trattato che mise fine alla Guerra dei cent'anni. Tra queste vigne gloriose scorgiamo anche un segno del Ticino, tracciato dalla penna dell’architetto Mario Botta: lo splendido Château Faugères che dialoga magistralmente con il paesaggio circostante.

Questa regione non soddisfa però solo le papille gustative ma anche il «plaisir des yeux» , come dicono i francesi. Saint-Émilion è infatti uno splendido borgo medievale costruito con una pietra dorata, ricco di graziose piazzette e sinuose viuzze e iscritto nella lista dei Patrimoni mondiali dell’Unesco. Di particolare interesse l’«église monolithe», una chiesa benedettina a tre navate che a partire dal IX secolo fu scavata nella roccia: quindi più opera scultorea che creazione architettonica. Unica in Europa per le sue dimensioni: 38 metri di lunghezza, 20 di larghezza e 11 di altezza.

 

Nel Périgord Noir

Eccoci giunti all’ultimo giorno di visite, prima del viaggio di rientro. Ci spostiamo verso est per circa 100 chilometri per visitare un’incantevole e romantica regione – il sud del Périgord Noir – risalendo il fiume Dordogne lungo un’opulenta valle dominata da una schiera di roccaforti. Il percorso del fiume si snoda tra campi fioriti delimitati da pioppi. Il paesaggio è incantevole, fiabesco. La prima tappa è lo Château des Milandes, dove visse a lungo la nota e provocante artista Josephine Baker (1906-1975). Un percorso museografico racconta la sua vita avventurosa. Più avanti i castelli di Beynac e di Castelnaud (archetipo del castello medievale dei libri di storia), situati uno in faccia all’altro, ci ricordano le interminabili battaglie tra Francesi e Inglesi nel XIII e nel XIV secolo. Da Domme, un incantevole villaggio che domina una collina, la vista abbraccia tutta la valle della Dordogna segnata dal fiume che si snoda tra i campi disseminati di villaggi e fattorie. Forse il più incantevole di questi borghi è La Roque-Gageac, aggrappato a una falesia con le case dai colori caldi della pietra allineate lungo la Dordogne. Sulla cresta della falesia si può passeggiare lungo i viali dei Giardini di Marqueyssac per raggiungere un belvedere che domina la valle a picco sopra il villaggio La Roque-Gageac. Beynac-et-Cazenac è un altro borgo abbarbicato su un’altra impressionante falesia. Ultima meta è Sarlat-la-Canéda, una romantica cittadina medievale costruita con una pietra color ocra biondo, in cui è piacevole perdersi per le strette viuzze che sfociano in graziose piazzette. Il borgo, spesso utilizzato come set cinematografico, è stato scelto nel 1962 dal governo francese per un intervento pilota di salvaguardia dei nuclei storici di valore.

 

 

APPENDICE

 

Nella regione dei grandi vini col campione del mondo dei sommeliers

Quando ho programmato un viaggio nella regione di Bordeaux, sebbene pensassi soprattutto alla scoperta del territorio più che a sedute di degustazione di vini, ero convinto che in ogni caso sarei tornato a casa con gli indirizzi di nuove interessanti cantine. E invece no. Il viaggio è stato più una scoperta dal profilo paesaggistico e culturale che da quello enologico. Infatti, se nella regione si vuole bere un gran vino si deve optare per una blasonata etichetta a un prezzo esorbitante, che figura certamente anche sulle carte dei più prestigiosi ristoranti al mondo. Ma chi, come me, ama il vino, è curioso e vorrebbe sempre scoprire nuovi produttori. Mi sono allora chiesto se sono io che non ho saputo trovare gli indirizzi giusti, oppure se nella regione di Bordeaux è effettivamente difficile incontrare sommeliers che ti diano consigli, che ti offrano i vini interessanti al bicchiere, in modo da poterne degustare diversi durante una cena. Per rispondere a questa domanda mi sono rivolto a Paolo Basso, già campione del mondo dei sommeliers. «Il Bordolese – spiega – è frequentato soprattutto da chi è alla ricerca dei vini più rinomati. Da coloro che io chiamo i «label drinkers». Gli stessi che quando visitano una città vanno alla ricerca dei paradisi dello shopping, dove si trovano sempre e immancabilmente gli stessi marchi. Per questa ragione i ristoratori della regione di Bordeaux sono poco stimolati a proporre novità ai loro clienti».

Quando durante il mio soggiorno ho optato a cena per vini al bicchiere, mi sono stati offerti prodotti di scarso interesse e per giunta con un servizio che lasciava a desiderare. Ma nella regione – chiedo – esistono piccole cantine interessanti da scoprire? «Ci sono piccole realtà – risponde Basso – che propongono vini interessanti, ma sono poche e spesso si trovano ai margini delle regioni di produzione più prestigiose. Nelle zone più rinomate infatti i prezzi dei terreni sono inaccessibili per un giovane produttore». Ho notato che tra i vini della sua ditta non figura nessuno bordolese. Come mai? Non sarà un caso! «Sto individuando alcuni nuovi produttori della regione che propongono vini molto interessanti a prezzi abbordabili. È questa la mia politica: scoprire grandi vini ancora poco noti. Quindi in futuro potrei avere dei bordolesi». Come si spiegano i prezzi esorbitanti dei Bordeaux più prestigiosi? «Prima di tutto bisogna sottolineare che la qualità dei celebri Châteaux è elevatissima e che nel mondo ci sono sempre più persone che ambiscono ad avere questi vini prestigiosi nella loro cantina». Ma una bottiglia prima di finire sul tavolo del consumatore passa da ben cinque mani e così i prezzi salgono. «È vero, ma si tratta di margini molto limitati e non sono questi che fanno salire considerevolmente il prezzo. L’impennata del prezzo è sempre stabilita dalla richiesta elevata».  

 

 

Per saperne di più

  • Francia, Guida Michelin, Milano 1997
  • Francia, Touring Club Italiano, Milano 1994
  • Francia Sud-Ovest, La Guida Verde (Michelin), Milano 2008
  • Aquitanie, Le Guide Vert (Michelin), Boulogne 2012
  • Bordeaux, Dumont, Colonia 2003
  • France, Le Guide Michelin 2013, Boulogne 2013 
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