Sisma

Aleppo è (di nuovo) devastata

Nella seconda città più popolosa della Siria, si sta vivendo un'emergenza nell'emergenza – Le persone vivevano in case semidistrutte e fatiscenti, dopo anni di bombardamenti
© KEYSTONE (AP Photo/Omar Sanadiki)
Red. Online
07.02.2023 11:36

Non bastava la guerra civile, ora anche il terremoto. Uno dei più devastanti della storia. Che ha colpito la Siria, insieme alla Turchia. Mettendo a dura prova, come scrivevamo ieri, anche la già terribile situazione degli sfollati. Tra le città più devastate dal sisma di ieri (e dalle innumerevoli scosse che gli hanno fatto seguito) c'è Aleppo, nel nord ovest della Siria. Morti e feriti non si contano, i soccorsi sono al lavoro senza sosta e ci sono migliaia di dispersi. Interi edifici sono in parte o totalmente collassati al suolo.

A poche ore dalla prima scossa, Vatican News ha raccolto la testimonianza di monsignor Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei Caldei: «Eravamo al terzo piano, la paura è stata enorme e ora tutta la gente è in strada, al freddo e sotto la pioggia. Non siamo abituati a questo genere di eventi, è la prima volta che vedo una cosa simile ad Aleppo». In sottofondo, le sirene di allarme. «La notte la passeremo all'entrata del vescovado o altrove, vedremo cosa fare. C'è una grande paura, ci sono danni ovunque, anche in cattedrale. Le biblioteche sono distrutte, le case crollate: è una situazione apocalittica. Tante persone sono in macchina, tutti hanno i cellulari in mano e cercano di comunicare. La situazione è molto triste e ora servono mezzi di soccorso, elettricità. Questo è il problema».

Giacomo Pizzi, volontario dell'organizzazione no profit Pro Terra Sancta, ha raccontato all'AdnKronos e a Today.it che ora è il momento di pensare a chi «viene da anni di guerra e ora si è trovato al freddo e al buio in strada mentre tutto crollava». La terra trema sotto ai piedi, «tremiamo pure noi», e l'unica prerogativa sono le esigenze immediate. «Il resto viene dopo. Adesso c'è l'emergenza, che si somma a quella di un conflitto iniziato dodici anni fa». La situazione era già critica prima del terremoto. Aleppo, e in generale il nord ovest della Siria, ospita milioni di persone che negli anni della guerra civile, iniziata nel 2011, erano state costrette a lasciare le proprie case, per lo più a causa dei bombardamenti delle forze alleate ad Assad. La città era tornata sotto il controllo del regime nel 2016, dopo quattro anni di guerra contro i ribelli. Ci sono stati bombardamenti intensi e Aleppo è stata distrutta. Gli edifici, ieri, erano ancora fatiscenti e precari. È in questo contesto che si è verificato il terremoto. Un'emergenza nell'emergenza, appunto. Ad Aleppo Est molte case erano già semidistrutte dai bombardamenti eppure la gente ci viveva dentro.

«Le persone - racconta ancora Pizzi - vengono da noi al convento perché cercano riparo. Le famiglie che assistiamo ci raccontano che le loro case sono molto danneggiate. Chi dopo la scossa più forte è tornato a casa ci dice che può vedere la strada dalle crepe aperte sulle pareti. Il terremoto è arrivato a pochi giorni dal dodicesimo anniversario della guerra. Quasi un segno di una tragedia che pare non finire». E anche il meteo non dà tregua, con freddo, pioggia e nevischio. Dove manca la corrente elettrica. «Qui al convento la struttura è più stabile e abbiamo la luce. Per questo vengono da noi. Poi siamo un punto di riferimento. Dopo così tanti anni di guerra, i siriani si sentono proprio dimenticati e la nostra presenza è un supporto già in condizioni "normali". Ancora di più adesso».

Infine, il racconto di quei terribili (primi) attimi: «Tutto è successo in pochi secondi, ma che nella mia percezione sono durati un'eternità. Ho avuto il tempo di accendere la luce, capire cosa stava accadendo, afferrare il telefono e scendere. Io e i due frati che dormono qui abbiamo visto parte del campanile crollare. Davanti ai nostri occhi. In pochi minuti poi è arrivata al convento la popolazione che cercava aiuto e riparo». I due milioni di profughi siriani, fuggiti dalle bombe di Assad, sanno già cosa significa dormire al gelo. E dal terremoto non si può fuggire.

In questo articolo:
Correlati
Terremoto in Turchia e Siria: i morti sono più di 3.700
Dopo quella di magnitudo 7.8 delle 4.17, registrata alle 13.24 una scossa di magnitudo 7.5 – L'OMS: «I morti potrebbero essere 8 volte di più» – Per ora non si hanno notizie di vittime svizzere – Erdogan: «Oggi è il giorno di 85 milioni di cuori in un solo battito» – L'ingegnere geofisico: «Una potenza di 130 bombe atomiche»