Stati Uniti

Aborto, ritorno al passato

La Corte Suprema sarebbe pronta a rovesciare la sentenza Roe v. Wade, che protegge il diritto all’interruzione della gravidanza - L’eventuale sentenza definitiva potrebbe arrivare a giugno, ma la pressione dell’opinione pubblica la rende più incerta - Elevata la posta in palio
Davide Mamone
03.05.2022 19:15

La notizia è arrivata attorno alle 21.30 di lunedì sera, ora locale a New York, come un meteorite sulla stagione dei diritti negli Stati Uniti: la Corte Suprema americana sarebbe pronta a rovesciare la sentenza Roe v. Wade, quella che dal 1973 protegge a livello federale il diritto all’aborto. Lo scoop è della testata Politico, che ha ottenuto in esclusiva una bozza scritta dal giudice Samuel Alito sul parere della maggioranza dei componenti del collegio e ne ha pubblicato una versione integrale in PDF, aprendo le porte a settimane di dure polemiche.

Perché ora

I giudici della Corte Suprema si sono riuniti in questi giorni per esprimersi su un caso relativo al diritto all’aborto in Mississippi, dove la legislatura statale ha approvato nel 2018 una legge che renderebbe l’aborto illegale dopo la 15esima settimana. La bozza d’opinione ottenuta da Politico rappresenta un ripudio “totale e deciso” della storica sentenza che da cinquant’anni protegge il diritto all’aborto e anche di una successiva sentenza, la “Roe v. Casey”, che nel 1992 ne rinsaldò il principio. «Riteniamo che “Roe e Casey” debba essere annullata», si legge nel documento pubblicato da Politico. «Roe aveva terribilmente torto fin dall’inizio: è tempo di dare ascolto alla Costituzione e restituire la questione dell’aborto ai rappresentanti eletti del popolo», ha scritto il giudice Alito, uno dei membri più conservatori della Corte.

Perché è importante

La bozza pubblicata lunedì sera non è ancora un rovesciamento della “Roe v. Wade” perché non costituisce una sentenza definitiva, attesa invece a giugno. Il documento di bozza sembra sia stato firmato da almeno altri quattro giudici conservatori, Clarence Thomas, Neil M. Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett, ma non da John Roberts, che presiede la Corte e che fu nominato dal repubblicano George W. Bush nel 2005. Contrari i tre membri della Corte appartenenti all’ala più progressista. Ma i giudici possono ancora cambiare idea in questa fase: proprio Roberts, nel 2012, votò a favore del mantenimento dell’Obamacare dopo aver espresso la propria iniziale contrarietà. E la pressione dell’opinione pubblica, ora che la bozza è stata resa pubblica, potrebbe portare alcuni di loro a riadattare le proprie posizioni. In particolare, occhi puntati su Gorsuch e Kavanaugh, che in fase di nomina in Senato avevano espresso posizioni contrarie al rovesciamento della “Roe v. Wade” nel 2018.

La posta in palio è elevatissima, anche perché più di una dozzina di stati hanno già da tempo approvato le cosiddette “trigger laws”, ovvero leggi che renderebbero illegale l’aborto a livello statale non appena la “Roe v. Wade” venisse rovesciata, in molti di questi casi anche se la gravidanza fosse il risultato di una violenza sessuale. Tra gli stati che hanno approvato “trigger laws” ci sono Texas, Louisiana, Tennessee, Missouri e Utah. Ma emerge anche il caso incredibile del Michigan, dove una legge del 1931 che aboliva l’aborto potrebbe entrare in vigore 89 anni dopo la sua approvazione e rendere illegali le procedure di interruzione alla gravidanza.

Chi paga

A pagare le conseguenze della decisione della Corte Suprema di rovesciare la “Roe v. Wade” sarebbero le donne e le persone transgender appartenenti alle classi più povere e alle minoranze del Paese. A denunciarlo, in queste ore, organizzazioni a favore del diritto all’aborto, come Planned Parenthood. Secondo la testata Axios, fino a 26 stati (dei 50 complessivi) potrebbero approvare o hanno già pronte leggi per abolire l’aborto a livello statale. «Questo significa che molte donne dovranno guidare per ore, magari da remote aree rurali, o prendere aerei per viaggiare in uno stato dove il diritto all’aborto viene ancora protetto», spiega Kathaleen Pittman, amministratrice di Hope Medical Group for Women a Shreveport, in Louisiana. La sua clinica, a 40 miglia dal confine con il Texas, è diventata l’ultima speranza per molte donne negli ultimi mesi, dopo l’entrata in vigore della Texas SB 8 a settembre, una legge che ha reso illegale l’aborto dopo la 12esima settimana. «Ma molte famiglie non possono permettersi tre o quattro notti in hotel. L’abolizione della “Roe v. Wade” sarebbe drammatica anche per questo».

Impopolare

Le parole del giudice Alito si basano su un’interpretazione della Costituzione secondo cui la Corte Suprema dovrebbe esprimersi considerando la versione originale della carta costituzionale, quella del 1789. Ma seguendo il ragionamento espresso nella bozza ottenuta da Politico, questa decisione sul diritto all’aborto, in questi termini, potrebbe aprire la strada a un rovesciamento di decine di altri diritti sanciti negli ultimi decenni, tra cui le unioni civili. Non sorprende quindi che la decisione di stravolgere la “Roe v. Wade” sia ampiamente impopolare negli Stati Uniti. Secondo una rilevazione Associated Press del 2021, il 69% degli americani ritiene che la Corte Suprema non debba toccare la legge del 1973, mentre il restante 29% è a favore di un suo superamento. Secondo un sondaggio Gallup, il 58% è contrario, il 32% a favore.

© KEYSTONE
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Un assist ai Democratici in vista di novembre

La decisione della Corte Suprema di procedere con l’impopolare rovesciamento del diritto all’aborto a livello federale rappresenterebbe un’opportunità politica per il partito democratico, fino a questo momento molto debole nei sondaggi e pronto a perdere la maggioranza in Congresso alle elezioni di medio termine. «Se la Corte dovesse rovesciare Roe, cadrà sulle spalle dei nostri rappresentanti la responsabilità di proteggere il diritto di scegliere di ogni donna. Cadrà sulle spalle degli elettori a novembre», ha scritto Biden in una nota ufficiale martedi mattina. Il Congresso è a maggioranza Dem, ma il partito non dispone dei 60 voti necessari in Senato per far passare una legge a supporto della Roe v. Wade, anche perché due dei propri 50 senatori (Manchin dal West Virginia e Sinema dall’Arizona) fanno parte dell’ala più moderata del partito. «A livello federale avremo bisogno di più senatori pro-aborto e di una maggioranza pro-aborto alla Camera che possa adottare queste leggi», ha scritto il presidente.

La battaglia interna

La battaglia all’interno del partito democratico si giocherà in questi mesi anche con l’ala più a sinistra, quella rappresentata da Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez, che spinge per un allargamento della Corte Suprema. Vista l’anomala maggioranza repubblicana nella Corte (6 conservatori vs 3 progressisti), la richiesta potrebbe essere quella di aumentare il numero dei giudici. Ma si tratta di una scelta estremamente impopolare e molto complicata da mettere in atto: nella storia, solamente Franklin D. Roosevelt ci provò negli anni ’30, e fallì. Qualora i Dem dovessero trovare una strategia comune, quell’assist potrebbe tramutarsi in gol. In caso di lotta intestina tra i Dem, l’ipotesi di un Congresso a maggioranza repubblica a novembre e di una Corte Suprema spostata a destra è lo scenario più probabile.

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