Hockey

Bertaggia resta positivo: «Sarei più preoccupato se non avessimo un gioco»

L’attaccante bianconero sulla sconfitta di Zurigo: «I dettagli ci hanno tagliato le gambe»
©WALTER BIERI
Fernando Lavezzo
13.09.2025 23:32

Alla vigilia del campionato, era stato presentato come un trittico infernale: Friburgo, Zugo e ZSC Lions. Ebbene, il Lugano ne è uscito con un solo punticino, quello ottenuto all’esordio in casa del Gottéron. Troppo poco per la classifica, ma soprattutto per quanto mostrato sul ghiaccio. Detto altrimenti: i rimpianti si stanno già accumulando in qualche ripostiglio della Cornèr Arena. Anche a Zurigo, i bianconeri hanno lottato per lunghi tratti ad armi pari con una corazzata. Spesso si sono addirittura fatti preferire, costringendo l’impeccabile Hrubec agli straordinari. Ma con la loro qualità, il loro cinismo e un Malgin ispiratissimo (un gol e tre assist), i duplici campioni in carica hanno inflitto una dura sconfitta alla squadra di Tomas Mitell. Il 5-1 finale - risultato severissimo - ha preso forma nella seconda metà del terzo tempo, quando capitan Thürkauf e compagni hanno alzato bandiera bianca, abbandonando van Pottelberghe (incoraggiante il suo ritorno). Ma fino al 3-1 di Balcers (47’29’’), gli ospiti hanno dato l’impressione di poter rientrare in partita da un momento all’altro. E se lo sarebbero anche meritato. Ancora una volta, però, è mancata concretezza. Ed è mancato l’apporto offensivo degli stranieri, con Sgarbossa, Perlini, Sanford e Carrick ancora evanescenti. E così, a indicare la via è stata soprattutto la linea interamente «Swiss Made», quella composta da Simion, Bertaggia e Thürkauf. Infatti è stato proprio Dario a segnare l’1-1 all’inizio del primo tempo, poco dopo il rapido vantaggio firmato in shorthand da Frödén, favorito da un errore di Sgarbossa. Tra le note stonate, vi è il fatto che ben quattro reti zurighesi su cinque sono state segnate in contropiede. Compreso il 2-1 di Hollenstein, tornato a giocare dopo aver saltato un’intera stagione e immediatamente decisivo. La differenza tra le due squadre - entrambe scese in pista con solo cinque «import» - sta anche nella profondità della rosa. Manca Grant? Pazienza. Mancano Kupari e Sekac? Ecco che la coperta bianconera si fa subito corta.

Il bicchiere mezzo pieno

In vista del prossimo impegno - una delicatissima trasferta a Bienne - i bianconeri dovranno evitare di scoraggiarsi, cercando di restare positivi: «Mi preoccuperei di più se non avessimo un gioco e se non ci creassimo delle occasioni», ci dice Alessio Bertaggia. «Ma soprattutto, ho fiducia nell’affiatamento del gruppo e nella sua predisposizione a lavorare sodo. Non siamo ovviamente felici di aver perso le prime tre partite della stagione e l’indubbio valore degli avversari affrontati non rappresenta un alibi. Detto questo, cerchiamo di guardare il bicchiere mezzo pieno. Ci sono ancora tanti aspetti da analizzare e sistemare, certo, ma stiamo migliorando di partita in partita. Questo 5-1 fa male, è probabilmente troppo severo. Come spesso capita, i dettagli hanno giocato un ruolo determinante, tagliandoci le gambe. Penso ad esempio a qualche disco perso di troppo, o alla mancanza di pazienza emersa in determinate situazioni. A questi livelli si rischia di pagare ogni piccolo errore. Il gioco è velocissimo e abbiamo pochissimo tempo per pensare. Nei prossimi giorni lavoreremo ancora di più per mettere a posto questi dettagli ed essere ancora più costanti sull’arco dei sessanta minuti, consapevoli di essere sulla strada giusta».

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