Ticino

AET, deficit storico: «È mancato l'equivalente di tre anni di Verzasca»

L'Azienda Elettrica Ticinese ha chiuso l'esercizio 2022 con una perdita 56 milioni di franchi – Giovanni Leonardi: «Un piccolo terremoto» – All'origine del risultato il crollo della produzione idroelettrica di oltre il 40%
© CdT/Gabriele Putzu
Francesco Pellegrinelli
01.06.2023 19:52

Il peggior risultato di sempre. I vertici di AET, negli scorsi mesi, lo avevano lasciato intendere: i conti del 2022 avrebbero chiuso in perdita. Oggi, però, sono arrivate le cifre a dipingere un quadro da profondo rosso.

«Un piccolo terremoto», ha esordito il presidente del CdA, Giovanni Leonardi mettendo sul tavolo un deficit da 56 milioni di franchi. Per vedere qualcosa di simile occorre andare indietro di una decina d’anni. Nel 2015, per altre dinamiche, l’esercizio chiuse con una perdita di 44 milioni. Eppure, in alcun modo si può parlare di errori di gestione. Lo ha sottolineato nel suo intervento il direttore del DFE Christian Vitta, ricordando che le perdite di AET hanno permesso di ammortizzare il prezzo dell’energia a favore dei distributori finali e quindi anche dei consumatori.

La tempesta perfetta

Sull’origine del buco, Leonardi ha spiegato: «A causa della prolungata situazione di siccità, la produzione idroelettrica in Ticino ha subito un crollo del 40%. Per rispettare i contratti con i clienti, AET ha quindi dovuto compensare la produzione mancante tramite acquisti sul mercato, in un momento in cui i prezzi sono esplosi». La classica tempesta perfetta. Nel momento in cui è venuta a mancare l’acqua per produrre energia, i prezzi sul mercato sono saliti alle stelle.

Varrà per capire meglio l’esempio del direttore Roberto Pronini: «A livello di produzione di energia elettrica sono mancati circa 700 gigawattora, corrispondenti a 3 anni di produzione di energia della Verzasca». Tre anni di Verzasca che AET ha dovuto comprare sul mercato. «Ad un prezzo medio di 300 euro al megawattora valevano qualcosa come 200 milioni di franchi».

«Il 2022 è stato l’anno con la produzione idroelettrica più bassa degli ultimi 50 anni», ha osservato Pronini. Per vedere annate simili bisogna tornare al 2005 e 2006. «Qui la produzione aveva subito un calo attorno al 30%». Stesso discorso per l’innevamento: «Nel 2022 abbiamo riscritto la storia in negativo. Semplicemente la neve non è arrivata. Una situazione che in parte ritroviamo anche nel 2023: «Siamo leggermente sopra, ma la situazione rimane preoccupante». È chiaro: «Meno neve significa meno scioglimento e quindi meno produzione estiva».

Guardando al futuro il quadro generale rimane quindi estremamente incerto, ha commentato Leonardi, riferendosi non solo al contesto politico: «La carenza di neve e precipitazioni è proseguita anche nel 2023. Già oggi vediamo che i bacini, questa estate, non saranno pieni». Di positivo c’è che il prezzo dell’energia sul mercato è tornato a livelli del 2021 (vedi grafico). Sarà tuttavia sufficiente per riportare i conti di AET in territorio positivo? «Tutto dipenderà dalle precipitazioni. Intanto, non siamo partiti benissimo», ha detto Leonardi, lasciando intendere un altro anno di difficoltà.

Riversione e Sambuco

Dal canto suo, il direttore del DFE Christian Vitta ha ricordato il contesto internazionale entro cui AET ha dovuto operare. Un contesto segnato dalle conseguenze del conflitto in Ucraina e dalle difficoltà di approvvigionamento: «Volatilità e aumento dei prezzi dell’energia sono le conseguenze più tangibili con cui tutte le aziende hanno dovuto fare i conti, AET compresa».

Vitta ha poi menzionato le priorità del Cantone in ambito idroelettrico, a cominciare dalla riversione degli impianti esistenti sul territorio cantonale: «Vogliamo che il Ticino torni proprietario delle sue acque», ha detto Vitta. La prossima scadenza riguarda gli impianti delle Officine idroelettriche della Maggia (OFIMA). «Stiamo discutendo i dettagli di questa riversione che avverrà nel 2035», ha detto Vitta. «Poi seguiranno gli impianti della Valle di Blenio. In generale, è importante che le varie procedure avanzino affinché AET possa tornare a gestire le acque ticinesi». Solo aumentando il proprio portafoglio di produzione, AET potrà ancora fungere da ammortizzatore in caso di penuria energetica ed esplosione dei prezzi di mercato, ha spiegato il direttore del DFE che ha sottolineato come il deficit in realtà abbia permesso di evitare che i maggiori costi venissero ribaltati sul consumatore finale.

Tra gli obiettivi cantonali in ambito idroelettrico, il consigliere di Stato ha poi ricordato anche la necessità di aumentare la produzione rinnovabile invernale attraverso l’innalzamento dei bacini di accumulazione, in primo luogo della diga del Sambuco. «La maggior capienza del bacino consentirebbe di portare la produzione da 172 GWh a 218 GWh», ha precisato Pronini ricordando che il progetto di alzare di 15 metri la diga è stato riconosciuto dalla Confederazione tra i 15 più promettenti a livello svizzero, sia per il suo impatto limitato sul territorio, sia per la sua portata in termini di produzione energetica. A questo proposito, Vitta ha ricordato che lo scorso mese di marzo il Consiglio di Stato ha deciso di avviare la consultazione sulle proposte di modifica della scheda del Piano direttore cantonale per inserirvi l’innalzamento del Sambuco. «L’iter di pianificazione è in corso», ha concluso Vitta ricordando come il tema energetico continuerà ad essere strategico e centrale anche nei prossimi anni.

Le principali ragioni che hanno determinato l’impennata dei prezzi dell’energia in Europa sono: il rialzo dei prezzi del gas a seguito della guerra in Ucraina; il forte aumento dei prezzi del carbone; gli elevati prezzi dei certificati CO2; la ridotta capacità produttiva delle centrali nucleari francesi; e la scarsità di acqua e l’abbassamento dei livelli dei fiumi in Europa, che hanno causato la riduzione della capacità di trasporto del carbone.  
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