Sotto la lente

«A Lumino quell’inceneritore proprio non lo vogliamo»

Clima teso durante la serata di incontro con la popolazione per discutere del progetto della centrale termica prevista nel comune del Bellinzonese – Diversi interrogativi e dubbi a fronte delle rassicurazioni da parte dell’azienda promotrice
© CdT/Chiara Zocchetti
19.06.2024 06:00

Un pubblico difficile quello che si è trovato di fronte la Teris SA, l’azienda di teleriscaldamento del bellinzonese, lunedì sera in un incontro con la popolazione sul progetto della centrale termica prevista a Lumino. In una palestra gremita, la società di proprietà dell’Azienda Elettrica Ticinese e dell’Azienda Cantonale dei Rifiuti, rappresentata dal direttore Andrea Fabiano e dal membro del CdA Andrea Papina, non è riuscita a dare le rassicurazioni che gli abitanti di Lumino avrebbero voluto ricevere. Non sono infatti bastate le argomentazioni al riguardo dei «benefici a livello regionale per il processo di decarbonizzazione e indipendenza energetica», nonché «del rispetto delle regolamentazioni e dei limiti di emissioni della legislazione federale».

Tra risorse e paure

«L’impiego di rifiuti (legname di scarto per quanto riguarda questo progetto) per la produzione di energia è in linea con la strategia di sviluppo climatico della Confederazione», hanno spiegato i rappresentanti di Teris, affermando che il «legno di scarto è meglio usarlo come risorsa energetica piuttosto che esportarlo». Agli abitanti di Lumino, però, una grande centrale termica con tre ciminiere di 18 metri fa paura. Le critiche principali al progetto, contro il quale è stata lanciata una petizione e per la quale è stata presentata una mozione in Consiglio comunale e un’interpellanza in Gran Consiglio, riguardano il peggioramento della qualità dell’aria, la vicinanza della centrale all’abitato e l’aumento del traffico di camion fra le stradine del comune.

Questione di smaltimento

Nonostante l’impegno profuso dagli interlocutori per cercare di far cambiare idea alla popolazione riguardo alla denominazione della centrale termica, molti presenti hanno affermato che continueranno a chiamarla «inceneritore». «Nella centrale di Lumino non verranno bruciati rifiuti solidi», hanno rassicurato i rappresentanti di Teris, «né tanto meno rifiuti di legno problematici quali legno trattato con sostanze particolari. Bensì si concentra su legname di scarto proveniente, per esempio, da cantieri, falegnamerie e demolizioni». Gli interlocutori della serata hanno affermato che il bisogno di smaltimento di questi materiali esiste. Secondo il censimento dei rifiuti ticinesi del 2022, il legname usato rappresenta il 25% del totale dei rifiuti delle raccolte separate, in cifre quasi 40.000 tonnellate.

Il nodo dell’ubicazione

I rappresentanti di Teris non hanno voluto rispondere alla domanda del pubblico che chiedeva quali altre ubicazioni erano state considerate. Per Teris, l’ubicazione di Lumino è ideale «per completare la rete di teleriscaldamento che inizia al termovalorizzatore di Giubiasco e che attualmente si estende per 25 chilometri, con 185 utenze allacciate e un risparmio di emissioni annuo di 17.000 tonnellate di CO2. Con la centrale di Lumino, la rete potrebbe espandersi più a nord e il potenziale di decarbonizzazione sarebbe di altre 5.300 tonnellate di CO2 all’anno. In Svizzera, di centrali come quella prevista a Lumino ce ne sono 76».

I quesiti al Municipio

Durante la serata l’Esecutivo è stato spronato a prendere posizione. Il sindaco di Lumino Enea Monticelli ha spiegato che «dopo la licenza negata alla struttura nel 2023» per questioni riguardanti il piano regolatore, «ora il Municipio aspetta la nuova domanda di costruzione per esprimersi sul progetto». Fatto sta che le tubature che collegano l’eventuale futuro impianto sono già state posizionate in occasione della realizzazione della pista ciclopedonale. Riguardo alla preoccupazione dell’aumento del traffico, i rappresentanti di Teris hanno spiegato che nei mesi freddi, quando la centrale funziona a pieno regime, si stima che si recheranno alla struttura 8 camion al giorno. «E noi quali benefici avremo?» è stato domandato dal pubblico. «Durante la costruzione si collaborerà con operai locali ma per il funzionamento della centrale non è previsto personale fisso. Gli abitanti potranno allacciarsi alla rete e ci sarà dell’indotto».

La politica ne discute

A discutere di questo tema erano stati anche i due deputati Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi (MPS-Indipendenti) con un’interpellanza presentata i giorni scorsi in Gran Consiglio: «La domanda di costruzione di un inceneritore alimentato da rifiuti al confine dei comuni di Lumino e Arbedo-Castione sta creando grande preoccupazione e opposizione tra la popolazione della zona». La struttura - hanno sottolineato - si troverebbe nelle dirette vicinanze di una zona densamente abitata con diverse strutture scolastiche, di svago e centri commerciali e dove è anche previsto un pozzo di captazione per l’acqua potabile. «L’inceneritore - hanno inoltre rilevato Pronzini e Sergi - sarà in funzione 24 ore su 24 per tutto l’anno e sarà alimentato da 12.000 tonnellate di scarti, producendo annualmente 430 tonnellate di ceneri. Questi tipi di impianti non sono esenti da rischi per l’ambiente e per la salute della popolazione». «Tant’è che la stessa Commissione ambiente, territorio ed energia del Gran Consiglio ha affermato, nel rapporto sul messaggio 8299 del 23 maggio 2024, come queste strutture vengono predisposte lontano dall’abitato, spesso in zone industriali. Tutto il contrario di quanto Teris SA vuol fare in questa zona».

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