Stati Uniti

Alex Jones condannato: quando il complottismo ti presenta il conto

Per il fondatore di InfoWars la strage della scuola di Sandy Hook era una messinscena studiata a tavolino per attaccare le lobby delle armi – I suoi «seguaci» hanno perseguitato per anni le famiglie delle piccole vittime – Dovrà pagare un risarcimento di 4,1 milioni di dollari
Jenny Covelli
05.08.2022 14:05

14 dicembre 2012. Sandy Hook, città di Newtown, Connecticut, Stati Uniti. Un ventenne, Adam Lanza, entra nella scuola elementare e apre il fuoco. Muoiono 27 persone, fra cui 20 bambini tra i 5 e i 10 anni. «Non c'è un genitore in America che non provi il dolore che provo io», aveva detto Barack Obama con le lacrime agli occhi. Ne era seguito un dibattito politico, come accade dopo ogni strage americana, sulle armi. Ma anche qualcosa di peggio, di più subdolo e anche oltraggioso per la memoria delle vittime: il complottismo. Su tutti, la tesi che la strage fosse una bufala, che non fosse mai avvenuta e che i genitori dei bambini morti fossero in realtà attori pagati dall’amministrazione del presidente Barack Obama. Una messinscena, in parole povere, per far sì che passassero le leggi sulla restrizione alla vendita e all’uso delle armi. Dietro alle teorie del complotto spicca un nome: Alex Jones, conduttore radiofonico e fondatore del sito InfoWars. Sono trascorsi quasi dieci anni da quella spaventosa strage di bambini. E Alex Jones è stato condannato a pagare un risarcimento di 4,1 milioni di dollari in un processo per diffamazione durato due settimane. 

Le teorie complottiste

Jones ha diffuso per anni la teoria che dietro a Sandy Hook vi fosse un complotto e la volontà di attaccare la lobby delle armi. Teoria che si è largamente diffusa negli ambienti della destra americana e non solo, causando estremo dolore e disagio alle famiglie delle vittime, perseguitate e offese dai suoi «seguaci». Ma InfoWars non è solo questo. Si va dalle false flag sull'11 settembre e sulla strage di Oklahoma City al falso sbarco sulla luna. Passando per il Nuovo ordine mondiale, le pandemie pianificate e le crisi economiche studiate a tavolino. L'Alex Jones Show veniva ascoltato da milioni di persone. Nel 2018 Facebook, Spotify e YouTube hanno chiuso tutte le sue risorse online per incitamento all’odio nei confronti delle minoranze.

«Nel 2014 - scrive Facta News - un uomo della Virginia ha rubato le targhe commemorative di due vittime e in seguito ha telefonato ai genitori per dire di farsi una ragione di quel furto: tanto i loro figli non sono mai esistiti. L’anno successivo, nell’ambito di una maratona a Stratford (Connecticut) per ricordare Victoria Soto – una maestra di 33 anni uccisa nel massacro mentre cercava di proteggere i suoi alunni – un uomo di New York si è avvicinato alla sorella Jillian Soto, sventolandole in faccia una foto della defunta e urlando che Victoria non era morta».

Il processo

Sono tre i processi intentati da alcune famiglie vittime di Sandy Hook. A Austin, in Texas, l’accusa aveva chiesto perJones un risarcimento di 150 milioni di dollari da versare alla famiglia di uno dei bambini uccisi. I giurati hanno avuto una maggioranza di 10 a 2 sui danni risarcitori: Alex Jones dovrà pagare 4,1 milioni di dollari. Resta da decidere se dovrà pagare anche una compensazione non monetaria. 

Neil Heslin e Scarlett Lewis, i genitori di un bimbo di sei anni morto il 14 dicembre 2012, Jesse Lewis, hanno testimoniato di essere stati molestati e minacciati di morte per anni nella falsa convinzione che stessero mentendo sulla morte del figlio. Durante la fase conclusiva, mercoledì, il loro avvocato ha esortato i giurati a «porre fine al loro incubo» e a ritenere Jones responsabile per aver tratto profitto dalla morte del bambino. «Jones guadagnava soldi diffondendo disinformazione e diffondendo bugie».

Il difensore, a quel punto, ha ammesso che il suo assistito e InfoWars hanno riferito «irresponsabilmente» su quanto accaduto a Sandy Hook, negando però ogni responsabilità sulle molestie. E, udite udite, colui che per quasi dieci anni ha gettato fango sulla strage di Sandy Hook ha fatto mea culpa: durante l’ultima udienza davanti alla giudice Maya Guerra Gamble ha dichiarato che la strage «è vera al 100%». I legali di Jones hanno anche inviato per errore una trascrizione di due anni di conversazioni private del loro assistito alla Corte e agli avvocati dell’altra parte. La Free Speech Systems LLC, l'azienda di Jones, ha nel frattempo dichiarato bancarotta la scorsa settimana. «Sì, lei crede che tutto ciò che dice sia vero, ma non lo è - ha detto la giudice a Jones in aula -. Le sue credenze non rendono qualcosa vero. Ecco perché siamo qui».

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