Marocco

Le città imperiali, le montagne, il deserto

Dalle città imperiali del nord del Marocco (Rabat, Meknes, Fes), si attraversa il medio Atlas, si approda nel Sahara con le sue oasi e le sue dune di sabbia a Erfoud e Rissani. Si raggiunge Marrakech (la quarta città imperiale) percorrendo le zone predesertiche della Valle del Dades, le imponenti gole del Todra, valicando l’Alto Atlas e attraversando meravigliosi paesaggi con antichi villaggi costruiti in terra rossa.
Giò Rezzonico
01.10.1997 12:00

Itinerario

(ottobre 1997)

  • 1° giorno Milano/Zurigo – Casablanca – Rabat (97 km)
  • 2° giorno Rabat – Meknes – Fes (200 km)
  • 3° giorno Fes
  • 4° giorno Fes – Erfoud (456 km)
  • 5° giorno Erfoud
  • 6° giorno Erfoud – El Kelaa des Mgouna (220 km)
  • 7° giorno El Kelaa des Mgouna – Marrakech (284 km)
  • 8° giorno Marrakech
  • 9° giorno Marrakech – Milano/Zurigo

 

Durata del viaggio: 9 giorni

Operatore turistico: Organizzato in proprio

 

  

 

 

Avvertimento: Siccome ho percorso questo itinerario nel 1997, nonostante abbia verificato e attualizzato i contenuti di questo articolo, può darsi che certi miei apprezzamenti non corrispondano più alla realtà odierna. Ma la validità dell’itinerario non muta.

 

 

Arte, natura, gentilezza. È questo il cocktail che fa del Marocco un paese straordinario. Arte: l’architettura ispano moresca delle città imperiali (Rabat, Fes, Meknes e Marrakech) e quella rurale delle zone predesertiche del sud (la valle dello Ziz, del Dades, del Draa). Natura: il mare (chilometri di spiagge), la montagna (il Marocco è attraversato da tre catene montuose: l’alto, il medio e l’anti Atlas), il deserto con le sue splendide dune di sabbia (Merzouga). Gentilezza: i marocchini sono persone di natura dolce e generosa. L’ospitalità è innata.

L’itinerario che vi proponiamo è adatto per tutti: l’ho percorso come turista in automobile a fine ottobre 1997 con mia moglie e i miei figli di dieci e tredici anni. Ha il grosso pregio di essere molto variato. Nel giro di una settimana si passa dalle città imperiali del nord del Marocco (Rabat, Meknes, Fes), si attraversa il medio Atlas, si approda nel Sahara con le sue oasi e le sue dune di sabbia. Si raggiunge Marrakech (la quarta città imperiale) percorrendo le zone predesertiche della Valle del Dades, con la sua splendida architettura rurale. Ogni giornata propone una tematica e in poche ore di trasferta si raggiungono realtà molto differenti. Sarà interessante incontrare un mondo diverso, per noi ormai perduto. Per certi versi il Marocco ricorda il nostro passato rurale, pur nella diversità della cultura e del paesaggio. Il mercato (souk) ha tuttora quella funzione basilare che aveva nella nostra società un secolo fa. Anche l’abilità manuale è una caratteristica che la nostra società ha perso. La si può ammirare nei marocchini, produttori di ottimi oggetti artigianali. La religiosità è un altro aspetto radicato nella cultura rurale. L’islamismo marocchino non è fanatico, ma profondo. Certe donne che camminavano lungo la strada sotto il peso di un incredibile carico di fieno, mi hanno fatto pensare a Karl Victor von Bonstetten, che alla fine del settecento scriveva: «le vere bestie da soma» in Ticino sono le donne. La civiltà rurale, a contatto con il turismo, rivela anche i suoi lati negativi. «Donne moi un dirham» (una monetina)! Tanti, troppi, ragazzini si rivolgono così ai turisti di passaggio. La stessa cosa avveniva in Ticino nei secoli scorsi! «Daga rapp» (da Rappen, centesimi) gridavano i ragazzini in linguaggio misto dialettale-tedesco. Attraversando la campagna del nord e le oasi del sud non si può non chiedersi se non stiano meglio loro nella loro povertà, ma ancora in grado di scegliersi il proprio ritmo di vita, oppure noi nella nostra opulenza, ma costretti ad assumere ritmi sempre più imposti dalle situazioni e non scelti da noi. La risposta corretta è forse che ognuno deve vivere la propria realtà.

Rimpiangere le nostre origini rurali sarebbe bieco nostalgismo. Ma di fronte alla tranquillità dei messaggi, scanditi cinque volte al giorno dal muezzin che chiama alla preghiera, non si può non riflettere.

 

 

Da Casablanca sino a Rabat

Giunti a Casablanca da Zurigo o Milano, ritirate la vostra vettura. Dall’aeroporto di Casablanca una comoda autostrada vi conduce alla capitale del paese: Rabat, città imperiale e attuale residenza del re. 

Per non perdere troppo tempo negli spostamenti e per evitare di venire continuamente sollecitati da giovani che vi propongono di accompagnarvi, prendete una guida ufficiale (informatevi all’albergo). Diffidate dalle guide non ufficiali: si preoccuperanno più di farvi visitare negozi che non le città. 

Rabat è una città ampia, spaziosa, ordinata. La si può visitare in mezza giornata. Iniziate dalla fastosa residenza reale e proseguite verso la necropoli di Chellah, uno dei luoghi più magici del Marocco. Necropoli di una delle quattro dinastie che hanno regnato nel paese, questo luogo pieno di mistero si trova sulla cima di una collina, circondato dalle mura del tredicesimo secolo. Sullo sfondo le rovine dell’antica città romana di Sala. Sulle costruzioni, sugli alberi, ma soprattutto sull’antica torre Zaouia, colonie di cicogne, che scandiscono il silenzio con il battito del loro becco. Recatevi quindi all’antica casba (villaggio fortificato) degli Oudaïa. Collocata tra mare e fiume, fu antica residenza di una comunità di pirati. Non dimenticate di sorseggiare un tè alla menta (bibita nazionale) al famosissimo Café Maure, dalla cui terrazza si gode una magnifica vista sull’Oceano Atlantico.

La visita della capitale si concluderà davanti alla Tour Hassan (XII secolo), simbolo della città. Accanto, il Mausoleo di Mohammed V, fondatore del Marocco moderno e indipendente nel 1956.

 

Le città imperiali situate a nord

Terminata la visita di Rabat, rimettetevi in strada per raggiungere in circa due ore Meknes, anch’essa città imperiale. Fu capitale del paese durante il regno (1676-1727) di Moulay Ismail, secondo sovrano della dinastia alawita, che ancora oggi governa il paese. Moulay Ismail volle fare di Meknes una Versailles marocchina. La «grandeur» che lo ispirò nel progettare questa città imperiale è incredibile. Lo dimostrano le dimensioni dei monumenti, a cominciare dalla maestosa Bab (porta) Mansour, una delle più belle del paese. Si dice che il sovrano seguisse personalmente i lavori e punisse con le sue mani, fino alla morte, chi non lavorava secondo le sue attese. Ebbe settecento figli da seicento mogli. Le sue manie di grandezza lo portarono a chiedere al re di Francia Luigi XIV una sua figlia in sposa. Il re Sole rifiuto sdegnosamente. 

Sono numerosi i monumenti, che si possono ancora visitare e racchiusi da ben 25 chilometri di mura. Tra essi la splendida tomba di Moulay Ismail. Non perdete troppo tempo nella visita della medina e del souk (mercato), perché saranno più interessanti quelli del giorno seguente a Fes.

Proseguendo in auto, in circa un’ora, raggiungerete l’austera Fes: la più bella delle città imperiali. 

 

La splendida Fes, città indimenticabile

Durante la notte sarete svegliati dai muezin, che invitano i fedeli a recarsi nelle moschee per la preghiera (i mussulmani devono pregare cinque volte al giorno). Sentire il silenzio della notte spezzato da quei canti è un’esperienza indimenticabile. Fes è certamente la più bella, la più interessante, la più affascinante di tutte le città imperiali. Ospitale ma meno condiscendente al turismo rispetto a Marrakech, la visita della sua medina vi fa ripiombare in un mondo di altri tempi. Vi ripropone immagini di come doveva essere la vita nei secoli scorsi anche in città a noi più vicine. È come se a Fes, città protetta dall’Unesco, il tempo si fosse fermato. Gli artigiani del souk – migliaia e migliaia di negozietti che si affacciano sulle innumerevoli stradine, hanno le mani d’oro. Modellano cuoio, metalli, legno, ceramica, tessono tessuti, tappeti, dimostrando un’abilità manuale che la nostra civiltà ha ormai perso. Gli oggetti sono in generale di buon gusto, perché fedeli alla tradizione: le concessioni al turismo non sono eccessive. Nel souk, dove il mezzo di trasporto principale è ancora l’asinello, se non siete troppo sensibili ai cattivi odori, si può ancora assistere alla tintura naturale delle pelli. Nella medina tra una miriade di viuzze potrete scorgere anche monumenti straordinari come le antiche scuole coraniche Bou Inania e al-Attarin o come la moschea al-Qarawiyyin. Verso il tramonto non perdetevi il giro in automobile lungo la strada panoramica costruita attorno a questa meravigliosa città, certamente una delle più affascinanti al mondo.

 

Dalle montagne al deserto

Il Marocco è un paese straordinario per la varietà dei suoi paesaggi. Nel giro di pochi chilometri si passa dalle città, alle montagne, al deserto. La tappa di trasferimento di questa quarta giornata è impegnativa. Senza fermate, contate che per raggiungere Erfoud da Fes ci vogliono sei, sette ore su strade poco sinuose e facilmente percorribili. Pianificando il viaggio, prevedete nei limiti del possibile, di visitare il souk di uno dei grossi centri che attraverserete lungo il tragitto. Se i souk di Fes sono straordinari, non lo sono meno quelli che a ritmo settimanale si tengono nei villaggi di campagna. Come a Fes, anche in queste occasioni avrete l’impressione di ripiombare nel passato. Ma questa volta si tratterà di un passato rurale e quindi più simile al nostro. Sulle buone guide è indicato il giorno in cui nelle singole località si tiene il mercato settimanale. Un martedì ho avuto la fortuna di visitare il souk di Azrou, grossa borgata agricola del medio Atlas a 80 chilometri da Fes. Il mercato è suddiviso per generi di merce. Vi si possono acquistare tappeti a un quinto del prezzo dei negozi per turisti. Nei grossi centri una parte importante è riservata al mercato del bestiame. Ma si possono vedere anche i barbieri all’opera e persino i dentisti, che curano i denti dei berberi davanti a tutti ed espongono orgogliosi i denti strappati ai poveri pazienti.

Azrou, oltre ad essere sede di uno splendido souk settimanale, si trova anche circondata da immense foreste di cedri, un legno squisitamente profumato e molto lavorato dagli artigiani marocchini.

Prima di arrivare a Midelt, dove inizia la zona predesertica, si attraversano le montagne del medio Atlas. La zona predesertica tra Midelt e Errachidia attraversa dei canyon, che ricordano quelli dei celebri film western di John Wayne. Compaiono anche i primi ksar (villaggi fortificati) costruiti con la terra del posto. Sembrano un’emanazione del paesaggio. Pochi chilometri prima di Errachidia, un lago artificiale immagazzina l’acqua grazie alla quale si ottiene l’elettricità e l’irrigazione delle oasi che da Errachidia giungono al deserto. Dopo Errachidia il deserto si fa sentire sempre più vicino. Dalla strada che scende verso Erfoud si possono ammirare splendidi panorami sulla verdissima oasi immersa in un paesaggio lunare. 

 

Sulle dune di sabbia

Avete mai trascorso una giornata nel deserto? Ebbene, è un’esperienza indimenticabile. Vi verrà voglia di passare ben più di una giornata! Il deserto vi dà la stessa sensazione di infinito del mare. E poi, quel silenzio… È più prudente andare con un autista e con una Land Rover. Prima di raggiungere il deserto vale la pena di visitare l’ultimo tratto del Tafilalt, che potrete ammirare nel suo complesso dal belvedere di Borj est, a un paio di chilometri da Erfoud. Per una ventina di chilometri fino a Rissani la strada è asfaltata. All’entrata del villaggio si intravvedono le rovine ricoperte di sabbia dell’antichissima Sijilmasa, una delle città più antiche del Marocco. Collocata ai bordi del deserto vi sostavano le carovane prima o dopo la traversata. Si seguono delle piste per giungere fino a Tinrheras (uno splendido villaggio arroccato su uno sperone di roccia), a Ksar Akbar (elegante residenza reale del XIX secolo), alla tomba di Moulay Ali Chérif, fondatore della dinastia degli alouiti da cui discende l’attuale re. Si abbandonano quindi i palmeti per immergersi nel mitico Sahara, diverso a seconda delle zone. Rimarrete affascinati quando giungerete alle dune di sabbia di Merzouga: vere e proprie montagne sabbiose che si colorano di tinte diverse a seconda della posizione del sole. È consigliabile fermarsi per il tramonto. In pochi minuti a piedi o in groppa a un cammello (stabilite il prezzo prima di salire) vi immergerete nell’armonioso mondo delle dune e vi sembrerà di entrare in un nuovo universo. Dopo questa meravigliosa esperienza in meno di un’ora tornerete in albergo a Erfoud, innamorati del deserto.

 

Attraversando i canyon

150 chilometri separano Tinerhir da Erfoud. Attraversate una zona predesertica con cespugli spinosi piuttosto radi e bassi. In un paio d’ore di buone strade diritte, tra distese di terra arida simile a sabbia, giungete a Tinerhir, grazioso villaggio con uno splendido palmeto, famoso per la produzione di gioielli berberi in argento. In una ventina di minuti da Tinerhir raggiungete le imponenti gole del Todra. Con la vostra automobile riuscite a giungere fino al posteggio dell’albergo ristorante Yasmina. Da lì, a piedi farete una passeggiata di una mezz’oretta attraverso il maestoso canyon, che fu scenario di numerosi film, tra cui il celebre «Lawrence d’Arabia».

Tornate a Tinerhir e proseguite verso Boumalne Dades, dove inizia la strada che si inoltra in un altro paesaggio straordinario: quello delle cosiddette gole del Dades. La strada carrozzabile si snoda su un itinerario di circa 20 chilometri. Il colore della terra e quindi delle costruzioni, dei villaggi fortificati, passa dal rosso, al viola, al color ocra. La conformazione della roccia è particolarmente suggestiva e le costruzioni sembrano confondersi con le sculture scavate nel sasso dal vento e dall’acqua. Cercate di trovarvi in questo paesaggio al calar del sole, quando i colori diventano eccezionali.

Tornate a Boumalne Dades e proseguite fino a El Kelaa des Mgouna, nella valle delle rose, dove potrete pernottare. Non mancate di comprare il profumo di rosa, molto noto in Marocco, e altri prodotti ottenuti dai petali di rosa.

 

Le Kasbahs, villaggi di sabbia

Si tratta di una tappa molto impegnativa. Non per il chilometraggio (284 km), ma perché dovrete attraversare l’alto Atlas e la strada, contrariamente a tutte quelle che avrete percorso fino a quel momento, diventa molto sinuosa. D’altra parte le cose da vedere sono molte e di grande interesse. Sarà la giornata in cui potrete ammirare le più belle casba del Marocco. A cominciare da Skoura, dove vi farete accompagnare nel bel palmeto a vedere la casba riprodotta sulla banconota da 50 dirham. Proseguite quindi in direzione di Ouarzazate. Un paio di chilometri prima di entrare in città, sulla sinistra della strada principale scorgerete la bellissima casba di Taourirt, dove potrete visitare l’antica dimora del pacha di Marrakech. Proseguite in direzione di Marrakech, ma una quindicina di chilometri dopo Ouarzazate prendete a destra la deviazione per Ait-Ben-Haddou, uno straordinario villaggio costruito in terra rossa. Anch’esso fu scenario di moltissimi film. Il villaggio fortificato (Ksar) è raggiungibile solo a piedi. Perdetevi per qualche minuto in quelle stradine strette, dove la Rai girò alcune riprese dello sceneggiato sulla Bibbia. Vi sembrerà di immergervi in un’altra epoca. Riprendete la strada per Marrakech e se avete ancora tempo ed energie, prima di giungere in cima al Passo Tizi n'Tichka (2260 metri), prendete a destra una stradina di recente asfaltata che vi porta a Télouet, situata sull’antica strada che collegava Ouarzazate a Marrakech. Oltre a uno splendido ksar, potrete visitare un’altra elegantissima residenza del pacha di Marrakech. In quel posto sperduto meraviglia trovare tanto lusso, ma non si deve dimenticare che da Télouet passavano anticamente le carovane che dal deserto risalivano il Marocco verso il mare, passando da Marrakech.

Rimettetevi subito in strada, perché per giungere a Marrakech necessiterete ancora di tre ore di auto. Se non vi capita, come è capitato a noi, di rimanere in panne e di essere costretti a proseguire per Marrakech in taxi. In Marocco, però, anche se vi accade un fatto così spiacevole, si faranno tutti in quattro per aiutarvi, secondo la migliore tradizione della loro ospitalità.

 

A Marrakech, invasa dai turisti

Marrakech è splendida, famosissima, invasa dai turisti, che numerosi giungono anche per una sola giornata dalle numerose località balneari che sorgono attorno ad Agadir. Questa invasione di turisti la priva di parte del suo charme. Monumento simbolo della città è la famosa Torre della Moschea di Koutoubia, contemporanea alla Giralda di Cordoba (XII secolo). Non mancate di visitare la moschea della casba (XII secolo), il palazzo el Badi del XVI secolo soprannominato «l’incomparabile», antica residenza del primo ministro Ahmed al-Mansou e le tombe della dinastia dei saadiani. Immergervi nel souk sarà di rigore, anche se lo troverete meno autentico di quello di Fes. Non mancate, se amate i tappeti marocchini, di fare una visitina alla Porte d’or, celebre negozio di tappeti del Marocco. Verso sera trascorrete un’oretta sulla piazza Jamaa el Fnaa, popolata da cantastorie, guaritori, incantatori di serpenti, acrobati, stregoni, che forniscono le loro prestazioni e si esibiscono creando innumerevoli crocchi improvvisati sparsi qua e là sulla vastissima piazza. Prima di tornare all’albergo salite sulle terrazze del Cafè de France o del Cafè du Glacier per osservare dall’alto questo spettacolo unico.

Quando salirete sull’aereo che vi riporterà a Zurigo o a Milano, non direte addio al Marocco, ma arrivederci, perché questo itinerario vi avrà fatto conoscere solo una parte di questo meraviglioso e ospitale paese.

 

 

Per saperne di più

  • Marocco, La Guida verde Michelin, Milano 2001
  • Maroc, Guides Bleus Hachette, Paris 1996
  • Luigi Barbato, Marocco, Guide turistiche Calderoni, Bologna 1985
  • Marocco, Polaris, Firenze 2001
  • Marocco, De Agostini-Baedecker, Novara 2002
  • Marocco, Meridiani, Marzo 2006
  • Marocco, Algeria, Touring Club Italiano, Milano 2006
In questo articolo: