Aviazione

Alla faccia del clima, Svizzera regina nei voli con i jet privati

La Confederazione appare ai primi posti delle classifiche dedicate all'inquinamento causato dai miliardari che scelgono di spostarsi su aerei tutti per loro
Ambiente e clima sotto pressione anche a causa di miliardari come Bill Gates, Elon Musk o Jeff Bezos, che si spostano sui loro jet privati
Jona Mantovan
26.11.2022 19:15

Immaginate un incontro tra tutti i miliardari in Svizzera: oltre cento persone (111, per la precisione, secondo l'ultimo ‘Billionaire Census 2022’ pubblicato da Wealth-X il quale assegna un buon settimo posto in classifica). Una riunione per riflettere sul futuro del clima, sull'ambiente, sulle tecnologie ‘verdi’. Alla conclusione del ritrovo, come si torna a casa? «Nel modo peggiore possibile dal punto di vista dell'efficienza energetica e dell'impatto sulla natura: con i jet privati». Non saranno parole letterali, ma è quanto emerge dai dati pubblicati dalle società internazionali del settore.
La Confederazione è, infatti, la regina cattiva della situazione. Alla faccia di tutti i discorsi per arginare gli stravolgimenti degli ecosistemi sul nostro pianeta, siamo al quarto posto dei Paesi nel Continente con il maggior numero di voli privati: gli scali di Ginevra e Zurigo, poi, sono al terzo e al quarto posto nella graduatoria degli aeroporti europei con il maggior numero di voli privati, preceduti soltanto da Parigi (Le Bourget) e Nizza. L'organizzazione Transport & Environment («Trasporti e ambiente», ndr) con sede a Bruxelles, ha stilato una classifica delle dieci tratte più inquinanti percorse dai jet privati in Europa (sotto i 500 chilometri), con risultati sconfortanti. La metà di queste coinvolgono gli scali di Ginevra e Zurigo. Distanze che, a ben guardare, potrebbero essere percorse con mezzi alternativi, decisamente più ecologici, e senza perdere nemmeno troppo tempo in più. Ma «ehi, siamo miliardari, no?», sembra levarsi il coro dei Paperoni emuli di Bill Gates, Jeff Bezos e Elon Musk. Guarda a caso campioni nelle emissioni di CO2 con i viaggi sui loro jet privati, portati alla luce dal giovane statunitense appassionato d'aviazione Jack Sweeney, il quale ha aperto un profilo Twitter per ciascuno [tra i più popolari, CelebJetsElonJetBezosJetsGatesJets e ZuccJet], notificando gli spostamenti delle ‘ecocelebrità’ (ma, a questo punto solo a parole) in maniera automatizzata. 

Se un viaggio di 17 minuti per percorrere 60 chilometri sembra poco, c'è chi ha fatto peggio: un volo lampo di 10 minuti

Altro che tecnologia verde

L'iniziativa è stata ripresa dai media di tutto il mondo e France Info ha pure stilato una classifica (ripresa anche dal Corriere della Sera) dei più grandi «inquinatori»: i due Gulfstream di Bill Gates, in meno di otto mesi sono già a quota 3.210 tonnellate di gas serra emesso. Al secondo posto Jay-Z (1.915), poi gli apparecchi di Jeff Bezos (1.787), Kim Kardashian (1.700), Drake (1.379) e Elon Musk (1.223). Quello che fa arrabbiare di più i paladini dell'ambiente (quelli veri) sono i voli a corto raggio. Anzi, a volte pure a cortissimo raggio. Come quello durato la bellezza di 17 minuti (!) di Kylie Jenner, che con il suo Bombardier BD 700 è andata da Los Angeles a Camarillo. Una distanza di 60 chilometri. Una trasferta che da sola vale una tonnellata di CO2. Ma c'è anche chi ha fatto peggio, come Drake. Il rapper ha scelto un volo di 14 minuti, da Toronto a Hamilton (Canada). Se vi sembra poco, però, andate a spulciare quello dell’ex campione del mondo di pugilato Floyd Mayweather. In dieci minuti ha raggiunto Las Vegas da Henderson. E vai con un'altra tonnellata di CO2 regalata al riscaldamento globale.

Il volo su un aereo privato è una prerogativa di persone molto ricche, calcoliamo un patrimonio medio di 1,3 miliardi di euro per ogni proprietario

Meno di cinque persone

Come ricorda il bollettino di Transport & Environment, «Il volo su un aereo privato è una prerogativa di persone molto ricche. Non sorprende, quindi, che l'accesso a questo tipo particolare di trasporto rispecchi l'ineguale distribuzione della ricchezza nel Continente». Ed ecco perché, sempre la Svizzera, figuri al sesto posto nella graduatoria degli Stati più inquinanti in termini di voli privati. Sempre secondo le analisi degli esperti, «Ogni viaggio in un aereo privato trasporta in media meno di cinque persone (4,7), mentre il proprietario del velivolo dispone di un patrimonio pari a 1,3 miliardi di euro».

In ogni caso, Regno Unito e Francia dominano con grande distacco la graduatoria e insieme rappresentano quasi il 40% delle emissioni dei jet privati in Europa. Seguono Italia, Germania e Spagna, che inquinano individualmente due volte meno del Regno Unito, nonostante la loro popolazione sia paragonabile o superiore. 

Si calcola che un viaggio in aereo privato emetta 1.300 grammi di CO2 per passeggero al chilometro. Un dato che scende a 25 grammi se si sceglie il treno

Un cinquantesimo

Per tornare alla tabella con i dieci voli più inquinanti (tutti al di sotto di 500 chilometri e con la metà degli scali in Svizzera), al primo posto Ginevra-Parigi con 409 chilometri e un equivalente di tonnellate di CO2 pari a quasi 7.000 (6.923). Ginevra-Nizza è al quinto (299 chilometri per 3.551 tonnellate), Zurigo-Parigi al settimo (482 chilometri e 2004 tonnellate), segue subito dopo Ginevra-Zurigo (230 chilometri, 1.631 tonnellate), al penultimo posto delle ‘peggiori dieci’ c'è poi Zurigo-Nizza (434/1561). 
Lo studio suggerisce che, nella maggior parte dei casi, le trasferte possono essere percorse con un'opzione meno inquinante e con meno di tre ore di viaggio supplementari. Clamoroso il risultato che si può raggiungere con la tratta più inquinante (Ginevra-Parigi, appunto), sostituendo un volo decisamente pesante in termini di impatto ambientale con il treno, un mezzo praticamente non inquinante: si calcola che su un aereo privato si emettano 1.300 grammi di CO2 per passeggero al chilometro. Un dato che scende a 128 nel caso di un normale volo commerciale, a 60 con un trasporto dedicato su gomma effettuato con un furgone da sette posti di fascia alta, mentre se volessimo optare per la ferrovia, ecco che le emissioni toccano un primato verso il basso di 25 grammi per passeggero a chilometro. Insomma, due ore di viaggio in più, se si vuole proprio difendere il clima, dovrebbero pur valere una differenza tra un chilo e passa di CO2 rispetto a 25 grammi, un cinquantesimo o poco più rispetto all'esibizione di un aereo tutto per sé.

Per il 72% dei voli effettuati in modalità «aviazione privata» esiste un volo commerciale diretto alternativo: cade anche la scusa di avere un collegamento con una località specifica priva di altri aeroporti nelle vicinanze

Le (vere) ragioni

Secondo un sondaggio di Business Jet Traveller, il risparmio di tempo e l'accesso ad altri aeroporti sono i motivi principali per cui i Paperoni puntano sui voli privati. Ma non è comunque chiaro quale sia la percentuale di tempo risparmiato in termini di lavoro, né quanti degli aeroporti supplementari servano effettivamente un'area priva di altri aeroporti. L'analisi condotta da Travel & Environment—analizzando i dati dell'Associazione europea dell'aviazione d'affari (EBAA)—dimostra come entrambi gli argomenti non siano, in realtà, convincenti.

Ebbene, una quota consistente di voli privati riguarda unicamente scopi «privati», nella sfera del tempo libero piuttosto che in quella degli affari. I dati, riporta l'analisi dell'ente, mostrano un picco di traffico dell'aviazione privata nei mesi estivi. Gli aeroporti nelle località più gettonate realizzano la maggior parte delle loro entrate proprio in quel periodo. Ma c'è anche una seconda indagine, condotta da Private Jet Card Comparisons: il 46% tra gli abbonati che hanno partecipato all'inchiesta, ha dichiarato di prevedere un utilizzo dei jet privati nei prossimi sei mesi per trasportare i membri della famiglia, il 45% per visitare una seconda casa e solo il 35% li avrebbe utilizzati per condurre affari.
Insomma, i numeri dimostrano in modo lampante come il tempo risparmiato con i voli privati non abbia poi un'importanza così vitale e, di conseguenza, i super ricchi non possono sempre usarlo come scusa di fronte a un impatto climatico così sproporzionato. Un secondo fatto che mette in prospettiva l'argomento del presunto risparmio di tempo è che, secondo la stessa EBAA, i voli a lungo raggio superiori alle quattro ore potrebbero in realtà essere più lenti quando si utilizzano jet privati, a causa della loro minore velocità. Si parla di almeno il 40% delle emissioni dell'aviazione privata in Europa. Il risparmio di tempo che giustifica gran parte dell'inquinamento dei jet privati, secondo Transport & Environment, «merita di essere messo in discussione». 

Ma non è tutto. Sempre su questo tema, infatti, per il 72% dei voli effettuati in modalità «aviazione privata» esiste un volo commerciale diretto alternativo. Il dato è confermato dallo stessa Associazione europea dell'aviazione d'affari. Crolla così anche il «mito» di avere un collegamento con una località specifica priva di altri aeroporti nelle vicinanze.

L'aereo privato è il mezzo di trasporto meno efficiente dal punto di vista dei consumi, una posizione che non potrà che peggiorare con l'accelerazione della decarbonizzazione di altre opzioni

Inquinamento troppo sproporzionato

«L'aereo privato è il mezzo di trasporto meno efficiente dal punto di vista dei consumi, una posizione che non potrà che peggiorare con l'accelerazione della decarbonizzazione di altre opzioni», si legge nel rapporto. Un mondo del passato, quando nello stile di vita non si considerava nemmeno lontanamente il problema dell'impatto ecologico. Ma la società, oggi, è orientata a diminuire le emissioni di anidride carbonica. Aggiungiamo anche il fatto di come questo divario sia destinato ad aumentare, se confrontato ad esempio con il settore automobilistico, nel quale le vendite di veicoli elettrici sono triplicate nel 2020 rispetto al 2019.
Volendo restare sempre 'in aria', il confronto non regge nemmeno con i voli commerciali 'classici'. «I jet privati fino a 14 volte più inquinanti dei servizi commerciali, a parità di chilometri». Il confronto è comunque impietoso, perché il calcolo suppone un'occupazione dell'aereo di linea dell'80%. «Una cifra conservativa. Negli ultimi anni i fattori di carico dell'aviazione commerciale hanno ampiamente superato questo livello».

Le ricerche dimostrano che gli effetti delle emissioni cosiddette «non-CO2» contribuiscono al riscaldamento globale in misura doppia rispetto alle emissioni di CO2 degli aerei

Non solo diossido di carbonio

Lo studio dell'ente belga evidenzia anche altri due nodi da sciogliere: il particolato e il rumore. Due forme di inquinamento che vanno al di là del ‘semplice’ inquinamento da diossido di carbonio. «L'uso di jet privati crea un impatto sproporzionato sul clima, e per discutibili benefici sociali ed economici», si legge nel documento, il quale si riferisce a una recente pubblicazione su Environmental Science & Technology. Questa ha evidenziato come un singolo jet privato (Dassault Falcon 900EX) emetta più particolato non volatile (nvPM) di un Boeing 737 (sempre per passeggero).
Questo tipo di particelle intacca la salute respiratoria e cardiopolmonare, oltre a influire in modo negativo sul clima, modificando l'assorbimento della radiazione solare e influenzando la formazione delle nuvole. Anche per questo, l'Organizzazione Internazionale dell'Aviazione Civile e l'Agenzia delle Nazioni Unite per l'aviazione hanno imposto, a partire dal 2020, un limite alle emissioni a tutti i motori con una spinta superiore a 26,7kN. Un valore che, però, esclude dalla regolamentazione i motori dei jet privati. 

«Sorprendentemente, queste sono le prime emissioni di nvPM di un motore a reazione privato riportate con un sistema di misurazione standardizzato, sebbene i jet privati emettano queste particelle pericolose per la salute nei cieli da molti anni», riprende il bollettino. «È essenziale si misurino tutti i motori di jet privati e che sia applicata un'adeguata regolamentazione, con l'adozione di standard a livello europeo, se necessario». Le ricerche, infatti, dimostrano che gli effetti delle emissioni cosiddette «non-CO2» contribuiscono al riscaldamento globale in misura doppia rispetto alle emissioni di CO2 degli aerei.

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