Cultura

Cacciatori di biblioteche

La passione bibliofila sopravvive all'era di internet – E c'è chi si rinnova – La storia della libreria Spalavera di Verbania
Di padre in figlio: Filippo Terzi con il piccolo Lucio nella libreria Spalavera di Verbania
Davide Illarietti
26.03.2023 06:00

C’è una storia che circola tra i librai antiquari. Dopo la morte di Giuseppe Martini, nel 1944, diversi avventurieri giunsero a Lugano da ogni dove per mettere le mani sul tesoro lasciato dal più grande bibliofilo italiano del ‘900, emigrato da Lucca a New York e poi sul Ceresio, dove aveva aperto uno studio bibliografico in via Canova. Ma a guardia dei preziosi volumi c’era una vedova temibile e intrattabile.

Uno dopo l’altro i pretendenti desistettero, finché venne il turno del milanese Carlo Alberto Chiesa. Quello che oggi è considerato l’erede «spirituale» di Martini riuscì ad addomesticare la vedova: non con una grande somma, ma promettendole una fornitura a vita di salmone da una salumeria di via Nassa. La vedova cedette. Così la fiabesca biblioteca di Martini lasciò Lugano per sempre.

Quando racconta la storia, a Filippo Terzi brillano gli occhi. Il giovane verbanese è uno dei «cacciatori di libri» che ancora oggi battono l’Insubria in lungo e in largo alla ricerca di biblioteche perdute nel tempo. Ma quella di Martini è un sogno inarrivabile, il simbolo di una ricchezza antica che la bibliofilia moderna non può eguagliare. Se ne accorse anche la vedova Martini: il salumiere avrebbe raccontato, in seguito, che negli ultimi anni l’anziana gli sbatteva la porta in faccia, arrabbiata per aver scambiato un monumento di cultura con del salmone affumicato.

L'ingresso della libreria Spalavera di Pallanza.
L'ingresso della libreria Spalavera di Pallanza.

«Una passione fisica»

A pensarci il pentimento, anzi il senso di tradimento, forse non è solo suo. «La società contemporanea ha venduto per trenta denari una serie di valori e patrimoni inestimabili, oggi gli amanti del libro antico sono confrontati con molte più difficoltà di una volta, e al contempo con un’indifferenza generalizzata». Terzi, 36 anni, è un bibliofilo per passione prima che di mestiere.

Ha iniziato a raccogliere e vendere libri a vent’anni, girando il Lago Maggiore con un’Ape Car della Piaggio piena di volumi polverosi. Ha setacciato vecchie cantine, ville ereditate da vedove più o meno ostili, mercati e mercatini di paese e di città. Spesso la passione lo ha spinto a valicare il confine con il Ticino, «una terra ricca di tesori inaspettati come molte valli anche periferiche delle nostre Prealpi» racconta. «All’inizio mi muoveva l’amore per la letteratura. Poi ho iniziato ad amare i libri in modo fisico. Ad amare cioè l’oggetto-libro, che ha un suo carattere e una sua storia personale, oltre alla storia che vi è racchiusa. È un amore difficile da spiegare ma i bibliofili sanno di cosa sto parlando».

Un lago di libri

A furia di cacciare, Terzi ha accumulato a sua volta una biblioteca non indifferente. E ha iniziato a porsi il problema di dove metterla. L’Ape car era diventata decisamente troppo piccola. Ha acquistato un vecchio bar nella sua città natale, Pallanza (frazione di Verbania). L’ha trasformata in una libreria dell’usato che, a giudizio degli intenditori, non ha eguali sui laghi insubrici. Ma i libri erano ancora troppi, e Terzi ha distribuito la biblioteca negli anni anche in un magazzino e in uno chalet su un monte sopra Cannero da cui ha preso il nome la libreria: Spalavera. Attualmente i volumi sono sparsi tra l’ex bar di Pallanza, il magazzino, uno studio bibliografico e un negozio adiacente, tutti a pochi metri di distanza nelle strette vie sul lago. Il negozio - in precedenza un alimentari - è stato ribattezzato «il Cartificio», e vi tengono bottega anche una restauratrice di libri e un corniciaio.

Il piccolo nucleo di Pallanza, in piena rivitalizzazione dopo anni di languore, è arrivato così ad avere la più alta densità di libri della fascia di confine, probabilmente. «Abbiamo riempito il centro storico di carta vecchia» ammette scherzando Terzi, mentre sistema i volumi sul bancone di marmo dove una volta si servivano liquori e caffè. Le pubblicità vintage sono ancora in bella mostra sullo specchio alle sue spalle, dove si riflette la via che dà sul lungolago. Ricorda quello di Lugano ma senza piazza finanziaria: la Lugano di Martini e del salmone di via Nassa. Ma i tempi sono cambiati sia da una parte che dall’altra del confine.

In Ticino nel frattempo le librerie antiquarie sono scomparse. L’ultima a chiudere, nel 2006, è stata la Bredford Libri Rari di via Pioda aperta nel 1990 dal milanese Francesco Radaeli a mezzo secolo dalla scomparsa di Martini. Prima, l’unico rappresentante della categoria era stato Erwin Rosenthal, libraio bavarese che fino al 1929 gestì sul Ceresio la bottega «Art Ancien» poi trasferita a Zurigo. Nient’altro. «Il mercato del libro antico è sempre stata una nicchia la cui sopravvivenza, soprattutto con i passaggi generazionali, è di per sé precaria» spiega Terzi. Il figlio Lucio (3 anni, nella foto) sembra annuire mentre armeggia con una matita tra i vecchi volumi dello studio.

L’era di Amazon

In un certo senso, le regole della libreria di Terzi sono rimaste le stesse e non sono molto diverse da quelle del bar o del negozio di alimentari che l’hanno preceduta. «Continuiamo a puntare sui rapporti personali». Proprio come i piccoli negozi di quartiere, anche lui ha dovuto fare i conti con la grande sfida di Internet. Nell’era del 5.0 il libraio continua a elargire consigli e recensioni, a metà tra psicologo e sarto su misura, sa cosa vuole il lettore ancor meglio di lui e raccoglie liste di «desiderata» anche se terribilmente più corte di quelle dei colleghi del secolo scorso.

«Internet non esclude tutto questo, anzi costituisce una fonte fondamentale di risorse che permettono di sostenere l’attività tradizionale e mantenerla così come è» osserva Terzi. «La nostra platea di riferimento si è ampliata a dismisura e la mobilità dei libri non è mai stata così alta». Che viaggino in aereo o con la vecchia Ape Car di Terzi - attualmente posteggiata nel parco della Villa Taranto di Pallanza - i libri di passaggio da Verbania possono andare a finire chissà dove: in Giappone, negli Stati Uniti o a Lugano. E da lì riprendere il loro viaggio attraverso i secoli iniziato quattro o cinquecento anni fa. 

Alcuni libri dello studio bibliografico Spalavera.
Alcuni libri dello studio bibliografico Spalavera.
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