Sotto la lente

«A provocare questo terremoto così devastante è stata una grossa cicatrice»

Per capire come si sia generata una scossa sismica del genere abbiamo parlato con Silvio Seno, professore ordinario di geologia all’Università di Pavia
© YAHYA NEMAH
Irene Solari
06.02.2023 15:31

Si aggrava sempre di più il bilancio della terribile scossa sismica di magnitudo 7.8 che ha colpito questa notte il Sud della Turchia e la Siria. La terra sta ancora tremando per le forti scosse di assestamento. Una di 7.5, seguita poco dopo da un’altra di 6.0. Il conteggio delle vittime, tra i due Paesi, è arrivato ormai oltre 1.700. Senza contare i feriti e le migliaia di persone che potrebbero trovarsi ancora sotto le macerie. Le immagini sono impressionanti: edifici collassati, città letteralmente rase al suolo, così come, dove sorgeva il castello di Gaziantep, resta ora solo un ammasso di macerie e detriti. Mentre la pista di atterraggio dell’aeroporto di Hatay è stata spaccata in due. Gli esperti parlano del terremoto più devastante degli ultimi 24 anni. Addirittura Marlène Brax, direttrice del centro libanese di geofisica, parte del Consiglio nazionale delle ricerche di Beirut, ha descritto questo sisma come «Il più violento dal 1202».

Per capire meglio come si sia generata una scossa sismica di tale potenza abbiamo parlato con Silvio Seno, professore ordinario di geologia all’Università di Pavia, già direttore del Dipartimento ambiente, costruzione e design della SUPSI.

«Una delle zone più sismiche al mondo»

Il terremoto che ha colpito Turchia e Siria è stato effettivamente molto violento, anche per una regione che è abituata a diversi eventi sismici, ci spiega il professor Seno. «La Turchia, come anche la regione al confine con la Siria, è una delle zone più sismiche al mondo. Questo vuol dire che ci troviamo in presenza di una storia che si ripete abbastanza frequentemente, attorno alla quindicina di anni o anche meno». Di terremoti che colpiscono questa regione, prosegue il nostro interlocutore, ce ne sono molti anche se non raggiungono sovente questa soglia di magnitudo che è molto alta: «Oggi siamo davanti a un terremoto veramente devastante», precisa.

In Turchia, dicevamo, ci sono spesso terremoti «anche con delle magnitudo importanti, attorno a 6: ce ne sono stati diversi negli ultimi dieci, vent’anni che hanno colpito questa regione. È una zona nota per avere una grande pericolosità». Questo da cosa deriva? «Le placche esterne della crosta terrestre si muovono, sono in movimento. Un movimento che ha una velocità diversa nelle diverse parti del Pianeta. In questa zona ci sono spostamenti importanti». E gli spostamenti generano i terremoti. Tra Turchia e Siria, nello specifico, abbiamo due placche a contatto: «Dobbiamo immaginarci una grande cicatrice, una frattura, detta faglia, che è quella che ha generato il terremoto». La faglia in questione si chiama «Est Anatolica», prosegue Seno. «A nord abbiamo la placca Anatolica, mentre a sud quella placca Arabica. Queste due placche si muovono una rispetto all’altra e l’energia che viene accumulata in anni di mancanza di terremoti si libera improvvisamente in occasione di uno di questi». E così è successo adesso: «Si parla di uno spostamento, lungo questa faglia, che potrebbe essere di circa tre metri».

Per essere pronti serve anche una disponibilità di risorse per rendere le case sicure: risorse tecniche ed economiche

Il terremoto del 1999

Un’altra grande tragedia, l’ultima in ordine di tempo – ci ricorda il nostro interlocutore –, era già avvenuta nel 1999. «È successo sempre in Turchia, non su quella faglia ma su quella Nord Anatolica, dove c’è stato uno dei più grandi terremoti della storia». Uno di quelli che ha fatto più vittime ed è molto noto nella storia della sismicità globale: «Ha provocato circa 17 mila morti».

La Turchia, quindi, è un Paese che conosce i terremoti e che è in un certo senso «preparato» agli eventi di questo tipo. Certo, non a uno così devastante. «Per essere pronti serve anche una disponibilità di risorse per rendere le case sicure: risorse tecniche ed economiche», spiega Seno. Già in queste poche ore, infatti, il bilancio è gravissimo: si parla di oltre 1.700 vittime. Cifre, purtroppo, quasi certamente destinate a salire. È possibile che numeri così elevati siano dovuti anche al fatto che il sisma ha colpito durante la notte, quando la gente dormiva e si trovava dentro casa? «Sicuramente – risponde il nostro interlocutore –, il fatto che le persone fossero in casa al momento del sisma fa sì che il numero di vittime sia automaticamente più alto. E, chiaramente, il tragico bilancio dipende anche da quanto è densamente abitata la regione colpita dal terremoto».

«Repliche anche per mesi»

C’è il rischio, lo stiamo vedendo proprio in queste ultime ore, che ci siano diverse scosse di assestamento ancora molto importanti. «Sì, esattamente – conferma il professor Seno –, ci sono delle leggi fisiche che descrivono l’andamento di una sequenza sismica, che è costituita da una serie di eventi che si susseguono nel tempo. La sequenza va a diminuire progressivamente». Non immediatamente, però, soprattutto nel caso di un terremoto così forte: «Questa diminuzione può durare anche settimane, comportando eventi sismici importanti. Anche mesi». Per fortuna, in generale, le scosse tendono naturalmente a una diminuzione. Come spiega il nostro interlocutore: «A mano a mano che ci si allontana dall’evento principale in termini di tempo, le repliche diventano, salvo eccezioni, di magnitudo minore. Quindi si tende a percepirle meno. Tuttavia, immediatamente dopo un terremoto di queste dimensioni c’è da attendersi sicuramente altri importanti eventi sismici».

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