Turchia

Alle origini di un grande popolo

Il nostro viaggio ci porta dapprima sulle orme dei Greci e dei Romani, alla scoperta della mitica Troia, di Pergamo, Efeso, Mileto, Didima, Afrodisia e delle cascate pietrificate di Pamukkale. Dall’epoca ellenistica e romana compiamo in seguito un salto indietro nel tempo alla scoperta delle più antiche culture che hanno plasmato il Paese. Tra cui quella del famoso monarca Re Mida che trasformava in oro tutto ciò che toccava. Le meraviglie dei musei di Ankara.
Giò Rezzonico
01.09.2012 12:00

Itinerario

(settembre 2012)

  • 1° giorno Ticino – Milano – Istanbul – Çanakkale
  • 2° giorno Çanakkale – Troia – Pergamo – Kuşadası
  • 3° giorno Kuşadası – Efeso – Mileto – Didima – Kuşadası
  • 4° giorno Kuşadası – Afrodisia – Hierapolis (Pamukkale)
  • 5° giorno Pamukkale – Uşak – Gordio – Ankara
  • 6° giorno Ankara – Ḫattuša – Yazilkaya – Alachahöyük – Ankara
  • 7° giorno Ankara – Istanbul
  • 8° giorno Istanbul 
  • 9° giorno Istanbul – Milano – Ticino 

 

Durata del viaggio: 9 giorni

  

  

 

 

SULLE ORME DEI GRECI E DEI ROMANI

Il nostro viaggio, organizzato dall’Associazione Archeologica Ticinese, si articola in due diversi momenti storici. 

Il primo ci porterà sulle orme dei Greci e dei Romani. Le coste turche che si affacciano sul Mar Egeo distano infatti un tiro di schioppo dalle isole greche e sono pertanto state nel corso dell’antichità fortemente legate alla cultura dapprima greca e in seguito romana. La prima parte del nostro itinerario ci condurrà pertanto a scoprire la mitica Troia, Pergamo con la sua straordinaria biblioteca, Efeso considerata la Pompei turca, Mileto con la sua urbanistica moderna, Afrodisia città della dea dell’amore, Pamukkale dove l’acqua si trasforma in pietra.

Nella seconda parte del viaggio compiremo invece un passo indietro nel tempo per scoprire le più antiche civiltà che hanno popolato l’attuale Turchia. Visiteremo i siti archeologici dell’età ittita, che corrisponde al secondo millennio a.C., nonché i regni che seguirono al mondo ittita e cioè quelli di Frigia del leggendario Re Mida (VIII secolo a.C.) e di Lidia del ricchissimo Creso (VI secolo a.C.). Faremo infine tappa ad Ankara per visitare il prestigioso Museo delle Civiltà Anatoliche, dove sono stati raccolti gli oggetti più preziosi provenienti dai principali siti archeologici.

 

La mitica Troia e i poemi di Omero

Il nostro itinerario non poteva non iniziare dalla mitica Troia, che deve il suo fascino letterario ai poemi di Omero. Nell'Iliade, il poeta narra le conseguenze del rapimento della bellissima Elena che fu sottratta al marito Menelao, re greco di Sparta, dal troiano Paride. Furioso Menelao mosse guerra a Troia, che fu vinta dopo dieci anni grazie al celebre stratagemma del cavallo di legno ideato dall’astuto Ulisse; Elena fu restituita al legittimo sposo. Nell’Odissea, Omero racconta invece il travagliato viaggio di ritorno a casa di Ulisse e la morte di Achille, colpito da Paride, figlio di Menelao, al tallone, unico punto vulnerabile del suo corpo. 

È probabile che l’epica omerica sia basata sul ricordo di una serie di guerre del XIII secolo a.C. dovute a rivalità commerciali tra i greci di Micene e i troiani. Troia era infatti situata in posizione strategica su una bassa catena di colline, dalle quali si potevano controllare i traffici via mare e via terra. Per secoli gli studiosi pensarono che i luoghi descritti da Omero fossero unicamente frutto della sua fantasia. Fino a quando, nel 1871, un archeologo dilettante, Heinrich Schliemann – un inquieto uomo d’affari tedesco che visse a lungo in Russia –, non portò alla luce Troia. Gli scavi hanno rivelato ben nove antiche città sovrapposte con datazione risalente fino al 3000 a.C. Oggi si ritiene che la città a cui si riferiscono le vicende narrate da Omero appartenga al VI periodo. Di fatto, per immaginarsi come poteva essere, bisogna lavorare molto di fantasia, ma se si ha la fortuna di disporre di una valida guida, come è successo a noi, si riesce comunque a vivere la magia di quel luogo immerso in una splendida natura. Gli oggetti più significativi trovati durante gli scavi sono esposti al Museo Archeologico di Istanbul.

 

A Pergamo si inventò la pergamena

Il nostro viaggio prosegue a sud verso Pergamo, famosa per la sua biblioteca e per la scoperta della carta pergamena. In funivia si raggiunge l’acropoli, situata sulla cima di una collina, da cui si gode una magnifica vista sulla vallata fino al mare. La vera nascita di questa città, di cui si hanno tracce già nel VI secolo a.C., risale ad Alessandro Magno, che morì nel 323 a.C. senza designare un successore. I suoi generali si spartirono allora il suo regno e Lisimaco assunse il controllo di gran parte della regione egea. Stanziatosi a Pergamo con un cospicuo tesoro di 9'000 talenti, partì per una guerra di conquista senza fare ritorno. Il suo luogotenente Filetero si appropriò così del tesoro e strinse una serie di alleanze militari con i vicini, che permisero ai suoi discendenti di far fiorire uno dei centri più importanti del mondo ellenistico, famoso soprattutto per la sua straordinaria biblioteca che vantava un patrimonio di oltre 200 mila volumi. Per far crescere la città e conferirle sempre maggior prestigio si progettarono monumenti importanti prendendo Atene come modello. La biblioteca assunse una tale importanza da far temere ai responsabili di quella di Alessandria, ricca di ben 700 mila volumi, che alcuni suoi famosi studiosi potessero lasciare l’Egitto attratti da Pergamo. Per scongiurare questa concorrenza gli Egiziani sospesero l’esportazione del papiro del Nilo. Gli scienziati di Pergamo si misero allora al lavoro e inventarono la pergamena ricavata da pelli di animali.

Visitando l’acropoli ci si può rendere conto delle enormi proporzioni della biblioteca e dello splendore dei monumenti principali, come l’Altare di Zeus, i cui straordinari bassorilievi – capolavoro dell’arte ellenistica - sono stati trasferiti a Berlino da Carl Humann, l’ingegnere tedesco che nell’Ottocento scoprì la città mentre stava costruendo una linea ferroviaria.

 

Alle origini della medicina

Un altro punto di grande interesse di Pergamo riguarda la visita dell’Asclepeion: ospedale e scuola di medicina tra i più famosi dell’antichità. Creato in epoca ellenistica, raggiunse il massimo della fama nel periodo romano quando vi lavorò Galeno, considerato il padre della medicina occidentale. Il malato veniva curato fisicamente e psicologicamente. La diagnosi veniva rivelata al paziente, mentre si trovava in uno stato di sogno-dormiveglia, dal dio Asclepio (Esculapio). Si accede al sito percorrendo una lunga via sacra su cui anticamente si affacciavano botteghe. Su una colonna con bassorilievi è inciso un serpente, simbolo del dio della medicina. Esattamente come il serpente che si spoglia della propria pelle e risorge a nuova vita, così i pazienti dell’Asclepeion si spogliavano delle loro malattie. E tra costoro si annoverano nomi celebri come Adriano, Marco Aurelio e Caracalla.

 

Efeso, la Pompei turca

Efeso è certamente il luogo più spettacolare del nostro itinerario, tanto che alcuni la considerano la Pompei turca. Visitando questa città, che in età romana fu capitale di una provincia e raggiunse una popolazione di 250 mila abitanti, la vita del passato sembra ancora animare le rovine. Camminando lungo le vie dell’epoca romana, su cui si affacciano imponenti fontane, si possono visitare le terme, il grande teatro, la splendida biblioteca di Celso, che è stata rimessa in piedi, la piazza del mercato, il tempio di Adriano, i curiosi gabinetti pubblici, il postribolo e i quartieri abitativi. Efeso era già prospera nel 600 a.C., ma ciò che noi oggi visitiamo risale all’età romana. Era un centro commerciale e religioso di grande importanza. Il suo monumento più rinomato, di cui rimane però purtroppo poco da vedere, è certamente il tempio eretto in onore di Cibele dapprima, di Artemide in seguito, e considerato nell’antichità una delle sette meraviglie al mondo. Il santuario, che venne più volte ricostruito, fu meta di pellegrinaggi a partire dall’800 a.C.. Sorprende per le sue incredibili dimensioni, 110 metri per 55, se paragonate a quelle di un tempio normale che erano di 30 metri per 10.

 

L’oracolo di Mileto nel tempio di Apollo

Proseguiamo in direzione sud e raggiungiamo Mileto, che dal 700 a.C. al 700 d.C., quando le acque del mare lambivano ancora la città, fu un importante centro commerciale e amministrativo, grazie al suo porto. Famosa per la sua urbanistica molto moderna, affascinante per le sue terme, il suo monumento più imponente è il grande teatro che, a testimonianza dell’importanza della città, poteva ospitare 15mila spettatori. Collegato a Mileto da una via sacra lunga 17 chilometri, ancora oggi in aperta campagna, sorge il suggestivo tempio di Apollo a Didima, dove c’era un oracolo considerato autorevole quanto quello di Delfi. Giunti sul posto i pellegrini ponevano le loro domande ai sacerdoti, che attraversando una galleria – tuttora esistente – entravano nel tempio e le riferivano all’oracolo, il quale ispirato da Dio proponeva le sue risposte, che venivano poi comunicate ai fedeli. Il sito è molto ben conservato e permette di immaginare queste dinamiche di culto.

 

Afrodisia, la città della dea dell’amore

Lasciamo la costa lungo il Mar Egeo per inoltrarci nell’entroterra. Situata su un altopiano all’altezza di 600 metri ci accoglie Afrodisia, circondata da montagne. Molto meno affollata, ma ben conservata quasi quanto Efeso, rende bene l’idea della grandiosità e delle imponenti dimensioni delle città classiche. Per molti secoli fu soprattutto un luogo sacro, dove si celebrava il culto di Afrodite (o in età romana di Venere) e ancor prima della dea assira dell’amore e della guerra: Nin. Si trasformò in città solo nel II secolo a.C. e divenne capitale della provincia romana della Caria. La maggior parte delle rovine, in buono stato di conservazione, risale dunque al periodo di Roma. Il monumento più celebre è certamente l’imponente tempio di Afrodite, trasformato in basilica cristiana attorno al 500 d.C.. Impressionante lo stadio, che con i suoi 270 metri di lunghezza e una capienza di 30 mila spettatori era uno dei più grandi del mondo antico. La città è famosa anche per la sua scuola di scultura. Nel piccolo museo sono esposte alcune opere, come la statua di Afrodite, che testimoniano l’abilità degli scultori locali.

 

A Pamukkale l’acqua si trasforma in pietra

Le cascate pietrificate di Pamukkale rappresentano una delle immagini turistiche più celebrate della Turchia moderna. Si tratta di bianche e splendenti formazioni calcaree, formatesi in seguito all’azione delle acque mineralizzate calde che, scorrendo lungo la parete rocciosa, si raffreddano e depositano il calcio di cui sono ricche. Nel corso dei secoli si sono create suggestive vasche di travertino attorno alle quali i Romani costruirono una grande stazione termale, denominata Hierapolis, per sfruttare le proprietà curative, note da millenni, di queste acque. Attorno a questa incredibile e unica attrazione turistica era nata negli scorsi decenni una grande speculazione, che aveva gravemente compromesso il fascino del luogo. Nel corso degli ultimi anni le costruzioni abusive sono state distrutte e Hierapolis ha riacquistato il suo enorme charme. Ai turisti è ancora permesso bagnarsi nelle vasche di travertino, che sono di nuovo rifornite dalle originali sorgenti, mentre anni fa venivano dirottate verso le terme di improvvisati alberghi. Accanto alle cascate pietrificate si può visitare l’antica Hierapolis fondata in età romana. Particolarmente suggestiva la necropoli, con più di 1200 tombe, costituite da tumuli, sarcofagi o monumenti sepolcrali a forma di casa, e in qualche caso anche di palazzo. Al termine della nostra visita abbiamo percorso il lungo viale su cui si allineano queste testimonianze funerarie illuminate dall’ultima luce del giorno, dopo avere assistito allo spettacolo delle cascate pietrificate che riflettono i colori del tramonto.

 

 

RE MIDA E LE CIVILTÀ PIÙ ANTICHE

Dall’epoca romana ed ellenistica facciamo un salto indietro nel tempo alla scoperta delle più antiche civiltà che hanno popolato l’attuale Turchia.

Al di fuori del mondo mesopotamico, gli Ittiti sono il popolo civilizzato più antico che si conosca di quel periodo. Di grande importanza è l’età definita del «Grande Impero» (XIII secolo a.C.), durante il quale gli Egiziani e gli Ittiti si divisero il mondo di allora. Dopo la battaglia di Qadesh (1274 a.C.), in cui i due eserciti si scontrarono senza veri vincitori e vinti, i sovrani dei due Paesi finirono per stringere un patto di alleanza di estrema modernità, tanto da prevedere addirittura l’estradizione per chi commetteva dei reati. È di questo periodo anche la conquista di uno sbocco sul Mar Egeo, che apriva agli Ittiti nuovi confini. Gli elevati livelli culturali raggiunti da questa civiltà sono testimoniati dagli splendidi oggetti rinvenuti sui siti archeologici. La storia di questo popolo di origine indoeuropea la si conosce invece grazie alla scoperta di diverse tavolette scritte in caratteri cuneiformi, che soltanto dopo molti anni di studi è stato possibile decifrare. Parlano dei loro rapporti con gli Assiri e con l’Egitto, ma anche di contratti, di codici, di leggi, di procedure e di riti religiosi, di profezie degli oracoli e di letteratura. La forza militare degli Ittiti era determinata dall’uso della cavalleria, che grazie alla scoperta di un carro da guerra con ruote a raggi, si spostava con particolare rapidità di movimento sul campo di battaglia. A bordo del carro prendevano posto l’auriga, un arciere e un soldato con lo scudo per garantire la difesa.

 

Ḫattuša, capitale dell’impero ittita

Molto suggestiva è la visita di Ḫattuša, l’immensa capitale dell’impero ittita. Le sue solide mura costruite in pietra anticamente si estendevano per sei chilometri e avevano diverse porte di accesso, tra le quali imponenti e ben conservate sono quelle dette «dei leoni» e «del re», dalle statue che le fiancheggiano. Gli originali sono attualmente conservati ad Ankara, così come diversi altri oggetti qui rinvenuti, tra cui due recipienti in terracotta di notevoli dimensioni (90 centimetri) a forma di toro, in ottimo stato di conservazione.

Oggi, dei grandi palazzi di un tempo, sopravvivono solo le fondamenta in pietra calcarea, ma il sito sprigiona un fascino particolare: all’armonia delle colline color del grano su cui è stata costruita la città, si contrappongono imponenti e minacciosi massi rocciosi che conferiscono al luogo una forza incredibile. Questa atmosfera quasi soprannaturale è ancor più presente in uno straordinario santuario rupestre del XIII secolo a.C. (Yazilikaya). Il tempio è stato ricavato dalla natura e si compone di due gallerie su cui sono stati scolpiti magnifici bassorilievi a sfondo religioso. Celebre è il «Corteo delle dodici divinità» raffigurate da guerrieri armati. 

Una trentina di chilometri verso nord separano Ḫattuša da Alachahöyük, centro fiorente della cultura preittita Hatti, dove sono state rinvenute tredici prestigiose tombe reali risalenti a un periodo tra il 2200 e il 1900 a.C.. Questi sepolcri di forma rettangolare – lunghi fino a 7 metri e larghi 3 – erano protetti da un muro in pietra grezza ricoperto di travi in legno su cui venivano posti i crani e gli zoccoli degli animali sacrificati durante i riti funebri. Gli scavi hanno portato alla luce oggetti artistici di bronzo, oro e argento di incomparabile bellezza, che rappresentavano la concezione del mondo di allora e che venivano usati durante i servizi divini. Oggi sono esposti ad Ankara e costituiscono una buona parte del tesoro archeologico del Museo delle Civiltà Anatoliche.

 

I tesori di Creso e il mito di Gordio

I regni di Lidia e Frigia si riferiscono allo stesso territorio, popolato prima dai Frigi, che si sostituirono agli Ittiti, e in seguito dai Lidi, che furono soppiantati dai Persiani.

Gordio, la capitale dell’antica Frigia, si trova un centinaio di chilometri a ovest di Ankara. Il paesaggio è molto suggestivo perché cosparso di tumuli funerari, la maggior parte dei quali non ancora scavati dagli archeologi. Si tratta insomma di una grande necropoli all’aperto, che si può bene osservare dalla collina più elevata su cui sorgeva l’acropoli. Il tumulo più alto – 60 metri di altezza e 300 di diametro – ospita la tomba intatta di un re frigio dell’VIII secolo a.C., che si presume si chiamasse Mida o Gordio. Al tumulo si accede da una galleria laterale attraverso un lungo corridoio che conduce a una sorta di casetta in legno di cedro e circondata da tronchi di ginepro. Vi è stato rinvenuto il corpo di un uomo di età stimata tra i 60 e i 65 anni, alto 1 metro e 59 centimetri, intorno al quale erano deposti alcuni oggetti funerari, esposti in parte nel museo adiacente e in parte – i più preziosi e in particolare due tavolini pieghevoli in legno intarsiato – al Museo delle Civiltà Anatoliche di Ankara.

Legate a re Mida sono nate molte leggende. La più famosa tramanda una lezione morale sull’avidità. Si narra infatti che il re frigio abbia chiesto a Dioniso il potere di trasformare in oro tutto ciò che toccava. Ben presto si accorse di essere stato preso alla lettera: il cibo al tatto si trasformava in oro, così come accadde alla figlia durante un affettuoso abbraccio. Il re chiese allora a Dioniso di liberarlo da questa maledizione. Questi gli disse di immergersi nel fiume, le cui sabbie divennero aurifere.

Nel Museo Archeologico di Uşak è esposto invece il cosiddetto «Tesoro di Creso», costituito da uno splendido corredo per banchetti in argento, da gioielli e da una serie di tavole dipinte: tutti oggetti risalenti alla seconda metà del VI secolo a.C. e che furono al centro di un piccante giallo internazionale. Proveniente da tumuli funerari scavati da tombaroli, il tesoro finì negli Stati Uniti al Metropolitan Museum di New York. La polemica scoppiò nel 1985 quando il prestigioso museo presentò una mostra in cui vennero annunciati straordinari reperti greco-orientali. Un giornalista americano, dopo avere intuito la provenienza del tesoro, prese contatto con un collega turco. Ne nacque un’inchiesta giornalistica internazionale, che, facendo leva su dissidi sorti tra i tombaroli turchi, poté dimostrare come il tesoro fosse stato trafugato negli Stati Uniti dalla Turchia. La questione assunse risvolti penali e politici e nel giro di dieci anni gli oggetti tornarono a Uşak, dove erano stati rubati.

 

 

Per saperne di più

  • Turchia, Clup Guide, Milano 1989
  • Turchia, Le Guide Mondadori, Milano 2011
  • Turchia, Touring Club Italiano, Milano 2004
  • Turchia, The Rough Guide, Vallardi, Milano 2011
  • Turchia, Lonely Planet, Torino 2005
  • Turchia, Meridiani, Milano 2005
  • Turchia, Touring Speciale Mondo, Milano 2005
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