Sulle orme dei padri della Nazione
Itinerario
(settembre/ottobre 2018)
- 1° giorno Ticino - Washington
- 2° giorno Washington
- 3° giorno Washington
- 4° giorno Washington - Mount Vernon - Colonial Williamsburg (260 km)
- 5° giorno Colonial Williamsburg
- 6° giorno Colonial Williamsburg - Monticello (200 km)
- 7° giorno Monticello - Gettysburg (400 km)
- 8° giorno Gettysburg
- 9° giorno Gettysburg - Fallingwater - Pittsburgh (370 km)
- 10° giorno Pittsburgh - Niagara Falls (380 km)
- 11° giorno Niagara Falls
- 12° giorno Niagara Falls - Philadelphia (670 km)
- 13° giorno Philadelphia
- 14° giorno Philadelphia - Longwood Gardens - Washington (240 km)
- 15° giorno Washington
- 16° giorno Washington
- 17° giorno Washington
- 18° giorno Washington - Ticino
Durata del viaggio: 18 giorni
Operatore turistico: Organizzato in proprio
L’obiettivo di questo itinerario è triplice: storia, natura e arte. Iniziando dalla storia, esso prevede la visita di Philadelphia e Washington, le due capitali degli Stati Uniti. Philadelphia fu la città che vide nascere la nazione e fu capitale dal 1776 al 1800, quando le principali istituzioni del paese si trasferirono a Washington, la città che porta il nome del suo fondatore: il primo presidente americano George Washington, di cui visitiamo la residenza di Mount Vernon, non lontana dalla capitale. Ci spostiamo in seguito a Colonial Williamsburg, una città coloniale con edifici in parte restaurati e in parte ricostruiti. Quindi verso ovest a Monticello, dove un altro padre fondatore degli Stati Uniti, Thomas Jefferson, progettò la sua splendida dimora in stile palladiano, e nella vicina Charlottesville dove lo stesso Jefferson collaborò a costruire una magnifica università. Risaliamo poi in direzione nord verso Gettysburg lungo la Skyline Drive, la più famosa attrattiva dello Shenandoah National Park, un percorso automobilistico di 169 chilometri che segue vecchie piste indiane lungo la dorsale delle Blue Ridge. Nell’ondulata campagna di Gettysburg, nel luglio del 1863, si verificò una delle peggiori carneficine della guerra di Secessione.
Per quanto riguarda la natura, il nostro viaggio prevede la visita di uno degli spettacoli naturali più eccezionali al mondo: le cascata del Niagara, tra Stati Uniti e Canada. Lungo il percorso di ritorno a Washington ci fermiamo anche a visitare gli splendidi Longwood Gardens, capolavoro di giardinaggio frutto di una vita del magnate della chimica Pierre S. du Pont. Ma lungo il tragitto abbiamo anche occasione di ammirare la famosissima casa sulla cascata costruita nel 1939 dal noto architetto Frank Lloyd Wright, che coniuga in modo eccezionale architettura e natura.
Quanto invece all’arte, uno degli scopi di questo viaggio è quello di scoprire i capolavori degli impressionisti francesi, di cui i musei d’arte americani sono ricchissimi. E se così tante opere di valore sono finite oltre oceano è grazie all’apertura di idee di questo nuovo mondo. I collezionisti americani, a fine Ottocento, dimostrarono infatti di apprezzare i profondi cambiamenti artistici proposti in Francia, che furono all’origine della pittura contemporanea tanto cara agli Americani. Mentre infatti gli impressionisti erano derisi in patria, i collezionisti statunitensi seppero intuire il grande potenziale di novità che si sprigionava dalle loro opere. Fatto sta che nei musei di Washington, di Philadelphia e di Pittsburgh, accanto ad altre opere di grandissimo pregio, si possono ammirare una miriade di capolavori degli impressionisti.
La tenuta di George Washington
A una trentina di chilometri da Washington si trova Mount Vernon, la tenuta del primo presidente americano e uno dei padri della nazione a cui è ispirato il nome della capitale. La residenza, di colore bianco in stile georgiano, sorge su un terreno erboso e si affaccia sul fiume Potomac, lo stesso che attraversa la capitale. È rimasta così come si presentava nel 1799, quando venne costruita. Washington, che fu comandante in capo dell’esercito americano durante tutta la guerra di Indipendenza combattuta contro gli Inglesi (1775-1783), amava la vita semplice e spontanea che ben si riflette nel mobilio, salvo un camino in marmo, che lui stesso considerava «troppo elegante e costoso per il mio stile di vita repubblicano». La visita consente di farsi un’idea della vita rurale nel Settecento. Poco distante dall’abitazione sorgono una distilleria, che era la più importante del paese, e un mulino, assolutamente avanguardistici per l’epoca. Sebbene la costituzione della democrazia che aveva appena fondato sosteneva che tutti gli uomini sono uguali e hanno gli stessi diritti, George Washington possedeva centinaia di schiavi, di cui si visitano alcune residenze. E questo, malgrado che alla fine della guerra di indipendenza, il comandante in diverse occasioni pubbliche manifestò la sua opposizione nei confronti della schiavitù. Ma anche se avesse voluto liberare i suoi schiavi avrebbe avuto difficoltà a farlo a causa di una legge vigente in Virginia che imponeva tasse elevatissime a chi concedeva loro la libertà.
L’America coloniale
Facciamo un salto indietro nel tempo, per trasferirci all’inizio del Settecento a Williamsburg, il cui nome si ispira al re inglese Guglielmo III (William). Dal 1699 al 1780 fu la capitale della Virginia, la più grande colonia inglese nel Nuovo Mondo. Per chi ama la storia è una meta da non perdere. «È uno dei musei viventi – scrive la nota guida turistica Lonely Planet – più sorprendenti e meglio riusciti al mondo». Progettata negli anni Venti del Novecento e realizzata grazie ai finanziamenti della famiglia Rockefeller, questa città propone 88 case, negozi, edifici pubblici in parte restaurati e in parte ricostruiti sui loro luoghi originali. La maggior parte si affacciano su Duke of Gloucester Street, una via non lastricata, lunga un chilometro e mezzo e delimitata a est dal Capitol, sede del governo coloniale inglese, e a ovest dal prestigioso College of William & Mary (in onore del re e della regina britannici), la seconda più antica istituzione di insegnamento superiore degli Stati Uniti dopo Harvard, dove studiarono Thomas Jefferson e George Washington. Passeggiando da un estremo all’altro di questa via si incontrano il sontuoso palazzo del governatore, il tribunale, la cattedrale, l’edificio dove veniva conservata la polvere da sparo, la farmacia, la posta e una miriade di negozi di artigiani: ciabattini, argentieri, falegnami, tipografi, parrucchieri, maniscalchi, eccetera, dove personale in costume mostra gli antichi procedimenti lavorativi. Molto interessanti le ricostruzioni delle taverne, in particolare la Raleigh Tavern, dove si incontravano Washington e Jefferson con altri patrioti rivoluzionari. Williamsburg fu infatti un focolaio della rivolta indipendentista. A certe ore del giorno si può assistere alle rappresentazioni in costume che rievocano i momenti cruciali che hanno portato alla rivolta contro gli Inglesi.
La Monticello di Jefferson
«A Monticello – ha scritto Thomas Jefferson – sono felice come in nessun altro posto e in nessun’altra società. Questo è il luogo che raccoglie tutti i miei desideri e dove spero che i miei giorni avranno fine». La casa, che sorge su una collina della città di Charlottesville, è ispirata a Villa Capra (soprannominata La Rotonda) del Palladio. La sua costruzione è iniziata nel 1768 e si è protratta per ben 40 anni. Si trova al centro di una piantagione dove lavoravano 200 schiavi. La facciata simmetrica è realizzata in mattoni rossi con un portico antistante bianco, sorretto da colonne doriche. Gli interni sono molto eleganti, in stile europeo, e ricchi di innovazioni come i vetri doppi, la luce zenitale e le porte scorrevoli, tanto da procurare a Jefferson l’immagine di pioniere dell’architettura americana.
Nella vicina Charlottesville, Jefferson progettò anche un altro edificio di cui era particolarmente orgoglioso: la University of Virginia, costruita nei primi anni dell’Ottocento. È considerata uno dei più bei centri universitari degli Stati Uniti. Il colpo d’occhio di questo villaggio accademico è davvero impressionante. Un prato all’inglese è fiancheggiato da colonnati che collegano le stanze degli studenti a 10 padiglioni, ognuno ispirato a un diverso modello di tempio greco o romano. Sullo sfondo troneggia La Rotunda, il padiglione centrale che ricorda il Pantheon di Roma.
L’attività principale di Jefferson è stata la politica: fu autore della Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, governatore della Virginia, diplomatico in Francia, segretario di stato, vicepresidente e infine presidente dal 1801 al 1809. Ma aveva anche molti altri interessi. Come abbiamo visto, fu architetto, ma anche scienziato, musicista, naturalista. Personaggio contraddittorio, così come George Washington, fu proprietario di molti schiavi, sebbene sostenesse che tutti gli uomini nascono uguali. Si oppose sempre a qualsiasi tentativo abolizionista sostenendo che mantenere in vigore la schiavitù era come tenere un lupo per le orecchie. Si vorrebbe lasciare la presa, ma non lo si fa per paura di essere divorati.
La guerra di Secessione
Il maltempo ci impedisce purtroppo di raggiungere Gettysburg percorrendo piste indiane su una strada panoramica lungo la dorsale delle Blue Ridge. Ci arriviamo quindi guidando su anonime autostrade. Gettysburg nel luglio del 1863 fu teatro di una delle peggiori carneficine della guerra di Secessione. Si visita in automobile il campo di battaglia seguendo un percorso didattico, che parte dal Visitor Center, dove si trova quello che è considerato il miglior museo americano su questa tragica guerra civile. Una guerra provocata da uno scontro di mentalità, che ancora oggi influenza la vita politica del paese. Generò ben 600'000 morti e portò nel 1863 all’abolizione formale della schiavitù. Schiavitù che non fu la vera causa della guerra, mentre la sua soppressione fu sì conseguenza del conflitto. Le ragioni più profonde che dividevano nord e sud erano infatti soprattutto socio-economiche. Il nord era più evoluto e industrializzato, mentre l’economia agricola del sud era poco emancipata e si basava da sempre soprattutto sullo sfruttamento degli schiavi. Questa differenza tra le due parti del paese sarebbe stata decisiva anche sulle sorti del conflitto, vinto dal nord perché poteva contare su una politica interna più unitaria (mentre gli stati del sud erano divisi tra loro), su un moderno sistema bancario e su un’economia industriale in grado di produrre armi, navi e linee ferroviarie: strumenti che si rivelarono decisivi per l’esito della guerra dalla quale è scaturita l’America moderna.
La casa sulla cascata
«Si libra sopra una cascata, tra le colline della Pennsylvania, incastrandosi alla formazione rocciosa. Apoteosi dell’orizzontalità, con gli sbalzi impressionanti del soggiorno e delle terrazze»: così Bruno Zevi, titolare della memoria wrightiana in Italia descrive il capolavoro realizzato da Frank Lloyd Wright (1867-1959). Fallingwater, la casa sulla cascata, fu realizzata dal grande maestro nel 1939 come abitazione di vacanza per un ricco commerciante di Pittsburgh. E subito fu salutata dal New York Times come «la più sublime integrazione tra l’uomo e la natura». Oltre cinquant’anni dopo, nel 1991, l’Istituto Americano degli Architetti l’ha eletta «la più importante costruzione degli Stati Uniti». Nessuna foto e nessun filmato rendono giustizia a questo capolavoro che sembra spuntare dalla roccia e sovrasta una cascatella alta 6 metri. «Una casa – affermava Wright – non deve mai essere su una collina o su qualsiasi altra cosa. Deve essere della collina, appartenerle, in modo tale che possano vivere insieme; ciascuna delle due più felice per merito dell’altra». Creando una perfetta armonia tra l’essere umano e la natura, l’architetto ha desiderato mettere i suoi committenti in stretta relazione con la suggestiva gola della montagna, gli alberi, il fogliame, i fiori selvatici e, naturalmente, l’acqua. L’articolazione dello spazio interno tende a fondersi con la natura circostante anche grazie alla scelta dei materiali naturali del luogo impiegati per la costruzione. Il vastissimo salotto è lo spazio più spettacolare con le amplissime vetrate e il camino scavato nella roccia.
La Cathedral of Learning
Poco più di un’ora ci separa da Pittsburgh, il cui centro città è racchiuso nel Golden Triangle, alla confluenza dei fiumi Monongahela e Allegheny, che formano l’Ohio River. Questa città ad alta concentrazione industriale fino alla metà del Novecento era tanto desolante e inquinata da indurre un giornalista inglese a definirla «inferno scoperchiato». A partire dagli anni Sessanta del Novecento, grazie alla cosiddetta Pittsburgh Renaissance, si è completamente trasformata per diventare un’elegante centro alla moda, con industrie di servizi e di alta tecnologia, nel quale è piacevole passeggiare all’ombra di edifici storici.
Diversa fu invece la sorte del quartiere di Oakland, che già a fine Ottocento si era sviluppato come polo culturale e accademico, grazie a facoltosi donatori. The Carnegie, il centro voluto da Andrew Carnegie, che nel 1870 era considerato l’uomo più ricco del mondo, ospita una vastissima biblioteca, un auditorium e un museo d’arte moderna con una splendida collezione, che presenta alcuni capolavori impressionisti. Poco distante sorge un sorprendente edificio in stile gotico alto 42 piani, che ospita 26 aule dedicate ognuna a una diversa comunità di immigrati che hanno fatto la fortuna di Pittsburgh. Entrando nella Cathedral of Learning, così si chiama questo particolare edificio, si ha l’impressione di trovarsi in una chiesa gotica dove si celebra la religione del sapere.
Le cascate del Niagara
«Qualsiasi cosa detta di questo luogo mirabile sarebbe mera sciocchezza» esclamò lo scrittore Charles Dickens nel 1842 davanti allo spettacolo delle cascate del Niagara. E aggiunse «sarebbe difficile per l’uomo stare più vicino a Dio di quanto non lo sia qui». In effetti queste cascate, a cavallo tra Stati Uniti e Canada, sono considerate uno dei più grandiosi spettacoli naturali al mondo. Non tanto per la loro altezza (50 metri), quanto per l’ampiezza: 350 metri quelle americane (American Falls) e ben 675 quelle canadesi (Horseshoe Falls) e per l’intensità: riversano 2800 metri cubi di acqua ogni secondo, che corrisponde a 1 milione di vasche da bagno. La miglior vista la si ha dalla parte canadese. Su ambo i versanti ci sono belvederi che permettono di ammirarle in tutte le posizioni: dall’alto, di fronte, da metà, da dietro e dal basso. Ma forse i panorami più suggestivi si godono durante la gita su un battello che si avventura fin sotto gli spruzzi delle cascate e durante la notte quando i getti d’acqua vengono illuminati con luci di vari colori.
La culla degli Stati Uniti
Sei ore di automobile ci separano da Philadelphia, la città che vide nascere la nazione americana. Philadelphia può essere considerata la culla degli Stati Uniti. È infatti il luogo dove nel 1774 si tenne il primo congresso tra i coloni della Nuova America per discutere dei loro rapporti con la Corona inglese. Dove nel 1776 il secondo congresso decretò la separazione dalla Gran Bretagna e il 4 luglio adottò la dichiarazione d’indipendenza. Dove nel 1787 venne ratificata la Costituzione americana (proprio qui si trovano tutti i documenti originali). Queste tappe fondamentali della storia statunitense si celebrarono nell’Independence Hall e dal suo campanile si udì la campana, la Liberty Bell, suonare a festa.
Nel nucleo più antico di questa storica città è stato istituito l’Independence National Historical Park, il miglio quadrato più ricco di storia di tutta l’America, costituito da dodici isolati con case in mattoni rossi, nei quali si possono ripercorrere le tappe salienti della nascita della nazione, dal 1776 al 1800, gli anni durante i quali Philadelphia fu capitale del Paese.
Il luogo più magico, dove vennero prese le decisioni più importanti, è l’Independence Hall. Accanto si trovano la Congress Hall, nella quale si tennero le prime riunioni della camera dei deputati e del senato, e la Old City Hall sede della prima corte suprema. Poco distante è stato costruito un museo per accogliere la Liberty Bell, la campana che scandì i momenti salienti della nascita della nazione, assurta in seguito a simbolo della libertà, anche durante la guerra di Secessione (1861-1865) che portò alla liberazione degli schiavi.
Non lontano dal centro storico, immersa in costruzioni moderne, si trova Elfreth's Alley, una pittoresca viuzza, considerata la più antica degli Stati Uniti, che fu abitata sin dal 1727.
Sulla sponda opposta del fiume Delaware, attorno all’imponente City Hall costruita a fine Ottocento in stile Secondo Impero francese, si sviluppa la città moderna caratterizzata dalla Benjamin Franklin Parkway. Questo viale, progettato sul modello degli Champs-Élysées, apre un ampio varco dalla City Hall al Philadelphia Museum of Art. Accanto a opere d’arte provenienti da tutto il mondo questo museo propone una straordinaria collezione di capolavori di impressionisti. Per chi ama i maestri francesi un’altra tappa imperdibile è anche la Barnes Foundation, che espone 59 Cézanne e ben 180 Renoir.
Longwood Garden
Il nostro itinerario si conclude quindi a Washington (si veda in questa rubrica l’itinerario «Nei luoghi del potere e della storia»), la città che vide crescere gli Stati Uniti. Sul tragitto, a un’ora d’automobile da Philadelphia, visitiamo gli splendidi Longwood Gardens, capolavoro di giardinaggio frutto di una vita del magnate della chimica Pierre S. du Pont, che in questa tenuta di campagna veniva a riposarsi. Il parco ha una superficie di oltre 400 ettari ed è particolare per le spettacolari colture floreali nelle sue enormi serre, per la riproduzione di alcuni luoghi particolarmente apprezzati da du Pont durante i suoi viaggi soprattutto in Europa, come l’Italian Water Garden. Ma ciò che contraddistingue questo angolo di paradiso sono i giochi d’acqua delle numerose fontane: in quella centrale l’acqua danza addirittura al ritmo della musica.
Per saperne di più
Usa Est, La Guida Verde Michelin, Clermont-Ferrand 2009
Stati Uniti Orientali, Lonely Planet, Torino 2012
Stati Uniti Orientali, Rough Guides, Milano 2011
Storia degli Stati Uniti, Oliviero Bergamini, Bari 2002