Caccia al tesoro nazista su Internet

Un nuovo portale Internet (www.bak.admin.ch/rk) dedicato alle opere d?arte frutto di spoliazioni durante il periodo nazista. Lanciato qualche settimana fa dall?Ufficio federale della cultura, questo ulteriore strumento per ricostruire la provenienza dei tesori d?arte presenti nei musei e nelle collezioni pubbliche e private elvetiche è un segnale importante, anche livello internazionale, nel tentativo di superare gli ostacoli che, ancora dopo settant?anni, si frappongono alla restituzione ai legittimi proprietari di tesori inestimabili vittime di un saccheggio senza precedenti. La storia è tristemente nota. Dovunque passarono, dal 1939 al 1945, nelle nazioni alleate, occupate o conquistate, i nazisti depredarono e razziarono sistematicamente opere d?arte d?ogni genere; non solo quadri e statue ma anche gioielli, libri, arazzi, orologi, arredi sacri, tappeti e mobili che andarono a costituire un imponente bottino di guerra. D?altronde fin dagli anni Trenta, Hitler aveva pianificato di appropriarsi del meglio dell?arte europea. Lo scopo era realizzare in Germania un fantasmagorico Fürhermuseum, destinato a raccogliere l?immenso tesoro. Le opere erano ottenute con metodi che andavano dalla rapina violenta alla brutale confisca, spesso attuate dalla Gestapo per ordine diretto di Göring. Nel 1945 alla fine della guerra, una volta compresa la vastità della questione, fu solennemente proclamato il principio della restituzione dei beni culturali. Non è un segreto per nessuno che il nostro Paese per una lunga serie di motivi e di circostanze sia stato e sia tuttora particolarmente toccato dalla annosa problematica dell?arte predata dal regime nazista. È anzi putroppo ampiamente dimostrato, per esempio dai risultati della commissione Bergier, che durante la Seconda guerra mondiale la Svizzera si trasformò in un punto di smistamento delle opere d?arte rubate dai nazisti (o, sovente, in fuga dai nazisti e mai più restituite) e che a lungo, anche in seguito, fu considerata deposito e piattaforma privilegiata per la vendita di numerose opere d?arte provenienti da collezioni ebraiche, alimentando un mercato moralmente riprovevole. Sia pure con ritardi e inefficienze, va però anche sottolineato l?impegno che le autorità federali hanno progressivamente dedicato alla questione nel nobile intento di scrollarsi di dosso questa scomoda etichetta. «È una problematica su cui la Confederazione è molto sensibile» ci conferma Benno Widmer che, in seno all?Ufficio federale della cultura, è capo del servizio specializzato per il trasferimento dei beni culturali nonché responsabile dell?Ente opere d?arte frutto di spoliazioni. "Dal mio osservatorio privilegiato, spiega Widmer, devo dire che almeno per quanto concerne le collezioni che appartengono alla Confederazione negli ultimi anni le vertenze hanno toccato soltanto alcune opere d?arte e sono state tutte risolte positivamente. Rimangono aperte soltanto alcune singole situazioni su cui non abbiamo certezze assolute e che potrebbero essere ancora oggetto di rivendicazione contro le istituzioni».