Turismo

Airbnb osservato speciale anche in Ticino

L’aumento delle strutture che in Ticino offrono un affitto di breve durata destinato ai viaggiatori interroga autorità e albergatori – Foletti: «Per ora non vedo grossi problemi» – Montorfani: «In molti ora acquistano interi palazzi» – Pianezzi: «Ci hanno sottratto la clientela»
© CdT/Gabriele Putzu
Martina Salvini
12.02.2025 06:00

Volano per il turismo o clamoroso boomerang? La richiesta interpartitica di aumentare da 90 a 180 i giorni entro i quali è possibile affittare una casa di vacanza ai turisti senza dover richiedere al Comune il cambio d’uso della struttura ha riacceso i riflettori su un fenomeno che, negli ultimi anni, ha conosciuto un notevole sviluppo anche in Ticino. Già, perché se gli affitti brevi permettono da un lato di ampliare l’offerta di alloggi, richiamando più visitatori, dall’altro rischiano di causare forti aumenti nei prezzi delle case, favorendo lo spopolamento dei centri cittadini. «In centro a Lugano, quello che ancora non è stato affittato dagli uffici negli anni passati, oggi viene comprato per essere destinato agli affitti brevi. Addirittura, l’interesse degli acquirenti ora si spinge fino a Molino Nuovo o alla zona di Cornaredo», racconta Alberto Montorfani, operatore immobiliare e titolare della AM Consulenze. «Negli ultimi anni il ‘’fenomeno Airbnb’’ ha conosciuto una crescita esponenziale». Tanto che «sono sempre di più gli imprenditori che acquistano interi palazzi con l’intenzione di destinarli poi agli affitti brevi». Un bene per il comparto turistico, ma un problema per i residenti, «per i quali la disponibilità di alloggi a prezzi accessibili si riduce parecchio, rischiando di far diventare un lusso per pochi la possibilità di abitare in centro città. E questo nonostante la richiesta ci sia e sia elevata». La presenza sempre più estesa di appartamenti di vacanza rischia poi di creare qualche disagio a chi in quei palazzi ci vive abitualmente. «A causa dei comportamenti poco rispettosi adottati da qualche turista - dice l’ex segretario di Svit Ticino - sono sempre di più i condomini che hanno deciso di inserire nei propri regolamenti forti limitazioni o divieti alla locazione per periodi brevi, inferiori alle due settimane se non addirittura ai 3-6 mesi». Una stretta, del resto, è stata voluta anche dal Cantone, che nel 2022 ha introdotto l’obbligo di richiedere un numero identificativo sulla piattaforma cantonale di registrazione e nel 2023 la nuova Legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione (Lear), che fissa anche il limite temporale dei 90 giorni annui entro cui è possibile affittare una struttura. «Queste leggi – commenta Montorfani - consentono alle autorità cantonali e comunali di avere un certo controllo su questo tipo di attività e sono importanti per far sì che il fenomeno degli affitti brevi non dilaghi e non finisca per diventare controproducente, soprattutto per i cittadini che abitano le nostre città».

«Il sistema per ora funziona»

Chi non vede un rischio di spopolamento dei centri cittadini, almeno per il momento, è il sindaco di Lugano Michele Foletti. «Il sistema di monitoraggio in vigore grazie alle nuove leggi - assicura - è efficace, e la collaborazione con le organizzazioni turistiche regionali - che si occupano di far pagare la tassa di soggiorno alle case e agli appartamenti di vacanza - sta funzionando bene. Quindi, finché tutto il sistema rimane performante, non vedo grossi problemi, neppure per quanto riguarda il rischio di overtourism». Anzi, secondo Foletti il sistema degli affitti brevi può essere visto come un’opportunità: «Il modo di fare vacanza è cambiato, e queste strutture vanno a sostituire una tipologia di alberghi oggi poco attraente per i turisti, consentendo perciò di aumentare l’offerta e incentivare l’arrivo dei viaggiatori. È chiaro, però, che dobbiamo evitare possibili derive, come quelle vissute da Barcellona, dove il centro città è diventato off-limits per gli abitanti, ma anche alla più vicina Como, dove la popolazione non riesce più a trovare abitazioni a un prezzo accessibile». Insomma, il fenomeno deve essere monitorato. Non a caso, «a Lugano svolgiamo un monitoraggio regolare con il nostro Ufficio di statistica, e per ora i segnali che ci arrivano non sono preoccupanti».

I timori degli hotel

A guardare con preoccupazione «l’impennata di Airbnb» sono invece gli albergatori. «Aprendo qualunque sito online di prenotazione, si vede chiaramente come ormai gli appartamenti siano più numerosi degli hotel», commenta Lorenzo Pianezzi dell’Hotel Zurigo Downtown a Lugano. «All’inizio dell’era-Airbnb - ammette - guardavamo con interesse a questo nuovo segmento, pensando che avrebbe portato una nuova clientela, favorendo così l’intero comparto turistico. Oggi, invece, ci vediamo sottrarre una fetta importante di clientela, tanto che alcuni dei nostri ospiti sempre più spesso scelgono per i loro soggiorni in Ticino gli appartamenti anziché le nostre camere di albergo». Di qui, la preoccupazione per un settore che, sottolinea Pianezzi, «garantisce molti posti di lavoro e di apprendistato: dalla cucina alla reception, senza dimenticare tutti i nostri fornitori». Per quanto riguarda invece la proposta di alcuni parlamentari di aumentare il numero di giorni attualmente concessi alle case e agli appartamenti di vacanza, Pianezzi è aperto alla discussione: «Secondo il deputato Andrea Censi sarebbe in corso uno scambio con il DECS per poter creare una formazione ad hoc dedicata al settore delle case di vacanza. Questo consentirebbe di giocare ad armi pari con noi albergatori, rafforzando la professionalità di chi opera in quel segmento. Una proposta su cui a mio avviso è interessante ragionare».

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