Api, la grande sfida della sopravvivenza

L'intervista a Davide Conconi, biologo e presidente della Società ticinese degli Apicoltori
(foto EPA)
Viviana Viri
24.08.2015 05:05

Dopo la terribile moria del 2012, che toccò limiti allarmanti con perdite superiori al 50% e le recenti notizie di sequestri avvenuti in Ticino, abbiamo fatto il punto sulla salute delle api e sulla stagione appena conclusa con Davide Conconi, biologo e presidente della Società ticinese degli Apicoltori.

«Api e apicoltura in questi ultimi anni sono stati sempre più al centro dell'attenzione mediatica. È curioso - ci spiega Davide Conconi, biologo e presidente della Società ticinese degli Apicoltori (STA), notare il fatto, ineluttabile segno dei tempi, che va dato a una ''bufala mediatica'' il merito di aver attirato l'attenzione sul ruolo centrale delle api negli ecosistemi che ci ospitano. Mi riferisco alla famosa frase, quasi una drammatica profezia, attribuita erroneamente ad Albert Einstein, che descrive un futuro funereo per l'umanità in caso di scomparsa delle infaticabili bottinatrici. Il grande scienziato non l'ha mai enunciata, ma sicuramente se vivesse ai nostri tempi non rimarrebbe insensibile alle difficoltà che le api stanno incontrando».

Qual è la situazione dell'apicoltura nel nostro cantone?

«Anche nel nostro cantone l'apicoltura resiste con difficoltà. In Ticino operano circa 500 apicoltori che si occupano di 8.000 arnie. La maggior parte di essi sono appassionati hobbisti che allevano circa una decina di colonie di api. Ci sono però anche alcuni apicoltori semi-professionisti e professionisti per i quali il reddito di questa attività è fondamentale per tirare avanti. Il giro d'affari generato nella nostra regione dall'attività apistica è difficile da definire perché si tratta di un esercizio influenzato dalle bizze del tempo. In media, la cifra d'affari totale generata annualmente dal commercio dei prodotti dell'arnia in Ticino raggiunge a malapena i 2 milioni di franchi. Insomma, gli apicoltori non hanno di che arricchirsi, soprattutto tenendo conto che in questi ultimi anni, per fronteggiare le perdite di colonie, i costi dell'apicoltura sono letteralmente esplosi».