Spagna / Isole Canarie

Un «continente in miniatura»

La costa occidentale è a picco sul mare con pareti rocciose alte fino a 1'000 metri. Le coltivazioni del verde nord si contrappongono alle regioni desertiche del sud ricco di spiagge. L’impervia regione montuosa al centro è caratterizzata da imponenti paesaggi vulcanici con picchi fino a 2'000 metri.
Giò Rezzonico
01.02.2018 12:00

Itinerario

(febbraio 2018)

  • 1° giorno Zurigo – Las Palmas de Gran Canaria
  • 2° giorno Las Palmas de Gran Canaria – Telde – Agüimes – Temisas – Santa Lucía de Tirajana – San Bartolomé de Tirajana – Fataga – Maspalomas
  • 3° giorno Maspalomas – San Bartolomé de Tirajana – Tejeda – Artenara – Juncalillo – Cuevas del Rey a Tejeda – Vega de San Mateo – Maspalomas
  • 4° giorno Las Dunas de Maspalomas
  • 5° giorno Maspalomas – Mogán – Agaete – Gáldar – Guía – Arucas
  • 6° giorno Arucas – Moya – Firgas – Teror – Las Palmas de Gran Canaria
  • 7° giorno Las Palmas de Gran Canaria – Caldera de Bandama – Jardín Canario – Las Palmas de Gran Canaria
  • 8° giorno Las Palmas de Gran Canaria – Zurigo

 

Durata del viaggio: 8 giorni

Operatore turistico: Organizzato in proprio

  

  

 

 

L’isola di Gran Canaria, una delle sette dell’arcipelago delle Canarie, è stata definita «un continente in miniatura». Nonostante le sue limitate dimensioni – ha una forma circolare e misura circa 50 chilometri di diametro – stupisce infatti per i suoi contrasti. La costa occidentale è a picco sul mare con pareti rocciose alte fino a 1'000 metri. Le coltivazioni di banane del verde nord, si contrappongono alle regioni desertiche del sud ricco di spiagge soleggiate. La costa orientale è punteggiata invece da villaggi e centri storici caratterizzati da un’architettura di tipo coloniale d’ispirazione andalusa. Ma non si può affermare di conoscere quest’isola senza visitare l’impervia regione montuosa del centro con i suoi bizzarri panoramici vulcanici e con picchi che sfiorano i 2 mila metri di quota. 

Da Zurigo ci sono voli diretti giornalieri per Las Palmas, la capitale dell'isola, la terza più popolata dell’arcipelago. Il modo migliore per visitarla è noleggiare un’automobile. Per apprezzarla nei suoi variegati aspetti è necessaria una settimana. Le strade sono belle, anche se all’interno dell’isola e lungo la litoranea occidentale gli spostamenti sono lenti, data la conformazione del territorio. Dal nucleo vulcanico centrale di Gran Canaria scendono infatti verso le coste in ordine quasi radiale numerose gole scavate in profondità e dilavate dall’erosione. Vengono definite «Barrancos»: si tratta di valli scavate nel corso dei secoli dall’acqua, oggi non più presente. Le pareti di roccia tufacea, che sorgono ai lati, sono cosparse di case-grotta, talvolta naturali, talaltra scavate dagli antichi abitanti dell’isola. Molte sono adibite ancora oggi ad alloggio grazie all’aggiunta di parti costruite.

 

Una ricca storia coloniale e precoloniale

Un viaggio a Gran Canaria risulta interessante anche per i suoi aspetti storici e archeologici. Percorrendo l’isola s’incontrano non solo splendidi paesaggi montani e marini, ma anche interessanti testimonianze del passato, inerenti sia l’epoca antecedente alla conquista dell’arcipelago da parte degli Spagnoli alla fine del Quattrocento, sia il periodo successivo. Dell'epoca precoloniale si possono ancora vedere le antiche abitazioni scavate nella roccia, diversi luoghi sacri e i ruderi di villaggi primitivi. Visitando alcuni musei molto moderni,  dotati di interessanti strumenti didattici e commenti in molte lingue (tra cui anche l’italiano),  si può ricostruire il modo in cui vivevano gli antichi abitanti dell’isola. Del periodo coloniale rimangono pittoreschi borghi e numerosi centri storici sempre costruiti attorno a una chiesetta o a una cattedrale.

Le prime testimonianze sulle Isole Canarie risalgono all'astronomo, geografo e astrologo greco Tolomeo, che le definì «isole fortunate», anche se pare che già i Fenici sbarcarono su queste isole, di cui parla anche lo scrittore romano Plinio. Non rimangono comunque tracce né di presenze fenicie, né greche, né romane sull’isola. Sembra che i primi abitanti siano giunti attorno al quinto secolo prima di Cristo provenienti dal nord Africa. Si trattava di popolazioni berbere, che secondo la tradizione indigena avrebbero lasciato i territori sahariani dopo un’insurrezione contro i Romani. Quando secoli più tardi gli Spagnoli colonizzarono l’arcipelago sembravano più interessati a sterminare le popolazioni locali e a farne degli schiavi piuttosto che a conoscere il loro modo di vivere. Bisognò quindi attendere fino all’Ottocento per i primi studi sull’epoca precoloniale. Grazie all’esame dei linguaggi, degli scheletri umani e alla datazione di reperti archeologici si è riusciti a stabilire l’origine dei primi abitanti e il periodo in cui arrivarono nell’arcipelago. 

Prima della conquista spagnola Gran Canaria era suddivisa in due territori: uno a nord ed uno a sud. La società era fortemente gerarchizzata. I nobili erano proprietari della terra, che veniva lavorata dalle classi meno abbienti. Le principali attività erano l’agricoltura e l’allevamento e non la pesca, come si potrebbe pensare per un’isola. Gli abitanti vivevano per lo più in grotte naturali o scavate nella roccia di tufo o di porosa pietra vulcanica. Alcuni centri urbani erano costituiti da case circolari di sasso con un diametro tra i 3 e i 7 metri. Le armi erano in legno o in pietra, perché il ferro non era conosciuto. Per contro le popolazioni precolombiane erano molto abili nella fabbricazione di oggetti in ceramica. Anche le istituzioni religiose erano molto gerarchizzate. Il capo supremo, paragonato a un santo, proveniva dagli strati più alti della nobiltà. Sono stati trovati pochi templi e si ritiene che gli abitanti si riunissero soprattutto in prossimità di montagne o rocce considerate sacre, come lo splendido «Roque Nublo». I morti venivano sepolti in grotte naturali o scavate, oppure in tumuli, ed i corpi imbalsamati. Più elevato era il livello sociale del deceduto più numerosi erano gli strati di pelle animale in cui veniva avvolto. 

 

Las Palmas, la capitale

Un buon modo per iniziare la scoperta dell’isola di Gran Canaria è quello di visitare nella capitale Las Palmas due musei che bene introducono al viaggio. Il Museo Canario illustra in modo didattico e ricorrendo a numerose ricostruzioni di ambienti la vita sull’isola prima della conquista spagnola, avvenuta alla fine del Quattrocento. Durante il viaggio si incontreranno numerose testimonianze del periodo precoloniale che il Museo Canario permette di inquadrare bene, anche grazie a un’ottima audio guida disponibile pure nella versione italiana. Il secondo museo, ospitato nella cosiddetta «Casa de Colón» – anche se non esistono prove che Cristoforo Colombo abbia veramente soggiornato sull’isola –, illustra invece i quattro viaggi del grande navigatore verso le Americhe e la trasformazione della vita su Gran Canaria dopo la conquista dell’arcipelago da parte degli Spagnoli. Con la scoperta della rotta per il Nuovo Mondo, le Isole Canarie diventarono infatti l’ultimo approdo spagnolo prima della grande traversata dell’Oceano. 

I due musei si trovano nel quartiere Vegueta, il più antico della Villa Real de Las Palmas fondata nel 1478 dalla Corona di Spagna. Questo quartiere rappresenta la prima opera coloniale spagnola realizzata oltre i confini del regno. Il colonialismo iberico proseguirà poi soprattutto nell’America latina, dove si ritrova un’architettura di tipo andaluso molto simile a quella importata alle Canarie dal sud della Spagna: perché erano soprattutto le popolazioni del sud a emigrare nelle colonie. Il centro del quartiere Vegueta è costituito dalla Plaza de Santa Ana su cui si affacciano edifici di rappresentanza e l’omonima cattedrale dedicata alla patrona dei conquistatori. Da questa piazza si dipartono pittoresche viuzze chiuse al traffico dove è piacevole passeggiare. Vale la pena di visitare anche l’adiacente quartiere di Triana e di rilassarsi lungo la più lontana spiaggia cittadina di Las Canteras, su cui si affacciano numerosi simpatici ristorantini.

 

Lungo la costa orientale

A una decina di chilometri da Las Palmas, sulla costa orientale dell’isola, merita una visita il «Jardìn Canario», un parco botanico creato in un «Barranco» (vallata), dove si possono ammirare le piante tipiche delle «isole felici», per dirla con Plinio. In particolare colpiscono i cactus, che qui trovano il loro ambiente ideale, e le dracene, chiamate «dragos» dagli antichi abitanti, che le consideravano alberi sacri.

A pochi chilometri di distanza dal «Jardìn Canario» si raggiunge il Pico de Bandama, dove si può ammirare l’omonima «caldera» (ex bocca di vulcano) del diametro di 1 chilometro, oggi ricoperta da fertilissima terra.

Proseguendo in direzione sud si incontra Telde, la terza città dell’isola, che ospita anche il moderno aeroporto internazionale e propone un minuscolo ma molto pittoresco centro storico con case bianchissime attorno alla bella «Basílica de San Juan Bautista». Poco più avanti la strada statale numero 100 porta all’interessante sito archeologico de «Las Cuatro Puertas». Sul colmo di una collina viveva una comunità, di cui si visitano le abitazioni scavate nella roccia e alcuni spazi più ampi considerati dagli archeologi luoghi di culto. Il sito è ben conservato e alcune tavole didattiche ne spiegano la funzionalità. 

Pochi chilometri ci separano dal «Barranco de Guayadeque», una via di mezzo tra una valle e un canyon, scavato tra imponenti pareti rocciose, dove le antiche popolazioni vivevano in caverne scavate nel tufo. Molte sono abitate ancora oggi, con aggiunta di parti costruite. Il fondovalle è verdissimo e a metà febbraio, quando lo abbiamo visitato, era cosparso di ridenti piante di mandorlo in fiore. Un piccolo museo illustra i modi di vita degli abitanti primitivi e gli aspetti geologici che hanno portato alla formazione dei «Barrancos».  La vallata parte dal villaggio di Agüimes: un vero gioiello. Sembra un museo all’aperto. Tutte le case sono state perfettamente restaurate e passeggiare per le strette e pittoresche viuzze del villaggio è un piacere. Proseguiamo verso sud inoltrandoci verso lo spettrale centro montagnoso dell’isola. Oltrepassiamo i villaggi di Temisas, Santa Lucía de Tirajana e San Bartolomé de Tirajana e ci fermiamo a Fataga, un altro meraviglioso bianchissimo villaggio abbarbicato sul pendio di una montagna rocciosa. È una specie di Corippo canaria: nulla stona e tutto è in armonia con la natura circostante, caratterizzata da uno dei più ampi oliveti dell’isola.

 

Nel regno del turismo

Scendendo dalle montagne si giunge alla costa sud, regno del turismo. Alloggiamo a Maspalomas ai confini con le famose dune di sabbia, che appaiono su tutte le immagini di Gran Canaria. La sabbia è marina e nel corso dei millenni il vento l’ha ammassata in dune alte fino a 10 metri: camminando tra queste fragili collinette sembra di vagare nel deserto del Sahara. A tratti non si vede null’altro che la sabbia accarezzata dal vento e si sentono in lontananza le onde dell’Oceano infrangersi sulla spiaggia. Il luogo è incontaminato: non si vede nessuna costruzione e sono stati proibiti anche gli stabilimenti balneari. Bravi canarios! Un pittoresco faro separa la zona con le dune da un’elegante passeggiata lungomare su cui si affacciano costruzioni edificate a debita distanza e di soli due piani. 

 

Paesaggi da fata

Come dicevamo, non si apprezza l’isola se non ci si addentra al centro, tra i suoi imponenti e bizzarri ambienti vulcanici. Bisogna prevedere un’intera lunga giornata partendo da Maspalomas. Man mano che la strada sale verso il montagnoso centro dell’isola sembra di entrare in un paesaggio di fate. Giunti ad Ayacata si sale in auto fino alla località La Goleta, da cui parte un sentiero che in poco più di mezz’ora porta al «Roque Nublo» (il Picco delle Nuvole): emblema dell’isola. Si giunge dapprima a una piattaforma in sasso, dove sorgono due massi verticali. Sembrano una scultura creata per venerare le divinità e invece sono opera della natura. Il luogo anticamente era comunque considerato sacro. Anche l’amplissimo paesaggio attorno è spettrale e spettacolare: rocce laviche modellate dal vento, valli profonde che scendono verso la costa, pinete e il mare in lontananza. 

Dal «Roque Nublo» ci spostiamo in auto verso il suo contendente «Roque Bentayga», che è però meno spettacolare. Un’altra passeggiata di circa un’ora gira attorno a questo spuntone di roccia. Se la si vuole fare bisogna calcolare bene il tempo, perché la gita è ancora lunga e le strade sono belle ma gli spostamenti sono lenti. Vale però la pena di visitare il piccolo museo che illustra come si sono create queste rocce vulcaniche. Una stretta strada scende verso El Roque, un villaggio situato a cavallo tra due imponenti speroni di roccia con poche case e stalle scavate nel tufo. 

La nostra tappa successiva è Artenara, il villaggio più alto dell’isola a quota 1270 metri. Anche qui le case sono scavate nella roccia e completate da alcune pareti costruite. Una chiesetta occupa una caverna e un piccolo museo mostra al pubblico come potevano essere accoglienti le case-grotta. Ultima meta della giornata è il Pico de las Nieves a quota 1949 metri. Dal tetto dell’isola la vista sulle montagne fatate, il mare in lontananza e il Teide di Tenerife, che sbuca dalle nuvole sullo sfondo, è davvero fantastica. Per tornare a Maspalomas bisogna calcolare un’altra ora e mezza di automobile.

 

La costa occidentale

Da Maspalomas si risale la costa occidentale in direzione nord. Dapprima si incontrano alcune località di mare assolutamente compromesse dalla speculazione edilizia, salvo Puerto de Mogán. È un antico villaggio dove la parte storica è stata in parte salvaguardata e un nuovo quartiere in stile canario, kitsch ma simpatico, è stato costruito a lato. Dopo Puerto de Mogán la costa non è più turistica. Poco prima di arrivare a La Aldea de San Nicolás si visita «Cactualdea Park», una impressionante, anche se un po’ trasandata, collezione di oltre 1'000 specie di cactus. La strada scende ripida verso il mare e prosegue scavata nella roccia offrendo panorami mozzafiato. Purtroppo però a tratti la litoranea è chiusa per caduta di sassi e sostituita da una moderna e anonima autostrada. Si raggiunge così Puerto de las Nieves, un simpatico villaggio di mare lontano dal turismo di massa. 

 

La costa nord

La prima città della costa nord è Gáldar, antica capitale dell’isola in epoca precoloniale, con un bel centro storico che si estende attorno alla cattedrale. Da non perdere l'interessante museo ambientato in un sito di scavi archeologici. Lo si visita percorrendo passerelle che conducono alla «Cueva Pintada», una grotta con dipinti geometrici, risalente all’XI-XII secolo dopo Cristo. Tutt’attorno si estendeva un ampio villaggio di cui si possono vedere i ruderi. 

Altra interessante cittadina del nord dell’isola è Arucas con un bel centro storico dominato da una stranissima e imponente cattedrale costruita nel Novecento in stile gotico. La città si trova al centro della zona dove si coltiva la «Nana», la banana di Gran Canaria, una qualità molto gustosa e di piccole dimensioni. Per raggiungere Teror, il centro religioso dell’isola e ultima tappa del nostro viaggio, si attraversano diversi bananeti. Secondo la leggenda, qui la Vergine apparve nel XV secolo a due pastori non credenti tra l’enorme chioma di un pino. Teror divenne così importante meta di pellegrinaggio. Sulle bellissime Plaza Nuestra Señora del Pino e Calle Real de la Plaza si affacciano antiche dimore canarie.     

 

 

Per saperne di più

  • Gran Canaria, Dumont, Milano 2006
  • Isole Canarie, Lonely Planet, Torino 2007
  • Canarie, Moizzi Editore, Milano 1991
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