«Perla dell’Adriatico» secondo Lord Byron
Itinerario
(aprile 2007)
- 1° giorno Lugano - Dubrovnik
- 2° giorno Dubrovnik - Visita di Cavtat
- 3° giorno Gita alle Bocche di Cattaro in Montenegro
- 4° giorno Visita all’Arboretum a Trsteno - Dubrovnik - Lugano
Durata del viaggio: 4 giorni
Operatore turistico: Organizzato in proprio
Per Lord Byron è una «perla dell’Adriatico», mentre Bernard Shaw ammoniva: «Volete il paradiso in terra? Andate a Dubrovnik». L’Unesco ha condiviso i giudizi dei due letterati e nel 1979 ha dichiarato la città «patrimonio dell’umanità». In effetti il centro storico dell’antica Ragusa, vero gioiello architettonico, è forse il più importante dell’Adriatico dopo Venezia. Clima dolcissimo, città molto tranquilla anche la notte, Dubrovnik è la meta ideale per un breve soggiorno.
Soprattutto la sera, quando se ne vanno i turisti che visitano la città in giornata, Dubrovnik viene restituita in tutto il suo splendore ai suoi abitandi e a quei pochi turisti che hanno la fortuna di trovare un alloggio nel centro storico.
Quando cala la notte, l’atmosfera in città diventa particolarmente magica: le pietre quasi bianche, lucidate dai secoli, con cui sono pavimentate le strade riflettono la luce dei discreti lampioni. Vi sembrerà di tornare indietro nel tempo, perché la notte cancella ogni segno della modernità. Potrete così immaginare la città nell’antichità. Percorriamola assieme tuffandoci nel passato e dimenticando il presente.
La via principale «Placa», ma in veneziano «Stradun»
Entriamo dalla Porta di Pile, la più importante della città. Anzi, no, guardiamola dall’interno delle mura, perché anticamente la città veniva isolata quando calava la notte: si sollevava il ponte levatoio e si chiudevano le porte. Solo i cattolici avevano il permesso di risiedervi. Per la verità anche gli ebrei, attivi nella finanza e nel commercio, venivano tollerati dalle autorità, ma erano comunque segregati nella Ulica Zudioska, il ghetto munito di porte che venivano chiuse la notte. Ma torniamo alla Porta di Pile, davanti a noi si innalza la rotonda Fontana di Onofrio, coronata da una cupola che sembra ricordare la vicinanza dei turchi. Non si trattava di una fontana qualsiasi. I ragusei venivano qui per approvvigionarsi di acqua. Dubrovnik, contrariamente ad altre città che raccoglievano acqua piovana, disponeva di una fonte esterna incanalata da un acquedotto. Di fronte alla fontana sorge il monastero francescano, un’elegante costruzione di stile tardo romanico. Ospita una delle farmacie più antiche del mondo, che distribuiva medicamenti a tutta la popolazione, indipendentemente dal ceto sociale. Incamminiamoci lungo la romanticissima Placa, l’asse che collega le due principali porte della città. Sulla nostra destra si trova la parte più antica di Ragusa, sulla sinistra quella più recente. Nel 615, quando un terremoto distrusse la colonia grecoromana di Epidauro (attuale Cavtat), i suoi abitanti si rifugiarono su un isolotto situato a una ventina di chilometri a nord, separato dalla terraferma da una striscia di mare. Di fronte a loro sorse più tardi il villaggio di Dubrovnik (da «durava» che significa quercia). Dapprima le due comunità si guardavano con diffidenza, ma poi iniziarono a tessere relazioni fino a decidere, nel XII secolo, di coprire il canale che le separava. Nacque così la via principale della città, chiamata Placa o in veneziano Stradun.
In Piazza della Loggia dove si teneva il mercato
Proseguiamo la nostra passeggiata nel passato. Sullo Stradun si affacciano numerose botteghe, immaginiamo esposte le merci di un tempo a testimonianza dell’importanza che il commercio rivestiva per l’antica Repubblica. Sulla nostra destra, in una pittoresca viuzza (Ulica Garište), una ruota incastrata in una finestra, oggi murata, ci ricorda il drammatico problema dei figli illegittimi. La ruota permetteva di far passare il neonato all’interno dell’edificio dove veniva accolto dalle religiose. Proseguendo lungo lo Stradun si giunge nella Piazza della Loggia, dove un tempo si teneva un affollato e rumoroso mercato. Al centro la Colonna d'Orlando: simbolo della libertà per aver salvato, secondo la leggenda, Dubrovnik dagli arabi. La statua quattrocentesca serviva anche da un’unità di misura ai commercianti del mercato: la lunghezza dell’avambraccio (51,2 cm) era il cosiddetto «cubito ragusano». Alla base della colonna, alcune tacche nella pietra permettevano di misurare la merce.
Sulla piazza si affaccia Palazzo Sponza, uno dei più eleganti della città, tra i pochi ad aver resistito al terremoto del 1667. Qui la gente veniva per esperire le pratiche doganali, ma era anche sede della zecca. Sulla piazza si affacciano pure una loggia che ospita le campane che suonavano l’allerta in caso di pericolo, la torre dell’orologio, uno dei simboli di Ragusa, e la chiesa di San Biagio, patrono e protettore della Repubblica. Il 3 febbraio, giorno della sua festa, il mattino presto «i fedeli dei paesi vicini premevano alle porte della città, vestiti nei costumi tradizionali e con gli stendardi della loro parrocchia. Ogni gruppo si presentava davanti alla chiesa del patrono e faceva volteggiare lo stendardo presentandolo al vescovo, che celebrava la messa all’aperto. Tutti i gruppi ripartivano allora in processione attraverso la città, seguiti dal vescovo, che portava il reliquiario della testa di San Biagio, e dal clero con altre reliquie. La processione scorreva al ritmo dei canti». La tradizione rimane viva ancora oggi.
Il Palazzo del Rettore e la cattedrale
Svoltando sulla destra arriviamo davanti all’edificio più importante: il Palazzo del Rettore. Il Rettore era il personaggio chiave della Repubblica. Di fatto non esercitava però nessun potere. Ne era solo il rappresentante, eletto con mandato di un mese, rinnovabile una sola volta ogni due anni. Non gli era permesso lasciare il palazzo per «tenerlo lontano da qualsiasi influenza esterna, onde evitare che fosse anche solo sfiorato dalla corruzione. Ogni sera riceveva in pompa magna le chiavi della città, chiusa durante la notte, e le conservava fino al mattino dopo, quando si svolgeva lo stesso cerimoniale all’inverso».
La corte interna del palazzo fungeva da piazza pubblica. Qui la gente veniva per sbrigare pratiche amministrative, ritirare documenti e atti notarili. Le famiglie dei prigionieri si recavano lì per incontrare i reclusi e per passare loro qualcosa da mangiare, visto che le prigioni si affacciavano sulla corte.
A pochi passi, di fronte al Palazzo del Rettore, si trova la cattedrale. Secondo la tradizione la costruì Riccardo Cuor di Leone. «Di ritorno dalla crociata la sua nave avrebbe fatto naufragio davanti all’isola di Lokrum e Riccardo si sarebbe miracolosamente salvato». Il suo prezioso tesoro, fra cui i famosi reliquiari di San Biagio, era conservato in un luogo chiuso da tre enormi chiavi, affidate un tempo a tre diverse personalità: l’arcivescovo, il Rettore e il segretario di stato.
Il porto della Repubblica Marinara
Raggiungiamo ora il porto antico, luogo eletto di una Repubblica marinara, protetto dalla quattrocentesca «Fortezza di San Giovanni». Dove oggi si trova il Caffè della Città, un tempo sorgevano gli antichi cantieri navali, chiusi la notte, dove si costruivano le barche in gran segreto. La Repubblica giunse ad avere una flotta mercantile di 250 navi. Fuori dal porto, sulla riva si intravedono i lazzaretti, dove il viaggiatore che giungeva in città soggiornava durante la quarantena, imposta per timore delle epidemie.
Prima di arrivare alla Porta di Ploce, seconda grande porta della città, ci soffermiamo davanti al monastero dei frati domenicani, che dall’esterno ha le parvenze di una fortezza integrata nel sistema difensivo delle mura. All’interno nasconde invece un leggero ed elegante chiostro, che le truppe napoleoniche trasformarono senza troppi scrupoli in stalle per i cavalli.
Passeggiando lungo le mura
Terminato questo itinerario nella vita quotidiana dell’antica Ragusa, è necessario spendere qualche parola sulla storia, evidenziando subito che la Repubblica ebbe vita lunga, dal 1358 al 1806, grazie soprattutto alle sue notevoli doti diplomatiche, che seppero garantire l’indipendenza da Venezia e tenere lontani i turchi. Prima dell’indipendenza subì 150 anni (1205 – 1358) di dominazione veneziana. Dopo la fine della Repubblica, dal 1815 al 1918, fu sottomessa all’impero austroungarico.
Oltre a grandi doti diplomatiche i ragusei hanno dimostrato nel corso della storia anche una grande determinazione e un grande amore per la loro città. Quando nel 1667 fu quasi completamente distrutta da un terremoto, nonostante i tempi fossero difficili, riuscirono a ridarle splendore. Lo stesso fecero dopo la guerra dei Balcani del 1991-1992. Tra novembre e maggio sul centro storico caddero duemila bombe. La città venne distrutta per il 60 per cento. Oggi dell’assurdità di quella guerra rimangono ben poche ferite visibili. Ve ne renderete conto percorrendo la splendida passeggiata lungo le mura, che vi consiglio di intraprendere prima di visitare la città e isuoi monumenti. Contate un’ora e mezzo per l’indimenticabile itinerario di circa 2 chilometri con incredibili panorami sulla città e sulla splendida costa. Dall’alto avrete occasione di notare i danni causati dalla guerra e la pronta ricostruzione. In particolare i tetti delle case sono quasi tutti rifatti.
TRE ITINERARI IN PARTENZA DA DUBROVNIK
Cavtat (prevedere mezza giornata)
A 30 minuti in battello dal porto di Dubrovnik si trova Cavtat (Ragusa Vecchia). È l’antica Epidaurum greca, prospera in epoca romana. Nel VII secolo gli abitanti l’abbandonarono per fondare Ragusa, l’attuale Dubrovnik. Del suo prestigioso passato non rimane però nulla. Graziosa stazione balneare offre quattro punti di interesse:
- la casa di Vlaho Bukovac, interessante pittore croato (1855 – 1922) di levatura internazionale;
- Il Monastero di Nostra Signora delle Nevi (Gospe od Snijega) custodisce il prestigioso dipinto cinquecentesco di San Michele dell’importante pittore locale Vicko Dobricevic;
- il Mausoleo della famiglia Račić nel cimitero sulla collina, da cui si gode una splendida vista;
- non mancate di passeggiare lungo il sentiero che prosegue in riva al mare dopo la chiesetta sopraccitata.
Lokrum (prevedere mezza giornata)
In 15 minuti in battello dal porto antico di Dubrovnik raggiungete la graziosa isoletta di Lokrum, antica sede di un monastero benedettino. Potrete passeggiare nel giardino botanico, voluto nel 1859 da Massimiliano d'Asburgo, futuro imperatore del Messico. Non perdete un tuffo nel «Mar Morto», nome pomposo per un piccolo lago salato, le cui acque chiare e calde sono racchiuse tra gli scogli.
Bocche di Cattaro (prevedere una giornata)
Noleggiando un’automobile o partecipando a una gita organizzata potrete raggiungere le Bocche di Cattaro nello stato del Montenegro (è necessario il passaporto). Questa insenatura, una sorta di fiordo mediterraneo, appare come una conca incisa nella terraferma, circondata da pareti rocciose e da montagne incombenti. Sulle coste si trovano dieci piccoli villaggi (i più graziosi sono Perast e Prcanj), disposti lungo l’esile fascia compresa tra la montagna ed il mare. Il centro principale è Cattaro (Kotor), gioiello architettonico del Montenegro. La città è stata decretata patrimonio mondiale dell’Unesco nel 1979. Cinta da uno spettacolare sistema di mura lungo 4 chilometri, Kotor è solcata da un suggestivo dedalo di viuzze e di piccole piazze lastricate, di chiara impronta veneziana. Per quasi quattro secoli (dal 1420 al 1797) Cattaro fu infatti sottoposta ad una «gentile» dominazione veneziana.
Per saperne di più
- Croazia, La Guida verde, Michelin, Edizioni per viaggiare, Milano 2005
- Il meglio di Dubrovnik, Lonely Planet, Torino 2006
- Croazia, Guide d’Europa, Touring Club Italiano, Milano 2003
- Dubrovnik e la costa Dalmata, Geo Mondadori, Milano 2007