Francia / Alsazia

Viaggio nella storia

Un itinerario che ci porta a Strasburgo seguendo la spettacolare e panoramica Route des Crêtes, la strada militare costruita dai Francesi durante la Prima guerra mondiale per collegare i vari fronti lungo la catena dei Vosgi, e ci permetterà anche di visitare le trincee francesi e tedesche. Dopo la visita di Strasburgo il viaggio prosegue lungo la Route des Vins, visitando pittoreschi villaggi, cantine, monasteri, chiese romaniche e gotiche, per arrivare fino a Colmar..
Giò Rezzonico
01.10.2021 12:00

Itinerario

(ottobre 2021)

  • 1° giorno Ticino – Hartmannswillerkopf – Jungholtz
  • 2° giorno Route des Crêtes – Col du Bonhomme – Strasburgo
  • 3° giorno Strasburgo
  • 4° giorno Strasburgo – Marlenheim – Wangen – Westhoffen – Avolsheim – Molsheim – Niederhaslach - Rosheim – Boersch – Ottrott – Obernai
  • 5° giorno Obernai – Barr – Mittelbergheim – Andlau – Itterswiller – Saint-Sébastien – Dambach-la-Ville – Scherwiller – Châtenois – Haut-Koenigsbourg – Kintzheim – Saint-Hippolyte – Cimitero militare tedesco – Bergheim – Ribeauvillé – Hunawihr – Zellenberg – Riquewihr
  • 6° giorno Riquewihr – Beblenheim – Mittelwihr – Bennwihr – Kientzheim – Kaysersberg – Niedermorschwihr – Turckheim – Eguisheim – Colmar
  • 7° giorno Colmar
  • 8° giorno Colmar – Hattstatt – Rouffach – Murbach – Guebwiller – Thann – Basilea – Ticino

  

Durata del viaggio: 8 giorni

Operatore turistico: Organizzato in proprio

  

  

  

  

Alsazia, una regione contesa nel corso dei secoli dal mondo latino e da quello teutonico, in particolare dalla Francia e dalla Germania. Viaggiando in questa meravigliosa terra il turista percepisce a ogni passo quanto la politica, la lingua, le tradizioni, l’arte, l’architettura, la gastronomia risultino il frutto di un incontro di queste due culture con profonde radici storiche. L’Alsazia di oggi, seppur passando attraverso prove drammatiche, ha raggiunto un’interessante sintesi tra queste sue diverse anime, che costituiscono la sua ricchezza e unicità. Nei cimiteri militari in terra alsaziana, dove sono sepolti i caduti tedeschi, oggi sventolano le bandiere dei due paesi una accanto all’altra: dopo due sanguinose guerre mondiali rappresentano un tangibile segno di riappacificazione, che bene interpreta il nuovo spirito europeo nato dalle ceneri dei due conflitti. Ed è proprio riconoscendo all’Alsazia questo forte valore simbolico che il suo capoluogo Strasburgo è stato scelto come capitale europea assieme a Bruxelles. Nella città sulle rive del fiume Ill sorgono infatti le sedi del Consiglio d’Europa, della Corte europea dei diritti dell'uomo e del Parlamento della Comunità Europea.

Nel 1949 dieci paesi europei crearono il Consiglio d’Europa – da non confondersi con l’Unione Europea –, un organismo consultivo e non eletto dal popolo, tuttora attivo, che rappresentava un primo passo verso una collaborazione in vari campi. Il suo primo e principale successo fu la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che portò nel 1959 alla creazione dell’omonima corte, a cui hanno aderito 47 paesi (ognuno presente con un proprio giudice). Nel 1979 anche la Comunità Europea (EU), nata nel 1951, quando dovette scegliere la sede del suo primo parlamento eletto a suffragio universale dai cittadini dei paesi membri optò per Strasburgo.

Il nostro itinerario alsaziano si suddivide in due momenti: il primo sulle orme della storia e in particolar modo della Prima guerra mondiale, il secondo si articola invece attorno alla «Route des Vins», partendo da Strasburgo verso Colmar e oltre.  

 

Germanizzazione dell’Alsazia

L’Alsazia è certamente stata la regione in cui la riappacificazione tra Francia e Germania, sancita dal generale Charles de Gaulle e dal presidente tedesco Konrad Adenauer nel 1962 con una solenne cerimonia nella cattedrale di Reims, era più delicata da realizzare. Per varie contingenze storiche, spiegate nel paragrafo «Una terra contesa», i cittadini alsaziani si trovarono a combattere gli uni contro gli altri su due fronti contrapposti, sia nella Prima che nella Seconda guerra mondiale. 

Il nostro viaggio ci farà toccare con mano due interessanti e importanti esempi di questo tentativo di germanizzazione dell’Alsazia. Il primo riguarda la costruzione del quartiere di Neustadt a Strasburgo. Dopo la conquista dell’Alsazia da parte della Germania nel 1870 (si veda il paragrafo «Una terra contesa»), l’impero tedesco demolì un’antica parte di Strasburgo per costruire la «Neustadt», un quartiere «moderno» che triplicava la superficie della città, per dimostrare le conoscenze tecniche e la supremazia culturale dell’impero. Il secondo esempio riguarda invece il restauro del castello di Haut-Koenigsbourg, dove per le stesse ragioni propagandistiche l’imperatore Guglielmo II decise di investire una quantità assurda di risorse pubbliche nelle rovine del castello di Haut-Koenigsbourg, lasciato cadere in rovina dai Francesi, per trasformarlo in una residenza da favola. 

Di fronte a questi tentativi di germanizzazione lo storico francese Fustel de Coulanges affermava: «Può darsi che l’Alsazia sia tedesca per razza e linguaggio, ma quanto a nazionalità e sentimento ci sentiamo francesi. E sapete per quale ragione? Non certo per Luigi XIV, ma perché ci riconosciamo nei valori della rivoluzione del 1789».

Il nostro itinerario di viaggio ci porta ora sul fronte della Prima guerra mondiale, che vide soldati francesi e tedeschi combattersi sulle montagne dei Vosgi.

  

Sul fronte della Grande Guerra

La prima tappa del nostro viaggio ci porta sull’Hartmannswillerkopf, a quota 956 metri nella catena dei Vosgi, lungo la quale fino al 1918 correva il confine tra Francia e Germania. Questo sperone di roccia nel corso del 1915 è stato teatro di numerose battaglie, testimoni della crudeltà del genere umano, tanto che la montagna fu soprannominata «mangeuse d'hommes» (mangiatrice di uomini). La lunga e terribile lotta per la possessione dell’Hartmann era iniziata il 4 gennaio 1915 e si era protratta fino all’8 gennaio dell’anno successivo con un’incessante alternanza di vittorie: la vetta cambiò bandiera per ben 8 volte. Un generale francese, interpellato nell’aprile del 1915 dal comandante in capo Joffre sull’inutilità strategica di un nuovo assalto, rispose seccamente: «L’Hartmannswillerkopf è diventato una bandiera per la Francia. Quella montagna deve essere riconquistata, costi quel che costi!». Su quel fronte persero la vita 60 mila uomini (30 mila per parte) e il confronto si concluse in pratica con un nulla di fatto – ognuno dei contendenti mantenne le posizioni di partenza – tanto che gli storici, a guerra terminata, considerarono quel luogo come un simbolo delle «battaglie sterili» che caratterizzarono il 1915. 

Per rivivere la drammaticità di quei luoghi sono offerte al visitatore tre esperienze estremamente suggestive. Un moderno museo (Historial), inaugurato nell’ottobre del 2017, propone una breve ma efficace testimonianza sulla vita quotidiana in trincea e sugli avvenimenti dell'epoca, proponendo filmati e analisi storiche. Prima di trasferirsi sui campi di battaglia si visita la «Nécropole nationale de la Grande Guerre» (in Francia ce ne sono solo altre tre). In una cripta sono custodite le ossa di 12 mila soldati di cui non si conosce l’identità. Al centro di una terrazza soprastante è situato un altare della patria, con vista sui campi di battaglia e sul cimitero militare, dove sono sepolti altri 1500 soldati. Si accede quindi al fronte. Un itinerario didattico di 4,5 chilometri porta dapprima lungo stretti e tortuosi sentieri di accesso alla trincee per giungere poi sulle prime linee francesi e tedesche, dove si possono vedere le testimonianze militari: rocce fortificate, fortini, cammini sotterranei, filo spinato ovunque. Sulla cima regna la «Croix pour la Paix en Europe».

 

La Route des Crêtes

Un’altra interessante testimonianza della prima guerra è costituita dalla «Route des Crêtes», che oggi è una bellissima via panoramica lungo la catena montuosa dei Vosgi, ma fu costruita come strada militare durante il primo conflitto mondiale dai Francesi per garantire gli approvvigionamenti e la comunicazione tra le varie linee del fronte. È solo a partire dagli anni Trenta del secolo scorso che ha assunto una vocazione turistica con la comparsa di numerose fattorie lungo il percorso. Lunga una settantina di chilometri, si estende da Thann al Col du Bonhomme. Il tragitto più interessante, con panorami straordinari, è quello centrale, che propone un paesaggio montano di pascoli, mentre le parti iniziale e terminale attraversano fitti boschi. In particolare vale la pena di salire sulle cime del Grand Ballon, a quota 1424 metri con un breve tragitto a piedi (40 minuti andata e ritorno dal posteggio del valico) e dell’Hohneck (1362 metri) che si raggiunge invece in automobile, per godere la vista a 360 gradi sulla catena dei Vosgi, sull’Alsazia e sulla Foresta Nera, fino alle montagne del Giura e in lontananza, nei giorni di bel tempo, fino alle Alpi.

Il nostro itinerario di viaggio prevede quindi di raggiungere Strasburgo, che dal Col du Bonhomme dista un centinaio di chilometri percorribili in circa un’ora e mezzo di automobile. 

  

Strasburgo capitale d’Europa

La storia d’Alsazia ha portato questa terra a diventare simbolo della riappacificazione e quindi territorio ideale per ospitare organizzazioni frutto della volontà di edificare una nuova Europa fondata sulla pace. Nella parte nord della città, Strasburgo ospita infatti le sedi del Consiglio d’Europa, della Corte europea dei diritti dell'uomo e del Parlamento dell’Unione Europea, che le permettono di considerarsi a giusto titolo capitale d’Europa assieme a Bruxelles. La nostra visita, quale tributo al ruolo dell’Alsazia nella storia, inizia allora proprio da questo quartiere. Dirigendosi in seguito verso il centro storico si attraversa la cosiddetta «Neustadt», quell’ampia parte di città costruita dai tedeschi a cavallo tra Ottocento e Novecento sulle macerie delle antiche fortificazioni per dimostrare la superiorità della cultura germanica su quella francese. Questa vasta parte di città, patrimonio dell’Unesco, la cui edificazione richiese tre decenni di lavori (dal 1880 al 1914), rappresenta oggi un raro esempio di architettura imperiale tedesca rimasto integro dopo le distruzioni causate dai due conflitti mondiali.

Giunti nel centro storico si impone la cattedrale, uno delle più apprezzate di Francia. La sua costruzione è iniziata agli albori dell’anno mille in stile romanico, per concludersi all’inizio del XV secolo in stile gotico. Sede di lotte religiose divenne protestante e poi di nuovo cattolica sotto il regno di Francia. È famosa per il suo splendido organo e per le eccezionali vetrate dei secoli XII, XIII e XIV, ma è molto popolare anche grazie al suo originale orologio astronomico, che richiama migliaia di turisti per assistere, quando il sole è all’apice sopra Strasburgo, alla processione degli apostoli che sfilano davanti al Cristo ricevendo una benedizione, mentre un gallo sbatte le ali e lancia tre chicchirichì. 

Sulla piazza di fronte alla cattedrale si affacciano palazzi antichi a graticcio e l’imponente settecentesca sede vescovile. Camminando lungo le vie del centro storico si giunge al pittoresco quartiere medievale della Petite France, un tempo sede di pescatori, tintori e mugnai. È certamente il luogo più romantico della città con le variopinte case a graticcio che si riflettono nell’acqua.

  

La Route des Vins

Questa strada panoramica, si sviluppa su una distanza di 125 chilometri tra Marlenheim e Thann, lungo le ripide pendici collinari dei Vosgi, su un territorio situato a una trentina di chilometri dal confine con la Germania. Le vigne sorgono su terreni geologicamente molto vari, situati tra 200 e 400 metri di altezza. La regione, che conta una settantina di villaggi e un migliaio di produttori, è tra le meno piovose di Francia, grazie al riparo della soprastante catena montuosa. Ogni anno in Alsazia vengono prodotti 140 milioni di bottiglie, soprattutto di vino bianco non barricato. I vitigni ritenuti più nobili sono quelli a bacca bianca del Riesling renano, del Gewürztraminer, del Muscat e del Pinot gris. 

La Route des Vins attraversa numerosi vigneti e pittoreschi villaggi, offrendo la possibilità di visitare cantine, chiese romaniche e gotiche, castelli, cinte storiche e sontuose dimore rinascimentali. Con un po' di fortuna si può avvistare anche qualche cicogna. 

La parte più interessante del tragitto è quella tra il villaggio di Obernai e la regione attorno a Colmar. Si attraversano varie borgate, solitamente costruite lungo una strada principale (Grand Rue), con al centro la piazza del municipio (Hôtel de Ville) su cui si affacciano case multicolori a graticcio con magnifici gerani alle finestre. Per ragioni di spazio proponiamo qui solo le visite da non perdere, ricordando però che tutti i paesini meritano una sosta.

 

Da Obernai a Riquewihr

Da Strasburgo a Obernai segnaliamo a Molsheim la chiesa dei gesuiti, con annessi gli edifici che nel seicento ospitarono un’università e a Rosheim due chiesette romaniche. Obernai è famosa per essere sede del birrificio Kronenbourg e per la sua splendida piazza, su cui si affacciano importanti edifici cinquecenteschi e da cui dipartono tre pittoresche stradine. Dal Trecento questa piazza ospita ogni giovedì un animatissimo mercato.

Proseguendo in direzione di Riquewihr, la prima tappa è Mittelbergheim. Con le sue case del Cinque e del Seicento, che si affacciano sulla strada principale, è considerato uno dei più bei villaggi di Francia. Una breve sosta la merita anche Gertwiller, patria del pan di spezie, dove sono ancora attivi solo due dei venti produttori presenti all’inizio del secolo scorso. Dirigendosi verso il Château du Haut-Koenigsbourg si passa da Andlau, dove la chiesa romanica di San Pietro e Paolo custodisce un bel portale scolpito. Giunti al castello, a quota 800 metri, si rimane sorpresi dalle sue dimensioni: è lungo quasi 300 metri e occupa uno sperone roccioso, dal quale anticamente venivano sorvegliate le vie del vino, del grano e del sale, che collegavano l’Alsazia alla Lorena. Le sue origini risalgono al XII secolo, ma nel 1633 venne parzialmente distrutto da un incendio durante un assedio. I Francesi lo lasciarono in seguito cadere in rovina. L’imperatore tedesco Guglielmo II, tra il 1899 e il 1908, per dimostrare la supremazia della cultura tedesca su quella francese, decise di riportarlo agli antichi splendori, nonostante l’intervento fosse enormemente dispendioso. Ne è sortito un castello da fiaba, che fa sognare i bambini.

Prima di giungere a Riquewihr, certamente una delle tappe più significative del viaggio, vale una breve sosta anche il pittoresco villaggio di Ribeauvillé e il cimitero tedesco delle vittime della Seconda guerra mondiale a Bergheim, dove le bandiere francese e germanica sventolano assieme accanto a una croce. Riquewihr ha resistito intatto fino ai nostri giorni passando miracolosamente attraverso tutte le guerre. Si tratta di un piccolo borgo, che si estende su 400 metri con un ampiezza di 200, costruito attorno a un’arteria principale da cui dipartono pittoresche viuzze laterali che esprimono in tutto il loro splendore l’armonia dell’architettura cinquecentesca.

  

Da Riquewihr a Colmar

Riprendiamo la Route des Vins e sostiamo dapprima a Kintzheim, una graziosa cittadina che ospita il principale museo dei vini d’Alsazia. Proseguiamo quindi verso Kaysersberg, un affascinante villaggio fondato da Federico II nel XIII secolo, dominato da un castello che sorge su uno sperone roccioso. Nella chiesa di Sainte-Croix, situata sulla via principale accanto alla piazza del municipio, una magnifica pala d’altare d’inizio Cinquecento attribuita a Hans Bongart, composta di dodici pannelli scolpiti, rappresenta la passione di Cristo. Proseguiamo verso Eguisheim, un pittoresco borgo da cui partono numerose passeggiate tra le vigne.

  

Colmar, tra arte e architettura

Ed eccoci giunti in un’altra perla d’Alsazia, con un tipico centro storico caratterizzato dalle tradizionali case a graticcio dalle tinte color pastello e da sontuosi palazzi rinascimentali. Anche qui come a Strasburgo il quartiere più pittoresco è quello medievale della «Petite Venise», anticamente sede di tintori e pescatori. Costruite sulle rive di canali le case si specchiano nell’acqua offrendo angoli molto romantici. Ma Colmar offre anche alcuni capolavori artistici di rilevanza internazionale. In particolare la «Vergine con il cespuglio di rose», che si trova nella chiesa dei domenicani, opera del 1473 di Martin Schongauer (1448-1491). Autore locale di grande interesse, ammirato anche dal suo contemporaneo Albrecht Dürer, a cui è dedicata un’intera sala nel museo Unterlinden. Rimarchevoli, nello stesso museo, anche i 24 pannelli che rappresentano la Passione di Cristo attribuiti a un altro pittore locale dello stesso periodo: Caspar Isenmann (1410-1472). Ma l’opera più straordinaria esposta all’Unterlinden, che da sola vale il viaggio, è rappresentata dai sette pannelli in legno di tiglio realizzati da Grünewald tra il 1512 e il 1516 per una casa di cura. Rappresentano una crocifissione molto realistica segnata dalla sofferenza del Cristo (il dolore) e una resurrezione (la guarigione), che dovevano incoraggiare i malati. La grande espressività dei visi, i colori splendenti delle tavole, i cieli dalla luce tenebrosa lasciano trasparire un profondo misticismo dell’autore, di cui si conosce poco, salvo che il suo vero nome era Mathis Gothart Nithart, nato a Würzburg verso il 1480 e morto a Halle nel 1528. 

Un’altra chicca di questo museo è un quadretto di Lucas Cranach, che rappresenta la malinconia.

Prima di lasciare Colmar vale la pena anche di visitare il museo dedicato a Auguste Bartholdi (1834-1904), l’artista di Colmar autore della celebre statua della libertà che accoglie le navi in entrata nel porto di New York.

 

 

UNA TERRA CONTESA

Già l’imperatore romano Giulio Cesare nel 58 a. C. stabilì che il fiume Reno avrebbe costituito la frontiera tra il mondo barbaro a est e il mondo romano ad ovest, a cui veniva assoggettata anche l’Alsazia. Il confine resse per cinque secoli. Sfruttando la scomparsa dell’impero romano gli Alemanni nel V secolo colonizzarono una parte dell’Alsazia, che nell’842 fu integrata nel Regno di Germania. Con il declino dell'impero alemanno, a partire dal XIV secolo le città si costituirono in piccole repubbliche alleate tra loro. Nel Cinquecento la Riforma protestante portò a cruente guerre religiose fra principi cattolici e seguaci della nuova religione (guerra dei Trent’anni). Sebbene cattolica, la Francia di Richelieu e di Mazzarino sfruttò questa situazione per mettere le mani sull’Alsazia alleandosi con i principi protestanti contro gli Asburgo anche se erano cattolici. Nel 1648 il trattato di Vestfalia riconobbe alla Francia una parte dell’Alsazia, che poi Luigi XIV annesse a tappe, riportando il confine al Reno. Durante la Rivoluzione francese gli Alsaziani sposarono la causa rivoluzionaria consolidando la loro appartenenza al regno francese. Stessa cosa avvenne durante il periodo napoleonico.

Ma il 19 luglio del 1870, quando la Germania del cancelliere Bismarck entrò in guerra contro Napoleone III, nel giro di pochi mesi i tedeschi occuparono Strasburgo, arrivarono a Parigi, costrinsero la Francia a chiedere l’armistizio e sull’Alsazia tornò a sventolare la bandiera germanica. L’imperatore Guglielmo I stabilì che entro il 30 settembre 1872 i cittadini che desideravano rimanere francesi avrebbero dovuto lasciare il paese: in 160 mila scelsero questa strada. La Francia, nel frattempo aveva iniziato a costruire fortificazioni sulla catena dei Vosgi, lungo il nuovo confine con l’impero germanico, in previsione di nuovi attacchi tedeschi. E in effetti nell’estate del 1914 scoppiò una nuova guerra, che nel giro di poche settimane coinvolse tutta l’Europa e vide ancora una volta Francia e Germania su fronti contrapposti. Molti Alsaziani si trovarono così a combattere gli uni contro gli altri: quelli che avevano lasciato la loro terra natia, nelle fila dell’esercito francese e quelli che invece erano rimasti, nell’armata imperiale. Tutti erano convinti che si sarebbe trattato di un conflitto breve, ma queste previsioni vennero clamorosamente sementite e la carneficina si protrasse per cinque anni fino all’11 novembre del 1918, quando gli austro-tedeschi chiesero l’armistizio e in base al trattato di Versailles l’Alsazia veniva restituita alla Francia. Sul nuovo confine i Francesi costruirono fortificazioni (Linea Maginot), considerate d’avanguardia nell’evenienza di un altro conflitto, che purtroppo non si fece attendere a lungo. Il 1 settembre 1939 scoppiò infatti la Seconda guerra mondiale scatenata dalla Germania di Hitler, che beffò i Francesi attaccando da nord (dal Belgio, dall’Olanda e dal Lussemburgo), rendendo così inutile la Linea Maginot. L’Alsazia venne subito occupata e nel 1940 fu ufficialmente annessa al Reich. I suoi cittadini vennero così chiamati ad arruolarsi nell’esercito di Hitler. In 130 mila aderirono, loro malgrado (altri finirono in campi di concentramento o nella resistenza). Quarantamila persero la vita durante le ostilità, 30 mila furono feriti e i reduci non ebbero vita facile dopo il conflitto, quando sull’Alsazia tornò a sventolare la bandiera francese. 

Per coloro che sono interessati alla storia si consiglia una visita del Musée historique di Strasburgo, dove le varie tappe illustrate in questa breve scheda sono approfondite, mediante analisi, documenti e filmati.

 

 

Per saperne di più

  • Alsace, Le Guide Vert Michelin, Boulogne Billancourt 2018
  • Alsace, Lonely Planet, Pty Ltd 2014

 

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