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Abbiamo visto il primo episodio di The Last of Us: è un sì o un no?

La serie TV targata HBO, ispirata al grande classico per PlayStation, approda su Sky: ecco come è andata
© HBO
Paolo Paglianti
17.01.2023 15:08

Ai nastri di partenza, c’era tutta la famiglia: due figlie mediamente interessante ai giochi, mia moglie che invece li schifa come la peste, e io, gamer impenitente seriale dai primi Anni '80. Una combriccola perfetta per capire se The Last Of Us possa piacere a chi il videogame omonimo non lo ha mai nemmeno sentito nominare, o se sei un appassionato del franchise e ti sei giocato il primo episodio minimo tre volte per trovare tutti i segreti.

Ma andiamo con ordine: The Last of Us è l’ultima mega produzione HBO, che generalmente firma poche serie ma di qualità eccellente. La serie è scritta da due pilastri riconosciuti come tali dell’intrattenimento: Craig Mazin, il geniaccio che ha creato la serie Chernobyl; e Neil Druckmann, che è boss e sceneggiatore di Naughty Dogs, lo studio che ha creato The Last of Us. Sulla carta, è già difficile pensare che esca qualcosa di inguardabile. Come attori, sapevamo da tempo che avremmo visto in azione Pedro Pascal, l’aitante interprete di The Mandalorian, e Bella Ramsey, la giovane condottiera con il carattere d’acciaio che mette in riga colleghi re di novant’anni e schiere di non morti nelle ultime stagioni de Il Trono di Spade. Considerando che nei ruoli secondari ci sono Gabriel Luna (Terminator) e Anna Torv (fantastica in Fringe), possiamo capire quanto HBO e Sony Pictures ci credessero fin dall’inizio.

Tra l’altro, Sony ha già battezzato le sue uscite tra cinema e videogiochi con l’eccellente Uncharted, di cui abbiamo parlato qua, e – non a caso – gli sviluppatori del gioco e sceneggiatori della storia sono gli stessi Naughty Dogs. Mentre Uncharted su grande schermo ha mischiato le scene più celebri dei quattro videogame omonimi, riassemblandole in ordine sparso con una storia tutta nuova e inedita, The Last of Us ha preso il videogioco e lo ha seguito passo passo neanche fosse la Bibbia.

Certo, i due autori non ci faranno vedere i protagonisti vagare per le desolate terre dell’America post-apocalittica per ore, combattendo con zombie funghiferi e gli scarti della società umani. La serie TV, o quantomeno la prima promettente puntata, ripercorre i momenti più importanti della storia, narrati nel videogioco dalle splendide sequenze video, tagliando al minimo le parti giocate. Funziona alla grande: la storia di The Last of Us è appassionate, e non è un caso che abbia vinto innumerevoli premi, si sia meritata due diversi remake e un seguito ancora più coinvolgente, e conquistato il cuore di milioni di giocatori.

Naturalmente, eviteremo pericolosi spoiler: siamo nell’America devastata da una specie di pandemia indotta da un nuovo fungo che può colonizzare un essere umano e renderlo uno zombie violento e senza cervello. Qui conosciamo Joel, Pedro Pascal, disilluso sopravvissuto pronto a tutto per ritrovare il fratello disperso nelle desolate terre fuori dalla cinta muraria di Boston, città-fortezza schiacciata dal tallone di ferro della spietata organizzazione militare FEDRA. Sulla strada, incontra la giovane Ellie, una ragazzina appena teenager assai importante per i Ribelli delle Luci. Loro malgrado, i due dovranno imparare a cooperare per sopravvivere, contro tutti.

Il primo episodio, uscito lunedì 16 gennaio su Sky, si prende i suoi spazi, rispetto al videogioco, per raccontare meglio i personaggi: c’è qualche divagazione iniziale per raccontare il mondo prima della pandemia, ma allo scoccare dell’invasione micelica torna a seguire quasi perfettamente i binari narrativi del videogioco. Rimane qualche piccola scelta stilistica divergente dal gioco (ad esempio, nel videogame Joel non sta cercando il fratello all’inizio dell’avventura), ma non è assolutamente un problema. Le scene più importanti sono riprodotte quasi con una conversione 1:1 dal videogame: la serie tv arriva a riprodurre il suono che nel videogame avvisa il giocatore che una guardia ti ha visto, un tocco di classe che verrà colto con un sorriso dagli appassionati.

The Last of Us parte assai bene: dovrebbe piacere sia a chi vuole vedersi una storia di zombie particolarmente ben realizzata e con ottimi attori, sia a chi si è divorato i giochi e non tollererebbe alcun genere di tradimento narrativo. Dopo la visione, non solo tutta la famiglia – dal gamer Paolo all’agnostica moglie – non vede l’ora di assistere al resto della serie, ma le figlie hanno chiesto a gran voce di provare il gioco per vedere le differenze. E chi siamo noi per negare un sano confronto multimediale alle nuove generazioni?

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