Consiglio federale

Berna, niente petrolio russo

Il Governo adotta il sesto pacchetto di sanzioni europee contro Mosca: lo stop al greggio entrerà in vigore gradualmente entro l’inizio del 2023 – L’Ufficio per l’approvvigionamento economico: «Potrebbe verificarsi una penuria ma il mercato saprà riorganizzarsi»
Giona Carcano
11.06.2022 06:00

La Svizzera ha adottato il sesto pacchetto di sanzioni europee contro la Russia. Lo ha deciso il Consiglio federale durante la seduta di ieri. Fra le misure più rilevanti figura l’embargo al petrolio entro l’inizio del prossimo anno.

1. La misura più rilevante adottata dal Consiglio federale è quella relativa allo stop all’importazione del petrolio russo. Di cosa si tratta?

Con il sesto pacchetto di sanzioni, formalmente approvato a inizio giugno, l’UE ha deciso di vietare l’acquisto, l’importazione o il trasferimento di petrolio greggio e determinati prodotti petroliferi dalla Russia. L’eliminazione graduale del petrolio non raffinato richiederà 6 mesi; 8 mesi, invece, per gli altri prodotti raffinati. La misura entrerà gradualmente in vigore entro l’inizio del 2023, dopo alcuni periodi di transizione.

2. Quali conseguenze potrebbe subire la Svizzera dopo la chiusura delle importazioni di petrolio russo?

Il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) esaminerà in modo approfondito, insieme al DFF e al DATEC, le conseguenze dell’adozione dell’embargo petrolifero. La Svizzera, ad ogni modo, non acquista petrolio greggio direttamente dalla Russia. Tuttavia, quasi tre quarti delle vendite interne di gasolio e benzina dipendono da importazioni dall’UE. E secondo il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), i combustibili petroliferi e i carburanti per il settore del trasporto rappresentano circa il 50% dell’energia consumata in Svizzera: di conseguenza, un impatto potrebbe essere inevitabile.

3. In caso di grave carenza, di quali strumenti dispone la Confederazione?

Secondo una nota diramata negli scorsi giorni dall’Ufficio federale per l’approvvigionamento economico del Paese (UFAE), molto dipenderà da fattori come la tempistica dell’embargo, le capacità di trasporto e l’eventuale aumento della produzione di greggio in altri Paesi. Da noi contattato, l’UFAE spiega che «l’embargo dei prodotti petroliferi russi potrebbe portare a una penuria in Svizzera. Tuttavia, il periodo di transizione deciso dall’UE permette al mercato di riorganizzarsi e fornire dei sostituti». Inoltre, «in caso di grave carenza, la domanda di carburante per auto e di gasolio per riscaldamento sarebbe coperta dalle scorte obbligatorie per 4,5 mesi». Anche Avenergy aveva smorzato gli allarmismi: secondo l’associazione nazionale degli importatori di carburanti, «il petrolio può essere trasportato in vari modi, via nave, treno o oleodotto, e ci sono produttori in tutto il mondo. I singoli raffinatori dovranno affrontare sfide logistiche, ma il mercato complessivo si saprà adattare». È probabile che i sostituti del greggio russo arriveranno da produttori nordafricani e nordamericani.

4. Quali altre sanzioni ha ripreso la Confederazione?

Nel settore finanziario è stata vietata la fornitura di servizi di revisione e consulenza alle imprese, così come la prestazione di servizi ai trust. Inoltre, il più grande istituto di credito russo, Sberbank, è stato escluso dal sistema interbancario internazionale SWIFT. Infine, sono state ampliate le liste dei beni vietati all’esportazione che potrebbero contribuire al rafforzamento militare e tecnologico della Russia o allo sviluppo del suo settore della difesa e della sicurezza.

5. Sono stati colpiti anche degli oligarchi o delle personalità politiche?

Sì. Il DEFR ha ripreso nella sua interezza la lista già approvata dall’UE: riguarda 100 nuove persone e organizzazioni russe o bielorusse. Si tratta di militari ritenuti responsabili dei crimini commessi a Bucha, di persone attive in politica, nella comunicazione e nella propaganda, nonché di circoli oligarchici e dei loro familiari, tra cui Aleksandra Melnichenko. Il marito, Andrey, le aveva intestato il controllo delle sue aziende di carbone (Suek) e fertilizzanti (EuroChem) nel tentativo di sfuggire alle sanzioni. Secondo alcuni media, la coppia risiede a St. Moritz, nei Grigioni.

6. La Confederazione, in futuro, potrà pronunciare sanzioni indipendenti da ciò che decide Bruxelles?

Oggi la Svizzera adotta le sanzioni decise dall’ONU e dall’OSCE, e lo fa in maniera automatica dal 1990. Per quanto riguarda invece le sanzioni decise da singole entità politiche (come l’Unione europea), Berna nel 2002 si è dotata di una legge (legge sugli embarghi), per cui la Svizzera può adottare sanzioni se queste vengono prese dai principali partner commerciali. Tuttavia, giovedì, il Nazionale ha approvato una modifica della legge sugli embarghi, che permetterebbe di sanzionare autonomamente anche persone o entità coinvolte in violazioni del diritto internazionale o dei diritti umani. Il dossier, ora, passa agli Stati.

In questo articolo: