Archiviato il processo, non tutte le domande

Norman Gobbi «prende atto della sentenza emessa dalla Pretura penale» ed esprime la sua «umana vicinanza ai due agenti della Gendarmeria coinvolti». Il commento del consigliere di Stato, inviato pochi minuti dopo la lettura della sentenza, è asciutto. E il consigliere di Stato, precisa la nota consegnata alle redazioni, «non intende fornire ulteriori commenti su una vicenda che ha fatto fin troppo discutere», limitandosi a ricordare «che dal profilo civilistico» è stato «pienamente indennizzato» e che nei suoi confronti «non è mai stata formulata alcuna ipotesi di reato né è mai stato aperto alcun procedimento penale, a conferma della correttezza» del suo operato «in relazione all’incidente in oggetto».
Chi, invece, si lascia andare a un commento più carico di emozione è Daniele Piccaluga. Il coordinatore della Lega parla di «grande gioia» per l’assoluzione dei due agenti. «Eravamo sicuri che la giustizia avrebbe fatto il suo corso e abbiamo sempre creduto nell’innocenza dei poliziotti coinvolti». Ora, per Piccaluga, si può finalmente voltare pagina. Anche dal punto di vista politico. «L’assoluzione permette di guardare avanti. Il Canton Ticino ha bisogno di tornare a parlare dei problemi veri che affliggono i cittadini».
«Bene così», dice Piero Marchesi, presidente dell’UDC. «Sin dall’inizio era parso piuttosto strano pensare a un favoreggiamento. Se non c’era il ‘‘favorito’’ era difficile capire perché i poliziotti avrebbero dovuto essere puniti. La sentenza mi sembra quindi la logica conseguenza di quanto emerso finora».
Lascia sconsolati
A sinistra, invece, il commento è più distaccato. «Prendiamo atto della sentenza che conclude che non vi sono prove di favoreggiamento, quantomeno non intenzionale, da parte degli agenti», spiega infatti Laura Riget, co-presidente del PS. «Nel rispetto della separazione dei poteri, tuttavia, non intendiamo commentare ulteriormente».
Guardando al centro dello scacchiere politico, invece, le posizioni sono più ferme. A cominciare dal presidente del PLR Alessandro Speziali. Il quale premette: «Gli agenti hanno sbagliato, e questo durante il dibattimento è stato confermato». Pur non essendoci elementi processuali per concludere che i due imputati abbiano favorito volutamente il consigliere di Stato, Speziali fa notare che, invece, «il contesto era quantomeno particolare, essendo Norman Gobbi il capo dei due poliziotti sul banco degli imputati». Al riguardo, Speziali osserva che «è vero, non c’è stato favoreggiamento dal profilo intenzionale, ma solo oggettivo. Non sono un fine giurista, ma mi pare che siamo di fronte alla differenza tra verità e verità processuale». Sta di fatto, sottolinea ancora Speziali, «che tutta questa vicenda si conferma una brutta storia. Ho fiducia nel corpo di Polizia, come recentemente ho detto in occasione delle manifestazioni proPal». Tuttavia, conclude, «è innegabile che questo episodio lascia sconsolati molti cittadini».
Due fatti preponderanti
Al di là del verdetto, al processo sono emersi due fatti preponderanti, osserva invece il presidente del Centro Fiorenzo Dadò. «Il primo: se il consigliere di Stato Norman Gobbi e i vertici della Polizia non avessero nascosto i fatti, non avremmo dovuto assistere ai due agenti messi alla gogna e non saremmo qui a discuterne. Invece, qualcuno ha voluto nascondere l’accaduto, com’è parso di capire dalle parole pronunciate da uno dei due poliziotti che aveva già preparato il comunicato stampa, che però qualcuno ha bloccato».
Il secondo aspetto, definito da Dadò, di «una gravità istituzionale enorme», riguarda invece la versione fornita in Parlamento in risposta a un’interpellanza dell’ex deputato Marco Passalia, che chiedeva lumi sull’utilizzo degli etilometri. «In aula, alla domanda ‘‘sono stati usati etilometri non tarati negli ultimi tre anni?’’ ci è stato risposto che ‘‘non risultano casi di controlli effettuati con apparecchi non certificati’’. Dopo quanto ammesso dal poliziotto, quello che ci è stato riferito in Parlamento non è altro che una bugia molto grave. Per mesi, sono stati usati apparecchi non calibrati per controllare i cittadini, con risultati quindi illegali. Chi risponderà, ora, a quei cittadini multati o che hanno perso la patente, con tutte le conseguenze personali del caso?». Un quesito, evidenzia il presidente del Centro, che non può essere lasciato cadere. «È troppo comodo pensare di archiviare così la vicenda. È evidente che siamo di fronte a una situazione che ha dell’incredibile e per la quale i cittadini si aspettano un chiarimento e l’assunzione di responsabilità dai vertici». In tutti i casi, conclude, «per la credibilità della polizia è un colpo molto duro».
Il pensiero per gli agenti
Il pensiero del presidente della Federazione Svizzera Funzionari di Polizia sezione Ticino, Ivan Cimbri, va ai due agenti coinvolti. «Mi ero espresso a favore quando il procuratore generale ha deciso di applicare il principio ‘’in dubio pro duriore’’ e rimandare la decisione a una corte. Ora, però, la sentenza c’è: un giudice si è espresso in modo - a mio giudizio - obiettivo su fatti che erano già ben delineati sin dall’inizio. Alla luce della sentenza, quindi, credo si debba evitare di infierire oltre sui due agenti, che hanno già sofferto molto per la situazione. Come molto hanno sofferto le loro famiglie e la categoria». Sull’ammissione di aver utilizzato etilometri non tarati, Cimbri non intende però scusare l’operato della Polizia: «Io ho iniziato la carriera nell’industria, e in quel settore quando un apparecchio non è tarato non va usato. Lo stesso parametro dovrebbe essere usato in Polizia, quindi quegli etilometri avrebbero dovuto rimanere chiusi nel cassetto». Non solo. «Come associazione di categoria non ci ha fatto piacere sentire l’imbarazzo del sottufficiale costretto a nascondere l’apparecchio agli automobilisti. Se fossimo stati a conoscenza di questo modo di procedere, non avremmo esitato a chiedere spiegazioni». Anche Giorgio Fonio, segretario del sindacato OCST funzionari di polizia, si dice «molto preoccupato» per la dichiarazione resa dall’agente. «Ha dovuto vergognarsi durante lo svolgimento della propria funzione e, addirittura, nascondere agli automobilisti che l’etilometro usato non era tarato. Ma ci rendiamo conto in quali condizioni la Polizia cantonale manda in giro gli agenti?». La verità, prosegue Fonio, «è che due poliziotti oggi hanno subito un processo per responsabilità che nascono da chi è sopra di loro».


