L'intervista

Alain Scherrer: «Locarno, tra vita spericolata e da favola, è il momento di guardare avanti»

Le parole «senza filtri» del sindaco più rock del Ticino: le canzoni di Vasco, la famiglia, gli amici, la politica – Non ricandidandosi alle prossime elezioni comunali, chiude un lungo capitolo per la città del «Leone Rampante»
Alain Scherrer (a sinistra) a colloquio con Nicola Pini, con ogni probabilità il suo successore sulla poltrona più ambita. © CdT/Chiara Zocchetti

Alain Scherrer, 58 anni, sposato con Emma, padre di Mattia. Ma, soprattutto, sindaco di Locarno dal 2015. Ha deciso di non ricandidarsi, chiudendo così una lunga era per la Città di Locarno. Tra scandali e aggregazioni mancate, tra questioni di famiglia e la sua band Vasco Jam, il sindaco più «rock» del Ticino si racconta. E, a proposito del suo successore, dice: «Tutti i candidati PLR hanno le carte in regola».

Come sta vivendo gli ultimi giorni a Palazzo Marcacci?

«Sono sentimenti contrastanti. Perché quando sai che sei giunto alla fine di un ciclo e prendi delle decisioni che avranno un impatto sul futuro, un futuro che non potrai seguire in prima persona, fa un certo effetto. C’è il dispiacere di non seguire sino alla fine i progetti avviati. Ma se dovessi entrare nella dinamica secondo la quale potrei esser pronto a lasciare quando saranno giunti a conclusione tutti i progetti che ho a cuore, allora continuerei fino all’età di novant’anni. E non mi sembra proprio il caso. Sono dunque convinto della mia scelta, anche se un po’ di dispiacere ce l’ho perché essere sindaco di Locarno è un privilegio, una fortuna. È forse la carica più bella alla quale si possa ambire in politica».

Aveva affermato che è giusto lasciare adesso. Come è giunto a questa conclusione?

«È una decisione che è maturata nel tempo. Ho purtroppo citato più volte l’episodio che mi ha toccato profondamente, quello cioè della morte di Marco Borradori, un caro amico. Lui venne ricoverato proprio il giorno in cui eravamo in giardino a festeggiare il decimo compleanno di mio figlio. Questa forte emozione triste accostata all’emozione di festa mi ha fatto pensare che non siamo dei supereroi, anche se lo vorremmo essere, e che ci sono delle priorità a livello familiare e personale a cui pensare».

Un punto di «non ritorno».

«Il momento che mi ha spinto a pensare che fosse giunto il tempo di lasciare. Una scelta molto ponderata, discussa anche in famiglia e con il Partito, che voleva continuassi. Ma alla fine sono giunto a questa conclusione. Malgrado ogni mattina mia moglie, soprattutto negli ultimi giorni quando dovevo comunicare la notizia mi diceva: “Ma sei sicuro? Sei convinto?” perché vedeva che era una decisione sofferta. Lei mi ha sempre sostenuto dicendomi: “Scegli quello che ritieni più giusto. E mio figlio ha tentennato un po’, ma poi ha detto: “Mi piacerebbe vederlo di più”».

Suo figlio, appunto: quando lei è diventato sindaco era molto piccolo. Come ha vissuto questi anni con un papà molto impegnato?

«Ho sempre cercato di dedicare più tempo possibile alla famiglia. È chiaro che gli impegni sono parecchi e spesso mi hanno portato lontano da casa. Mi son comunque goduto tanti momenti quando era piccolo fino ad oggi dedicandogli soprattutto i weekend. Lui gioca a calcio ed assisto alle sue partite quando posso. Adesso vorrei dedicare più tempo a lui e a mia moglie».

Torniamo alla sua scelta di lasciare Palazzo Marcacci. Una scelta non facile, immaginiamo, anche perché con lei lasciano anche i colleghi Giovannacci e Cotti.

«Due colleghi molto preziosi per il Municipio. Si tende sempre ad accentrare tutto sulla figura del sindaco, ma l’ho sempre detto e lo ripeterò fino allo sfinimento: il sindaco da solo non fa nulla. Ha bisogno di una squadra. Ha bisogno di colleghi di Municipio forti e validi, come io ho avuto la fortuna di avere. Un ottimo vicesindaco nella persona di Giuseppe Cotti e altrettanto posso dire di Davide Giovannacci, così come degli altri colleghi che si ripresentano e che spero possano essere rieletti perché se lo meritano. Anche nelle legislature precedenti ho avuto colleghi molto validi. E non dimentichiamo la figura del segretario comunale, come quelle dei direttori e di tutti i collaboratori dell’amministrazione».

Nel 2020, durante il tradizionale «Bandir Gennaio» in Piazza Grande © CdT/Chiara Zocchetti
Nel 2020, durante il tradizionale «Bandir Gennaio» in Piazza Grande © CdT/Chiara Zocchetti
Sulle aggregazioni, purtroppo, sono stato smentito dai fatti: credevo di trovare terreno più fertile

Di cosa si ritiene più soddisfatto della sua lunga militanza nella «stanza dei bottoni» della Città?

«Dello spirito con cui abbiamo lavorato, che ha permesso di costruire tanto, senza perdersi in litigiosità di cui purtroppo il Locarnese è anche conosciuto. Quando ho assunto la carica di sindaco eravamo reduci da un periodo molto critico, quello di “appaltopoli”, con forti tensioni interne. Abbiamo costruito un ambiente di collaborazione e di questo sono molto fiero. Ma soprattutto, invece che pensare ad un’opera in particolare, mi piace pensare al fatto che abbiamo lavorato sempre tenendo il cittadino al centro nei nostri pensieri e andando sempre più verso una modalità partecipativa».

Rimpianti? Potendo tornare indietro cambierebbe qualcosa?

«Sarei bugiardo se dicessi che rifarei tutto uguale. Sul momento certe decisioni mi sembravano le migliori e quindi le ho prese veramente con l’intenzione di far bene. Ma poi qualche errore l’ho fatto. Potendo tornare indietro magari non agirei radicalmente in modo differente, ma correggerei qualcosa».

E sulle aggregazioni?

«Già, un grosso rimpianto è quello. Ricordo un intervento che ho fatto ad un’assemblea di partito durante la quale si festeggiavano i cent’anni di sindaco PLR. In quell’occasione dissi: “La Locarno che avremo fra otto anni non sarà sicuramente la Locarno di oggi. Magari non con un progetto da Gudo a Brissago, ma sarà comunque una Locarno aggregata”. Purtroppo sono stato smentito dai fatti. Credevo di trovare un terreno più fertile».

Che cosa, in particolare, non ha funzionato?

«All’inizio della mia esperienza di sindaco anche il Municipio di Locarno era un po’ freddino e quindi si è preferito concentrarsi sulle collaborazioni. Collaborazioni che hanno funzionato bene, ma ritengo che ora sia necessario che nei Comuni vicini scatti la scintilla di compiere un ulteriore passo avanti così da poter migliorare e rendere più efficienti i servizi alla cittadinanza».

Il 1° gennaio 2024, dopo il discorso di capodanno in Piazza Grande, insieme agli spazzacamini portafortuna © CdT/Chiara Zocchetti
Il 1° gennaio 2024, dopo il discorso di capodanno in Piazza Grande, insieme agli spazzacamini portafortuna © CdT/Chiara Zocchetti
Gli scandali di Polizia e Istituto San Carlo mi hanno tolto ore di sonno. Oggi siamo sulla buona strada

È una questione di persone?

«Ci sono due sindaci che sin dall’inizio mi hanno detto di essere contrari all’aggregazione: sono Stefano Gilardi di Muralto e Luca Pissoglio di Ascona, due colleghi che stimo. Io rispetto la loro posizione, anche se nel caso di Muralto non la condivido. Poi ci sono altri sindaci che sono possibilisti, ma dietro la schiena lavorano contro. Il cambiamento delle persone che saranno alla testa dei vari Esecutivi sarà importante per un discorso che probabilmente partirà dal Convivio dei sindaci o dall’Ente regionale di sviluppo per poi allargarsi ai Municipi e a cascata ai Consigli comunali e alla popolazione. Però le figure principali in questo ambito sono i sindaci e mi auguro che dalle urne escano dei nomi favorevoli all’aggregazione».

Qualcosa comincia comunque a muoversi con l’avvio del progetto tra la Città e Lavertezzo.

«È un segnale importante, che smentisce la critica mossa nei confronti di Locarno di andare a cercare solo Comuni che hanno una situazione finanziaria forte per poter abbassare il moltiplicatore d’imposta della Città. Andiamo verso un Comune – a dire il vero è Lavertezzo che è venuto verso di noi – che non ha una situazione finanziaria rosea. Ma noi siamo felici proprio in un’ottica progettuale di poter collaborare con un ente locale con l’obiettivo di migliorare i servizi alla popolazione. È un primo piccolo passo, ma è servito già a smuovere le acque con altri Comuni che hanno un interesse ad approfondire il discorso per un’aggregazione più ampia. Discorso che continuerà nella prossima legislatura».

Come ha vissuto il momento difficile dovuto alle tensioni e agli scandali in seno alla Polizia?

«Sono momenti di crisi veramente difficili. Prima della Polizia, nella mia esperienza di sindaco, abbiamo dovuto confrontarci anche con la situazione dell’Istituto per anziani San Carlo. Sono due casi che, pur avendo delle dinamiche differenti, come complessità e come preoccupazione sono simili. Nel senso che quando abbiamo raggiunto la consapevolezza di quanto fosse grave il momento ci siamo detti: “Accidenti, bisognava anticipare le cose, affrontarle prima”».

Questione di tempistiche?

«Sì, è anche vero che in entrambi i casi il Municipio non l’ha saputo al momento giusto. E andare a raddrizzare un treno in corsa è difficile. Sono momenti impegnativi per tutto il Municipio. Delicati, anche, perché son stati messi in discussione i rispettivi capidicastero. In entrambe le situazioni ho avuto dei colleghi che sono stati maturi per capire che il momento richiedeva un cambiamento. E che ciò andava in loro aiuto proprio per migliorare la situazione dei nostri dipendenti. Ripeto: momenti che mi hanno tolto ore di sonno, però sono soddisfatto di aver avuto colleghi coraggiosi che hanno preso la patata bollente in mano».

Nel 2019 nel rinnovato cinema GranRex, alla presentazione dei progetti dei bambini per la certificazione Unicef della Città © CdT/Gabriele Putzu
Nel 2019 nel rinnovato cinema GranRex, alla presentazione dei progetti dei bambini per la certificazione Unicef della Città © CdT/Gabriele Putzu

Com’è oggi la situazione?

«Nel caso del San Carlo, da qualche anno la situazione è più che soddisfacente. In Polizia non è ancora tutto risolto, ma siamo sulla buona strada».

Manterrà le cariche che occupa ora al di fuori del Municipio?

«Alcune sono legate alla figura del sindaco, quindi è giusto che le prenda chi mi succederà. In alcuni casi bisogna capire se fare questo cambiamento subito o aspettare un anno o due a seconda dei progetti in corso. Io mi rimetto comunque a quella che sarà la decisione del futuro Municipio. Mi piacerebbe, non lo nego, l’esperienza nella SES. Sarei felicissimo di poter continuare anche in seno al comitato del Film Festival, ma sarebbe meglio che questa carica la assumesse il futuro sindaco».

Come impiegherà il tempo libero dopo il 14 aprile?

«Innanzitutto tornerò al 100% nella mia attività professionale presso il Centro sistemi informativi del Cantone e poi, oltre a dedicare più tempo alla famiglia, non resterò con le mani in mano. Se ci saranno occasioni di collaborare, sarò volentieri a disposizione in altri ambiti, in primis quello del turismo. E poi la musica: continuerò con la Vasco Jam anche se non penso che intensificheremo l’attività. Facciamo tra i 15 ed i 20 concerti all’anno, il numero giusto per un gruppo di non professionisti, tranne il nostro chitarrista. Intensificheremo le prove per dare una rinfrescata al repertorio».

Quale canzone di Vasco Rossi riassume la sua esperienza?

«Sicuramente “Vita spericolata”. Ma anche “Vivere una favola”: ogni tanto me la canto guardando la città dall’alto».

Domenica con quale spirito seguirà i risultati delle «comunali»?

«Con uno spirito diverso rispetto agli anni passati, più rilassato. Ho comunque una preoccupazione: che il nuovo Municipio possa lavorare come una squadra vincente. Ma sono fiducioso che sarà così».

Il PLR confermerà i tre seggi?

«Le basi ci sono tutte. Si dovrebbe verificare un’erosione clamorosa dei consensi. È però chiaro che i timori ci sono, soprattutto considerando che il partito in crescita è quello delle schede senza intestazione. Anche la nascita di altre formazioni politiche toglie voti ai partiti storici. A Locarno in realtà abbiamo solo una novità, Avanti con Ticino&Lavoro. C’è poi il Centro che è molto agguerrito per riconquistare il seggio perso tre anni fa e conquistato dai Verdi».

I più danno Nicola Pini come suo successore.

«È un ottimo politico, con esperienza a livello cantonale. In Municipio ha lavorato molto bene e ha la carte in regola per assumere la carica di sindaco, come del resto le hanno anche gli altri candidati sulla lista del nostro partito».

La poesia

Alain Scherrer ha scritto una poesia letta durante una trasmissione radiofonica satirica, intitolata ironicamente «Aggregare o non aggregare» a firma di «Willialain Shakespeare». Eccola:

Aggregare, o non aggregare, questo è il problema:
se sia più nobile all’animo della fortuna aver tema
oppure prender l’armi, fucili e dardi,
passare la Ramogna e combattere il Gilardi.

Morire, dormire.
Sondaggiare forse, sì sondaggiare.
Ma qui è l'ostacolo,
perché perfino gli amici di Lavertezzo,
dove il sondaggio lo hanno fatto da un pezzo,
senton reagir Gordola e Cugnasco-Gerra,
che dicon “Locarno è lontana, mica è la nostra terra”.

Aggregare o non aggregare,
non è questione di caprina lana,
se qualcuno la vuol prendere un po’ alla lontana,
sono tutti cordiali nella vicina Minusio,
ma avrei più fortuna se cominciassi da Fusio.

Allora ho guardato i Comuni in collina,
Brione, Mergoscia e anche Orselina,
da lì godono felici di una gran bella vista,
ma manco trovan persone da mettere in lista.

Aggregare o non aggregare,
questo è il dilemma che mi continua a tormentare.
Perfino Pissoglio mi ha detto “stai fresco”
Eppure Ascona, per te parlerei pure tedesco.

Ma poi per fortuna è arrivata Losone
Da loro slancio, gioia e soddisfazione,
questa sì che è una bella apertura,
speriamo soltanto che alla fine poi dura.
Insieme a Lavertezzo da qui si può cominciare
a sciogliere i dubbi ed infin aggregare.

Già. Aggregare o non aggregare,
certo per me non è mai stato un dilemma,
la nostra regione unita può diventare una gemma.

Ma il mio mandato finisce tra un mese,
mi scuso con tutti se divento scortese,
ma dico una frase alla fine di questa mia amara commedia
“C’è ancora troppa gente incollata alla sedia”

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