«Avanti tutta con i laboratori per la val Bavona di domani»

Procede a pieno ritmo il processo partecipativo avviato dal Comune di Cevio per immaginare il futuro della val Bavona - in particolare del territorio di Fontana, Bosco e Mondada- devastata un anno fa al pari della vicina Lavizzara dalla tragica alluvione costata la vita a otto persone (ufficialmente sette, dal momento che un giovane risulta sempre disperso). Il 14 giugno si è svolto un primo incontro-laboratorio, al quale hanno preso parte una trentina di interessati, mentre oggi, sabato 5 luglio, è in programma un secondo appuntamento, che al contrario del precedente si terrà all’esterno. Il ritrovo è infatti alle 9.30 alla cappella di Fontana (alla fermata dell’Autopostale; in caso di pioggia sarà predisposta la sala multiuso di Cavergno). Intanto, la municipale Dusca Schindler lancia l’appello: «È necessario farsi avanti e raccontare la propria visione», spiega al Corriere del Ticino.


Aperti a chiunque
L’invito è indirizzato non solo ai proprietari terrieri, ma «a chiunque voglia esprimere idee e opinioni», anche in veste di amico o semplice estimatore. «Chi è stato toccato dagli eventi in modo più indiretto può comunque partecipare in modo attivo. L’intento è di ascoltare aspettative, esigenze e proposte legate al territorio, per poi convogliare questi spunti ai progettisti che elaboreranno la proposta finale. In sostanza, si vuole evitare di calare qualcosa “dall’alto”, preferendo costruire insieme, in modo condiviso».
Il committente del progetto è il Municipio, che, oltre ad affidarsi alla Consultati di Taverne. ha nominato una direzione di progetto composta da due municipali (l’altra è la sindaca Wanda Dadò), il presidente della fondazione valle Bavona, Lorenzo Dalessi, il presidente del gruppo operativo, Paolo Poggiati, e il granconsigliere Fiorenzo Dadò, che funge da tramite con la politica cantonale.
Discussioni in piccoli gruppi
Le sessioni di «studio» si svolgono dividendosi in piccoli gruppi, così da poter meglio circoscrivere le differenti visioni, stimolate dai professionisti chiamati a seguire e facilitare il percorso passo dopo passo. Il metodo sarà lo stesso anche per il nuovo incontro, ma in questo caso gli organizzatori hanno previsto una passeggiata tra Fontana, Bosco e Mondada per immaginare il futuro del paesaggio, concentrandosi in particolare sulla cosiddetta ricucitura, che è poi lo scopo finale di tutto il lavoro.
«Ci si muoverà sul territorio della frana, tra quegli oltre 300.000 metri cubi di detriti e massi di dimensioni imponenti staccatisi dal torrente Larecchia nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2024, per discutere e confrontarsi, camminando insieme sui luoghi da sistemare», aggiunge la nostra interlocutrice. Che precisa come nel calendario sia in allestimento una terza data, in agosto (sempre all’interno, come nel primo caso). «I temi emergono mano a mano che la procedura si sviluppa e a seconda delle convinzioni raccolte».
Grande adesione
La richiesta a prendere parte all’iniziativa è stata inviata pure sotto forma di lettera a tutti i proprietari di terreni. «È necessario sottolineare quanto la riuscita dipenda dalla partecipazione delle persone. Senza coinvolgimento non ci si può lamentare di non essere stati ascoltati».
Durante il primo laboratorio erano emerse riflessioni soprattutto sull’agricoltura: c’è chi ritiene importante mantenere la tradizione e chi suggerisce soluzioni più pratiche e moderne. Sono state espresse sia visioni condivise, sia proposte minoritarie: «Nonostante non tutti riescano a prendere parte fisicamente agli incontri, c’è comunque curiosità e voglia di dire la propria: alcuni scrivono o telefonano con proposte o domande.
In generale, l’atmosfera è positiva e stimolante, con partecipazione anche da parte di giovani», conclude la 49.enne. I canali per far sentire la propria voce di certo non mancano. Sul sito internet www.fontanaboscomondada.ch/partecipiamo sono indicati tutti i recapiti, che includono una linea telefonica (al numero 091/825.38.85).
Il confronto nella mappa di Swisstopo: link qui
Le foto delle aree colpite nella mappa di Swisstopo: link qui
Il bilancio del disastro
Nel corso della notte fra sabato 29 e domenica 30 giugno 2024, violenti e prolungati temporali hanno colpito l'alta Vallemaggia, tra le valli Bavona e Lavizzara. Ad oggi una persona (un giovane della valle) risulta ancora dispersa, mentre si registrano sette morti: una 76.enne e due 73.enni tedesche, residenti nel Land del Baden-Württemberg, una 61.enne svizzera del canton Basilea Campagna e un 67.enne svizzero del Locarnese (i cui due corpi erano stati ritrovati a Riveo, nel greto della Maggia), un altro 66.enne svizzero del canton Basilea Campagna e una 67.enne svizzera domiciliata nel Locarnese (i cui due corpi erano stati rinvenuti a luglio nel greto del fiume all'altezza di Cevio). Cinque vittime erano a Fontana (Val Bavona), due a Prato Sornico e il disperso al Piano di Peccia (sempre in Lavizzara). Si tratta del bilancio più grave legato a una catastrofe naturale mai registrato in tempi recenti a Locarno e dintorni. L'alluvione del 1978, tanto per fare un esempio, aveva provocato sette morti (quattro nel Locarnese: Comologno, Losone, Ascona, Verscio; uno a Bellinzona e due in Val di Blenio, oltre a una quindicina in Italia, tra Val Vigezzo e Ossola). Il nubifragio in Mesolcina, di una settimana prima rispetto a quello in alta Vallemaggia, tre.
