Europa / Arcipelago delle Faroe

Diciotto isole sperdute nell’oceano

Un paradiso naturalistico, con paesaggi marini mozzafiato, pittoreschi villaggi di pescatori, case variopinte con tetti ricoperti d'erba, torrenti cristallini che precipitano a cascata da colline verdi e sprovviste di alberi. Una destinazione senza paragoni per chi desidera trascorrere alcuni giorni in una natura aspra e selvaggia.
Giò Rezzonico
01.09.2021 12:00

Itinerario

(settembre 2021)

  • 1° giorno Partenza per Vágar ed incontro con l’esperto
  • 2° giorno Trekking al lago Leitisvatn, il «lago sospeso sull’oceano» e il Museo Etnografico di Dúvugarðar
  • 3° giorno Trekking alla Slættaratindur, la montagna più alta delle Faroe
  • 4° giorno Kalsoy e il Faro di Kallur
  • 5° giorno Le isole di Borðoy e di Viðoy
  • 6° giorno Le scogliere di Vestmanna
  • 7° giorno La capitale più piccola al mondo: Tórshavn
  • 8° giorno L’isola di Kunoy e trekking al punto panoramico di Klakkur
  • 9° giorno Partenza da Vágar per l’Italia

 

Durata del viaggio: 9 giorni

Operatore turistico: Kel12

  

  

 

 

Le Faroe sono un piccolo arcipelago di origine vulcanica, composto di diciotto isole, che coprono complessivamente un territorio lungo poco più di 100 chilometri e largo 75, situato nel mare del nord, tra la Scozia, la Norvegia e l’Islanda (da cui distano 400 chilometri). La loro popolazione tocca a mala pena le 50 mila unità. Sono balzate recentemente alla cronaca – ma ciò avviene quasi ogni anno – per la crudele mattanza di balene pilota, appartenenti alla famiglia dei delfini: nell’autunno 2021 ne sono state uccise millecinquecento in un solo giorno. I cetacei vengono spinti a riva con piccole barche da pesca, costretti a spiaggiarsi e in seguito uccisi con un taglio profondo nel midollo spinale. La loro carne viene quindi distribuita tra gli abitanti dei villaggi che si affacciano sulla baia dove è avvenuta la cattura. È una tradizione che si ripete sin dal IX secolo e anticamente aiutava le popolazioni ad approvvigionarsi per l’inverno.

Le Faroe sono salite alla ribalta internazionale anche grazie alle prestazioni della loro nazionale di calcio, che ha dato a più riprese filo da torcere – nonostante sia composta da non professionisti – a squadre ben più blasonate. Ultimamente, in un derby con la Danimarca, ha tenuto testa ai più quotati avversari capitolando per 1 a 0 soltanto nel finale.

 

Un paradiso incontaminato

Nonostante sia turisticamente poco conosciuto e frequentato, questo incontaminato paradiso naturalistico è una destinazione senza paragoni per chi desidera trascorrere alcuni giorni immerso in una natura aspra e selvaggia. Ad affascinare il visitatore sono paesaggi marini mozzafiato, pittoreschi villaggi di pescatori, torrenti cristallini che precipitano a cascata da colline verdeggianti assolutamente prive di alberi, racchiuse in valli profonde punteggiate da case con colori sgargianti e con tetti ricoperti d'erba per garantire un migliore isolamento. Le altissime scogliere che precipitano a picco nell’Atlantico sono brulicanti di uccelli: si calcola che 2 milioni di specie marine (pulcinella di mare, sule, stercorari, urie, beccacce, chiurli, smerigli) vi nidificano durante la stagione riproduttiva (da maggio ad agosto). Questo è un mondo dove il mare è onnipotente (nessun villaggio dista più di 5 chilometri dall’oceano): nel bene – per la bellezza dei paesaggi e per la sua pescosità – e nel male – per le tragedie causate ai pescatori dalle acque tempestose. Il 50 per cento del reddito nazionale è garantito dall’industria ittica. E, nonostante le Faroe appartengano alla Danimarca, il loro governo non ha mai voluto aderire all’Unione Europea per non perdere i suoi diritti di pesca all’interno di 200 miglia dalla costa. Questa industria si basa su numerosi allevamenti, soprattutto di salmoni, e su una flotta di pescherecci tecnologicamente all’avanguardia, che permettono di trattare e congelare il pescato a bordo. 

Un’altra attività importante dell’arcipelago è costituita dall’allevamento ovino. Tutto il territorio, anche le zone più a picco sul mare, è cosparso da pecore di varie razze: sembra ce ne siano 90 mila, cioè quasi il doppio degli abitanti. Si pensi che la cosiddetta «Sheep Letter», una normativa varata nel 1298 per regolare la divisione della terra e, come si intuisce dalla sua denominazione, per stabilire alcune regole per l’allevamento delle pecore, è rimasta in vigore fino alla metà del XIX secolo.

Un elemento caratterizzante della natura primordiale di queste isole sperdute nel mare del nord, è rappresentato dalle condizioni meteorologiche. Il clima è umido (piove 300 giorni all’anno) e ventoso, sebbene le temperature non siano particolarmente rigide: in media 3 gradi in inverno e 11 in estate, quando il termometro non sale mai oltre 22 gradi. «Se non ti piace il tempo – recita un proverbio locale – aspetta cinque minuti». Le condizioni sono infatti estremamente variabili e nel giro di una giornata passano più volte dal bello al brutto. Ciò è dovuto alla posizione geografica dell’arcipelago situato sul percorso della maggior parte delle depressioni atlantiche. I continui e repentini mutamenti generano condizioni di luce sempre diverse, con cieli affascinanti che ricordano quelli ritratti dai pittori fiamminghi.

Forse a causa della posizione isolata o della forza e dei capricci della natura, le isole Faroe sono una delle rare regioni europee dove la vita si svolge ancora a ritmo d’uomo.

 

Una vacanza indimenticabile

Una vacanza in questo arcipelago, per tutte queste ragioni, rappresenta un’esperienza indimenticabile, a condizione che si abbia un forte spirito di adattamento. Il programma di viaggio – io l’ho seguito con l’ottima organizzazione dell’agenzia Kel12 – può essere prestabilito infatti solo nelle sue linee generali e va poi adattato ogni giorno in base alle condizioni meteo. Il modo migliore per scoprire le bellezze di questi luoghi è quello di fare alcune passeggiate a piedi. I dislivelli da percorrere sono alla portata di tutti (la montagna più alta raggiunge 882 metri), ma prima di partire è consigliabile consultarsi con le guide locali, perché non tutti i sentieri sono ben segnalati e soprattutto possono essere difficoltosi a causa del terreno fangoso, dei forti venti o delle insidie della nebbia. Molto importante è anche l’abbigliamento: scarpe da montagna, materiale impermeabile e caldo, bastoni, binocolo. 

Grazie a una buona rete stradale, gli spostamenti sono facili e si raggiungono i punti più distanti tra loro in meno di un’ora. Recentemente sono stati costruiti numerosi tunnel, che permettono di accedere anche ai villaggi più discosti.  Modernissime gallerie sottomarine collegano invece tra loro la maggior parte delle isole. 

Gli alberghi sono spesso spartani, ma a Tórshavn ce ne sono di confortevoli. Il cibo è ottimo: carne e pesce. 

 

I trekking da non perdere

Gli itinerari più rinomati impegnano solitamente una mezza giornata. Particolarmente spettacolari sono quelli panoramici, come la camminata sullo Slættaratindur, la montagna più alta dell’arcipelago a quota 882 metri, quella al faro sull’isola di Kalsoy, quella sul Klakkur a quota 413 metri sull’isola di Borðoy (per ognuna delle tre si calcolino 2 ore andata e ritorno), oppure ancora la facile passeggiata sulla collina sopra Runavík nell’isola di Eysturoy dove sorge un impianto di energia eolica o, infine, il trekking più difficile lungo l’oceano (che non ho potuto fare a causa delle avverse condizioni meteo), che porta sul Villingardalsfjall a quota 841 metri nell’isola di Viðoy partendo dal villaggio di Viðareiði. 

Tre altre gite vanno segnalate, di cui due sull’isola di Vágar: quella alla cascata di Gásadalur, che precipita nel mare dai prati verdi sopra le scogliere (30 minuti andata e ritorno) e quella lungo il lago di Leitisvatn che sembra sospeso sopra l’oceano a cui offre le sue acque grazie a una cascatella. La terza proposta riguarda invece la visita alla fattoria-museo di Saksun sull’isola di Streymoy, costruita in quattro successive fasi nel corso dei secoli, che permette di farsi un’idea di come si svolgeva anticamente la vita agricola nell’arcipelago. Di fronte alla fattoria parte una piacevole passeggiata che percorre il fiordo Pollurin sulla sponda sud fino al mare.

Un’escursione interessante è anche la crociera di due ore in battello lungo il canale Vestmanna (si parte dall’omonima città), soprattutto  a fine primavera-tarda estate, quando nidificano gli uccelli sulle scogliere che si elevano fino a 600 metri sopra il livello del mare.

 

Villaggi sperduti e variopinti

Un altro capitolo interessante è quello dei villaggi: spesso affacciati sull’oceano, con pochissimi abitanti, senza negozi né ritrovi pubblici. Le loro case variopinte in legno, con i tetti ricoperti d'erba, punteggiano il verde paesaggio e infondono una sensazione di calore umano, anche se sembrano isolate. Le bianche chiesette, situate al centro dell’abitato, paiono così rappresentare l’unico luogo di incontro. Sono sempre state costruite anch’esse in legno: per questo le più antiche non hanno resistito fino ai nostri giorni. 

Tutti i villaggi delle Faroe sono suggestivi, ma vorrei segnalarne in particolare due. Il primo è Gjógv, sulla punta nord dell’isola di Eysturoy, costruito attorno a una profonda gola naturale lunga 200 metri, che quando il mare non è in tempesta si trasforma in porto. Due sentieri, uno sulla sinistra e uno sulla destra della gola, portano sui prati verdi che coprono gli scogli a picco sul mare, da cui il panorama è imperdibile, soprattutto se, come è capitato a noi, il mare è in tempesta. Il secondo è Tjørnuvík all’estremità nord dell’isola di Streymoy, situato in fondo a un piccolo fiordo. Si affaccia su una spiaggia, dove i giovani fanno surf e dove la schiuma bianca delle onde contrasta con il grigio scuro della sabbia. Di fronte al mare si apre un anfiteatro di montagne su cui scorrono innumerevoli ruscelli con cascatelle. Insomma, la bellezza del mare e della montagna riuniti in un sol posto.

 

 

AUTONOMI, MA DANESI

Dal 1 aprile del 1948 le Isole Faroe sono una regione autonoma del regno di Danimarca. Dispongono di un primo ministro, di un governo e di un parlamento propri, così come di una bandiera, di una moneta locale, di una compagnia aerea e di una nazionale di calcio. Due rappresentanti dell’arcipelago siedono nel parlamento danese. Gli abitanti di queste isole – così come i loro vicini islandesi – parlano un idioma di origini vichinghe, che dal 1948 è diventata lingua ufficiale delle Faroe, anche se poi tutte le leggi devono anche essere tradotte in danese. 

Gli storici affermano che le isole sono state scoperte attorno all’anno 650, probabilmente da monaci irlandesi, che navigavano su barche di cuoio, al nord della Scozia, alla ricerca  di luoghi tranquilli e isolati dove costruire monasteri e vivere come eremiti praticando l’agricoltura. Attorno al IX secolo queste terre vennero poi colonizzate da contadini norvegesi, che si pensa fuggivano dalla madre patria  per questioni religiose. Furono loro a creare una delle prime forme di parlamento (denominato ting) per risolvere le controversie sorte tra gli abitanti. La saga ci racconta che il norvegese Sigmundur Brestisson, attorno all’anno 1000 d.C. promise al suo re Olav di convertire l’arcipelago al cristianesimo. La transizione fu tutt’altro che pacifica e la battaglia per la religione si intrecciò con la resistenza alla dominazione norvegese. Alla fine del XIV secolo il regno di Danimarca e di Norvegia si unirono e iniziò l’influenza danese, che sopravvive tutt'oggi, nonostante l’attività di movimenti indipendentisti, soprattutto a partire dall’inizio dell’Ottocento. A più riprese l’indipendenza politica sembrò essere vicina, ma non fu mai realizzata. Ancora oggi la popolazione è divisa circa a metà tra indipendentisti e coloro invece favorevoli a rimanere legati alla Danimarca.

I legami più stretti con la storia dell’arcipelago si trovano nella capitale Tórshavn, che pur essendo una cittadina con 20'000 abitanti, sembra una metropoli al cospetto dei piccoli villaggi dispersi sulle varie isole. Fu infatti sul suo promontorio roccioso di Tinganes che nel 900 d.C. iniziò a riunirsi ogni estate il parlamento vichingo, denominato ting, per discutere le questioni di importanza nazionale. Questo avvenne ininterrottamente fino all’inizio del XIX secolo e ancora oggi su questa collina sorgono gli edifici del governo delle Faroe. Il quartiere di Tinganes, che si affaccia sul porto, è tuttora la parte più attrattiva della città con il suo labirinto di stradine e vicoli stretti e tortuosi. È piacevole serpeggiare tra le minuscole case nere con le cornici delle finestre bianche e i tetti verdi in erba. Venivano appositamente costruite piccole e basse, non solo perché più facili da riscaldare, ma anche perché il legno era merce rara. Le abitazioni più grandi, che un tempo appartenevano ai mercanti, ospitano oggi le sedi amministrative del governo locale. L’importante porto, attraverso il quale il paese mantiene i contatti con il resto del mondo, nei secoli scorsi era protetto dal forte di Skansin. Ricostruito più volte (la prima edificazione risale al XVI secolo), fu utilizzato ancora nella seconda guerra mondiale, quando gli Inglesi occuparono per ragioni strategiche le Faroe, dopo che la Danimarca fu invasa da Hitler.

Un altro luogo importante per la storia delle isole Faroe, a soli 7 chilometri dal centro della capitale, è il villaggio di Kirkjubøur, dove attorno al 1300 fu costruita un'imponente cattedrale cattolica in pietra, che rimase in funzione fino alla Riforma del 1528. L’edificio è senza tetto e non si sa se ne abbia mai avuto uno. Secondo taluni la sua edificazione fu sospesa in seguito a sanguinose rivolte scoppiate a causa delle tasse estorte ai contadini dalla chiesa, che era proprietaria della maggior parte delle terre. Il suggestivo edificio, che si affaccia sul mare, appare oggi assolutamente spoglio, ma i suoi arredi costituiscono il pezzo forte del Museo Nazionale di Tórshavn e sono considerati il maggior tesoro delle Faroe. Si tratta di 16 panche del Quattrocento finemente intagliate, rappresentanti le immagini dei dodici apostoli. Per un secolo finirono a Copenaghen e furono motivo di screzio tra il governo locale e quello danese, ma dal 2002 sono tornate nell’arcipelago. 

 

 

Per saperne di più

  • Faroe Islands - Bradt Travel Guides, Bucks, England
  • Færoer. Le isole nella nebbia – Mario Vidor, Verona 2018

 

 

 

 

 

In questo articolo: