Italia / Sardegna

Lungo la costa occidentale

Un viaggio lungo una terra che sa essere aspra e dolce. Il percorso si snoda in parte lungo la strada litoranea, per scoprire paesaggi marini incontaminati, come Capo Spartivento, le Dune di Piscinas o la costa attorno ad Alghero, con le splendide Grotte di Nettuno. Il viaggio permetterà anche di scoprire le armoniose campagne dell’entroterra sardo, testimonianze di archeologia industriale e del passato storico dell’isola: dall’età nuragica (dal 1800 a.C al VI secolo a.C) alle rovine di città cartaginesi e romane, dalle chiese romaniche all’eredità della lunga dominazione spagnola.
Giò Rezzonico
01.04.2008 12:00

Itinerario

(aprile-maggio 2008)

  • 1° giorno Cagliari – Santa Margherita (45 km)
  • 2° giorno Santa Margherita – Pula – Bithia – Iglesias – Guspini – Marina di Arbus (220 km)
  • 3° giorno Marina di Arbus – Sanluri – Laconi – Macomer – Bosa – Porto Conte (290 km)
  • 4° giorno Porto Conte – Grotta di Nettuno – Alghero –Porto Conte (70 km)
  • 5° giorno Porto Conte – Olbia (130 km)

 

  

Durata del viaggio: 5 giorni

Operatore turistico: Organizzato in proprio 

   

   

 

 

Natura, arte, storia e gastronomia sono gli ingredienti di questo itinerario lungo la costa occidentale della Sardegna, quella che si affaccia sulla Spagna. Il percorso si snoda in parte lungo la strada litoranea, per scoprire paesaggi marini incontaminati, e in parte penetra nell’affascinante entroterra sardo alla ricerca dell’arte e della storia di quest’isola chiusa su se stessa. L’itinerario tocca le tappe principali della storia sarda: dalle straordinarie testimonianze preistoriche della civiltà nuragica alle rovine delle città cartaginesi e romane, per risalire alle tracce romaniche del cosiddetto periodo «giudicale» e a quelle più recenti della lunga dominazione spagnola durata quattro secoli. Le bellezze naturali non si limitano al mare, ma riguardano anche le armoniose campagne, che a tratti ricordano la Toscana. La nostra proposta si articola su cinque giorni. Sarebbe più agevole dedicando un paio di giorni in più. Permetterebbe qualche sosta al mare per immergersi nelle acque trasparenti della costa. La stagione consigliata non è l’estate, ma la tarda primavera o il primo autunno. Le compagnie che noleggiano automobili concedono, con un piccolo sovrapprezzo, di ritirare il veicolo all’aeroporto di Cagliari e di riconsegnarlo ad Olbia. Questo permette di dimezzare il percorso.

 

Un mare incontaminato

Quando si parla di Sardegna si pensa al mare, all’acqua limpida, ai fondali turchesi da sogno. Anche se l’isola non è solo questo, come appare anche col nostro itinerario e con quello «Lungo l’Orientale Sarda», iniziamo dalle sue coste occidentali, certamente meno compromesse dal turismo rispetto a talune orientali. L’itinerario ci porta dapprima a scoprire la Costa del Sud, nel punto più settentrionale dell’isola. Il tratto più suggestivo si estende per una ventina di chilometri da Capo Spartivento, poco dopo il villaggio di Bithia, fino alla baia del porto di Teulada. La costa appare frastagliata con scogli affioranti e in lontananza la granitica Isola Rossa. Il percorso, scandito da una serie di torri di avvistamento in collegamento visivo tra loro, offre panorami spettacolari e si qualifica per avere mantenuto quasi integri i caratteri dell’ambiente naturale. Durante il nostro viaggio, all’inizio di maggio, le colline offrivano una tavolozza di colori indimenticabile: dal verde più tenero al più cupo, al giallo e viola dei fiori, alle foglie rosse di un arbusto molto diffuso.

La strada lascia la costa in direzione di Teulada lungo la Valle del Rio degli oleandri. Il nostro itinerario si addentra a questo punto nell’entroterra e riprende la costa una sessantina di chilometri più avanti, quando da Gonnesa si lascia la statale 126 in direzione di Nebida, Masua e Buggerru lungo una strada che consente spettacolari scorci panoramici per i contrasti cromatici e l’andamento frastagliatissimo della costa. La zona, suggestiva per le sue rocce calcaree bianche, rossastre e violacee, è ricca di giacimenti metalliferi. Ancora oggi si estraggono zinco e piombo. Particolarmente spettacolare lo scoglio di candido calcare che fronteggia le case di Masua.

 

Le suggestive Dune di Piscinas

Ritorniamo sulla statale 126, per abbandonarla di nuovo in direzione del mare non molti chilometri più avanti verso Piscinas, la località famosa per le sue splendide dune di sabbia. Per un raggio di circa 3 chilometri quadrati alle montagne dorate, alte fino a 50 metri, ancora in movimento, si alternano quelle ormai consolidate dove sbucano dalla sabbia ginepri e fiori di ogni genere e colore. Una passeggiata in questi luoghi vi darà la sensazione di essere in un deserto in riva al mare. La spiaggia, assolutamente non deturpata, offre un delizioso e romantico alberghetto, dove si mangia pure molto bene, che non poteva non chiamarsi Hotel Le Dune.

 

Alghero, la piccola Barcellona

La costa occidentale sarda offre un’altra strada panoramica di eccezionale interesse: quella che da Bosa porta ad Alghero. Scavata tra formazioni rocciose vi dà l’impressione di trovarvi in un sito ben più alto, anche perché i venti dominanti di ponente e maestrale vengono su fragranti e salmastri dal mare aperto. Man mano che vi avvicinate ad Alghero si impone alla vostra attenzione la possente sagoma del Capo Caccia, dove visiteremo la Grotta di Nettuno. Questi panorami mozzafiato costituiscono uno degli spettacoli naturali più belli dell’isola.

Il centro storico di Alghero è tanto piccolo quanto grazioso e piacevole da percorrere a piedi. È racchiuso in una corta penisola che si affaccia sul mare con i suoi bastioni e le torri che ricordano la dominazione spagnola. Sarebbe però più corretto parlare di catalanità di questa cittadina, da molti denominata «la piccola Barcellona», dove ancora oggi gli abitanti parlano un dialetto arcaico del catalano.

 

La Grotta di Nettuno

Anche se parliamo di entroterra, rimaniamo in tema di mare e iniziamo dalla Grotta di Nettuno. Si può raggiungere in battello da Alghero (una gita di circa tre ore) o da un molo che si trova sulla strada litoranea un paio di chilometri prima del parcheggio per la grotta, che si può raggiungere anche a piedi scendendo 656 gradini. Considerate fra le più suggestive del Mediterraneo, le arditissime costruzioni prodotte dalla natura attraverso un sapiente gioco di stalattiti e stalammiti non mancheranno di emozionarvi.

 

Le «Giare», squadrati altopiani basaltici

Il nostro itinerario vi porterà a scoprire un altro spettacolo naturale certamente poco noto: quello delle cosiddette «Giare», che si trovano nell’entroterra sardo tra Cagliari e Oristano.

Che cosa sono? «Sono comunemente chiamate Giare - spiega l’autorevole guida rossa del Touring italiano - gli squadrati altopiani basaltici, dal profilo perfettamente orizzontale e coi fianchi scarpati, prodotti da esiti di manifestazioni vulcaniche durante l’Oligocene». Si tratta di una sorta di immenso terrazzo che domina il territorio circostante, offrendo suggestivi panorami sulla ridente pianura sottostante. I villaggi, sin dalla preistoria, sono situati ai piedi delle «Giare» (particolarmente grazioso Tuili). Non mancate di visitare la Giara di Gesturi, la più vasta e paesisticamente rilevante. Ha una superficie superiore per lo più pianeggiante di 12 chilometri di lunghezza e 4 di larghezza. Al culmine si divide in numerosi sentieri che si possono percorrere a piedi. Propone una «tipica vegetazione spontanea a macchia mediterranea, alternata da piccole sughere e praterie erbose punteggiate di numerosi ristagni, dove vivono allo stato brado alcune centinaia di esemplari di cavalli di taglia ridotta, esclusivi della Giara».

 

La Sardegna delle miniere

Tra Carbonia e Guspini il nostro itinerario si qualifica per il carattere spiccatamente minerario che connota tutti gli aspetti (paesistici, ambientali e urbanistici) del territorio e permette di cogliere, in chiave di archeologia industriale, i segni dell’attività estrattiva metallifera (nella regione attorno a Iglesias) e carbonifera (nel Sulcis, cioè a sud di Iglesias), in passato vivacissima e oggi abbandonata in quasi tutti i distretti. Carbonia, pianificata negli anni Trenta dal fascismo per garantire manodopera alle miniere di carbone, si è oggi trasformata in una vivace e moderna città terziaria. Una trentina di chilometri più a nord, Ingurtosu (poco prima di Piscinas) rappresenta invece uno degli esempi di insediamento minerario (piombo e zinco) ottocentesco più significativi dell’isola. Previsto per oltre mille addetti, il complesso colpisce oggi per il suo stato di avanzato degrado. Di quei prestigiosi stabilimenti, qui come altrove nella regione, rimangono solo imponenti rovine, che verso il tramonto assumono un aspetto quasi minaccioso.

 

L’antica civiltà nuragica

«Sono due i periodi della storia sarda - osserva la guida verde del Touring - che hanno prodotto le architetture più orginali dell’isola: da una parte la lunga età nuragica, che ha disseminato delle sue 7 mila torri il paesaggio sardo, dall’altra il periodo «giudicale», che ha visto sorgere nell’isola le grandi chiese romaniche».

Se l’architettura romanica, con le sue caratteristiche chiese, è a tutti nota, non così si può affermare per quella nuragica, tipica della Sardegna. Soffermiamoci quindi brevemente su questa civiltà, prima di visitarne alcune delle opere più significative. Si sviluppò su un lungo periodo: dal 1800 alla fine del VI secolo a.C. e sopravvisse in certe zone interne fino alla conquista romana e oltre. La popolazione, dedita alla pastorizia e all’agricoltura, era calcolabile in 200, 250 mila abitanti distribuiti capillarmente sul territorio in piccoli villaggi. Nel corso del tempo i nuraghi diventarono veri e propri castelli attorno ai quali venivano costruite abitazioni e spazi pubblici, difesi a distanza da una cinta muraria. Dagli oggetti rinvenuti gli archeologi hanno potuto stabilire che si trattava di una società con un forte senso religioso, con ceti egemoni e classi subalterne. Dalle navicelle in bronzo rinvenute si può dedurre che i Sardi navigavano su proprie flottiglie. Il nostro itinerario prevede la visita di due nuraghi (Su Nuraxi di Barumini e Losa) considerati «l’espressione più alta della tecnica costruttiva raggiunta nell’isola prima della fase punico-romana». A differenza della maggior parte dei monumenti preistorici presenti in tutto il mondo questi nuraghi vi colpiranno per l’eccezionale grado di conservazione, che vi permetterà di entrare in locali giunti a noi, a distanza di quasi quattromila anni, ancora integri. E non si tratta di costruzioni semplici, ma estremamente complesse: nel villaggio nuragico Su Nuraxi addirittura a più piani sovrapposti. È davvero emozionante penetrare in quelle rovine e scoprire come vivevano e si difendevano gli uomini a quell’epoca.

 

Dai Fenici ai Romani

Di eccezionale interesse, per lo straordinario stato di conservazione delle tombe, è un altro sito archeologico che si trova sul nostro percorso: il Monte Sirai, vicino a Carbonia. Si tratta di una colonia fenicia, fortemente integrata alla comunità nuragica preesistente, che fu fondata attorno al 750 a.C. e distrutta poco più di 200 anni dopo dai Cartaginesi. Interessante anche la visita al Tempio di Antas, costruito dai Cartaginesi nel 500 a.C. in zona di un insediamento nuragico. Il tempio, situato in un’idilliaca e verdissima vallata a una ventina di chilometri da Iglesias, è stato ampiamente ricostruito nel corso di un discutibile restauro avvenuto negli anni Sessanta.

A Nora, punto di partenza del nostro itinerario e anticamente uno dei più importanti scali fenici dell’isola, potrete invece visitare le rovine di una fiorente città romana con un teatro ben conservato, le abitazioni, le terme e i templi. La sua ubicazione su una incantevole lingua di terra espansa sul mare consentiva l’attracco alle navi in tutte le condizioni di ventosità.

 

Il romanico sardo

Nella parte terminale del nostro itinerario, a nord-ovest dell’isola, sorgono, a pochi chilometri di distanza una dall’altra, quattro chiesette fra gli esemplari più belli del romanico isolano. Alte sullo spazio circostante, immerse nel silenzio di ambienti ormai spopolati, colpiscono il visitatore per la loro armonia e semplicità esteriori e per la severità degli interni. Si tratta della basilica della Santissima Trinità di Saccargia, della chiesa di San Michele di Salvenero, della chiesa Santa Maria del Regno ad Ardara e della basilica di Sant'Antioco di Bisarcio.

Molto più a sud, nella prima tappa dell’itinerario, all’ingresso del villaggio di Tratalias sorge la chiesa di Santa Maria, armoniosa ma imponente basilica romanica, che merita anch’essa di essere visitata.

 

 

Per saperne di più

  • Italia, La Guida verde, Michelin, Edizioni per viaggiare, Milano 2002 (pagg 454 — 467)
  • Italia 2007, Alberghi e ristoranti, Michelin
  • Sardegna, Guida d'Italia (guida rossa), Touring Club Italiano, Milano 2005
  • Sardegna, Guide d'Italia, (guida verde), Touring Club Italiano, Milano 2004 
  • Italie du sud, les guides bleus, Hachette, Paris 1977
  • Sardegna, Meridiani, anno XVIII, numero 140, luglio 2005
  • La storia di Sardegna, Carlo Delfino editore, Sassari 2000
  • Paolo Melis, Civilta nuragica, Carlo Delfino editore, Sassari 2003
  • Serra Orrios e i monumenti archeologici di Dorgaii,
  • Sardegna archeologica, Carlo Delfino editore, Sassari 2005

 

 

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