Addio ad Alice ed Ellen Kessler, inseparabili anche nella morte

«Il nostro desiderio è andarcene insieme, lo stesso giorno. L’idea che a una delle due capiti prima è molto difficile da sopportare». La morte di Alice ed Ellen Kessler, le gambe più belle della televisione italiana degli anni Sessanta, è piombata questo pomeriggio addosso alle redazioni di giornali e siti Web con tutto il peso di una notizia annunciata.
Nell’ultima intervista che, lo scorso anno, le gemelle di Nerchau avevano concesso al Corriere della Sera in occasione del loro 88. compleanno, il presagio di una fine anticipata si era fatto terribilmente concreto. «Riceviamo di continuo richieste di tornare in Tv ma rifiutiamo tutto, non ci attira niente: non vogliamo più apparire - avevano detto le Kessler a Chiara Maffioletti - Quello che potevamo fare anche solo 10 anni fa non possiamo farlo più, quindi perché farsi vedere non avendo più le capacità di essere forti e brave come una volta? No, non vogliamo. Uno deve decidere quando finisce il suo lavoro e noi abbiamo deciso».
Un anno e qualche mese dopo, sulla soglia dei 90 anni, Alice e Ellen Kessler sono morte insieme a Gruenwald, vicino a Monaco di Baviera. Secondo il quotidiano tedesco Bild, il primo a lanciare oggi la notizia della scomparsa delle due sorelle, si è trattato di suicidio assistito. La polizia della capitale bavarese ha aperto un’indagine, ma la morte, ha detto un funzionario citato dal quotidiano, «non sarebbe attribuibile a terze persone».
La fuga dall’Est
Le gemelle Kessler erano nate il 20 agosto 1936 a Nerchau, in Sassonia, piccolo comune finito, dopo la Seconda guerra mondiale, dentro i confini della Repubblica democratica tedesca. In pieno conflitto, all’età di sei anni, avevano cominciano a frequentare la scuola di danza e a undici anni erano entrate nel programma per adolescenti del Teatro d’Opera di Lipsia, città nella quale si erano trasferite a vivere con i genitori Paul ed Elsa.
Il regime comunista di Walter Ulbricht non si addiceva, però, alla bellezza e alla vitalità delle gemelle che, nel 1954, avevano deciso di mettersi alle spalle la cortina di ferro e le rigidità del sistema comunista. Sfruttando un visto turistico, erano fuggite dalla DDR per raggiungere il padre, a Düsseldorf. Entrate un anno dopo nel corpo di ballo delle Bluebell Girls di Margaret Kelly, si erano esibite al Lido di Parigi fino al 1960. Nel frattempo, avevano rappresentato la Germania federale all’Eurovision Song Contest nel 1959, classificandosi ottave (su undici partecipanti) con la canzone Heute Abend wollen wir tanzen geh’n, scritta da Astrid Voltmann e musicata da Helmut Zander.
Nella seconda metà degli anni Cinquanta, le gemelle Kessler avevano intrapreso anche la carriera di attrici, recitando in almeno una quindicina di film, prevalentemente commedie musicali, dirette tra gli altri da Arthur Maria Rabenalt, Werner Jacobs, Franz Antel, Rudolf Schündler. In Italia erano arrivate nel 1958, chiamate da Camillo Mastrocinque - regista molto amato da Totò - per girare Le bellissime gambe di Sabrina, una commediola interpretata da un giovanissimo Raffaele Pisu.
La popolarità
Il grande successo e la popolarità erano però giunte, per Alice ed Ellen Kessler, con due trasmissioni della “nascente” Tv italiana: Giardino d’inverno, la cui prima puntata era andata in onda il 21 gennaio 1961 con la regia di Antonello Falqui, l’orchestra diretta dal maestro Gorni Kramer e le coreografie dell’americano Don Lurio; e, soprattutto, con Studio Uno, varietà scritto da Guido Sacerdote e Antonello Falqui e condotto da alcuni mostri sacri del piccolo schermo: Mina, Alberto Lupo e Paolo Panelli.
Il 21 ottobre 1961, il Da-da-un-pa cantato e ballato nella sigla iniziale dalle gemelle sassoni entrava definitivamente nella storia della televisione italiana.
«Eravamo poco vestite in Tv, ma pensiamo di essere state sempre eleganti, mai volgari. Le critiche c’erano, ma quello era un punto in più per noi», hanno raccontato Alice ed Ellen Kessler. Certo è che la loro presenza in scena e nelle case degli italiani non era passata sotto silenzio. I vertici della Rai chiesero agli autori di Studio Uno di far indossare calze scure alle due ballerine: quelle gambe, lunghissime e flessuose, avevano provocato qualche turbamento, soprattutto oltre Tevere. Ma anche spinto il Paese a imboccare la via d’uscita da un certo bigottismo e da una pruderie provincialotta che sarebbero stati travolti in modo definitivo, qualche anno dopo, dall’ombelico scoperto e dal Tuca Tuca di Raffaella Carrà.
Sul fatto che si fosse trattato di vera rivoluzione del costume, non tutti sono d’accordo. Franco Monteleone, nella sua Storia della radio e della televisione in Italia (Marsilio, 1999), ha scritto: «Nel gennaio del 1961 il decennio televisivo si apre sullo spettacolo delle gambe, senza calzamaglia, delle gemelle Kessler. Come sono lontani i tempi dell’indignazione per la supermaggiorata Maria Luisa Garoppo, la tabaccaia di Casale Monferrato, divenuta famosa più che per le sue risposte al quiz del giovedì, per le magliette aderentissime che contengono con fatica i 103 centimetri di circonferenza toracica; o i tempi in cui Abbe Lane, la diciannovenne moglie di Xavier Cugat, non era gradita sui teleschermi; o quando la ballerina Alba Arnova suscitò scandalo per aver dato l’impressione di una intenzionale nudità del suo corpo. Le Kessler propongono un erotismo “freddo”, che non emoziona e non turba, quindi lecito, tutto assorbito dalla perfetta macchina scenografica di Giardino d’inverno, prima, e di Studio Uno», il supershow televisivo che «Antonello Falqui da tempo sognava per coinvolgere i nomi più illustri del varietà internazionale». Forse è vero. Ma, come ha suggerito Antonio Dipollina, nella scatola di magia inafferrabile e in bianco e nero degli anni Sessanta, la presenza delle gemelle Kessler era comunque «stupefacente» e apparteneva «alla dimensione dei sogni irraggiungibili. Tedesche, perfette, bionde, alte, costumi di scena che facevano saltare in aria - di poco, ma succedeva - gli altri costumi, quelli rigidissimi dei controllori televisivi», Alice ed Ellen erano state capaci di fermare il tempo di molti italiani. Il tempo breve di una sigla, di un balletto, di uno sketch.
Adesso, il tempo delle gemelle di Nerchau è finito. Una decisione presa insieme, oltre sei mesi fa, secondo quanto rivelato dal portavoce dell’associazione per l’aiuto a morire Deutsche Gesellschaft für Humanes Sterben. Unite sempre nella vita, così come nella morte.

